Mrs. March




 Mrs. March. La moglie dello scrittore


Autore: Virginia Feito

Traduttore: Stefano Beretta

Editore: Harper Collins

Genere: Narrativa

Pagine: 336

Anno di pubblicazione: 2022


Sinossi.

NULLA È PIÙ SPAVENTOSO DEL GIUDIZIO DEGLI ALTRI

Feito riesce a catturare completamente questo mondo, mentre aumenta la tensione causata dalla psiche sempre più frantumata di Mrs. March, in un modo che ricorda i romanzi di Patricia Highsmith.” – New York Times Book Review

L’autrice ha fatto la cosa più spaventosa, meravigliosa e veramente romanzesca di tutte: ha guardato attraverso Mrs. March e i segreti vergognosi, meschini e torbidi che tutti si portano dentro.”  – The Guardian

Ho letto il romanzo di Virginia Feito tutto d’un fiato e ne sono rimasta completamente catturata. Ho capito subito che dovevo portarlo sugli schermi e interpretare Mrs. March. Non vedo l’ora di affondare i denti in lei.” – Elisabeth Moss

L’ultimo romanzo di George March è come sempre un successo, adorato dai lettori e dalla critica.

Nessuno potrebbe essere più fiero della sua devota moglie, che si sente parte di tutti gli onori e i riconoscimenti: Mrs. March è infatti completamente dedicata al marito. La sua vita nell’Upper East Side segue una rigida routine fatta di dignità e totale controllo. Finché una mattina, mentre compra il pane nella consueta pasticceria, Mrs. March conversa con la commessa e per caso capisce che la protagonista del romanzo, una disgustosa e meschina prostituta, è ispirata a lei. Stringendo la borsetta di pelle nei guanti color menta, fugge dal negozio, sconvolta. Cosa può aver fatto per meritare una tale umiliazione?

Il sospetto comincia a insinuarsi insidioso nella sua mente. E tutto quello che credeva di sapere su George e su se stessa inizia a sembrarle un inganno. La paranoia la spinge a frugare tra i documenti del marito, fino a trovare un articolo di giornale che parla di una donna scomparsa. Forse George c’entra qualcosa? Nella notte, Mrs. March inizia a sentire strani rumori, i pensieri la assalgono senza sosta e in più nella casa iniziano ad apparire degli scarafaggi impossibili da debellare… Finché la donna decide. Deve fare qualcosa per scoprire la verità.

Mrs. March. La moglie dello scrittore è un romanzo fenomenale che combina atmosfere hitchcockiane con uno humour incredibilmente nero. Virginia Feito, con un talento fuori dall’ordinario, ci regala una riflessione tagliente sulla fragilità del nostro essere. Una storia piena di suspense e paranoia che riesce a farci dubitare anche della nostra immagine riflessa in uno specchio e da cui sarà tratto un film diretto e interpretato da Elisabeth Moss.

 Recensione di Francesca Mogavero


Perdetevi, signore e signori, nel labirinto di Mrs. March!

Un labirinto di specchi in cui i mille riflessi della signora sorrideranno e si torceranno le mani sciupate, strabuzzeranno gli occhi e vi graffieranno, precipitandovi in un pozzo senza fondo di paranoie, sospetti e visioni distorte.

Già, perché la narrazione è tutta dal suo punto di vista e i lettori leggeranno famelici, seguiranno la vicenda, formuleranno ipotesi… Ma soltanto attraverso i suoi occhi. Ci si potrà fidare?

Mrs. March vive per e nel giudizio degli altri, ora sconfina nel delirio di onnipotenza – lei è la moglie del famoso scrittore George March, è una donna devota e nulla sfugge al suo controllo – ora è annientata dall’insicurezza – sa di essere considerata banale e trascurata, è convinta che tutti la deridano e la trattino con sufficienza, se non fastidio – ora desidera essere guardata, guardata davvero, ora brama l’invisibilità, in un’altalena di stati d’animo che dall’esaltazione ci manda in picchiata verso la tristezza più nera e viceversa.

E definire Mrs. March, che è sempre sposa, madre, figlia e sorella di qualcun altro, sarebbe un’impresa impossibile anche per l’investigatore più navigato: passando dal cognome paterno a quello del consorte senza soluzione di continuità, non è mai chiamata per nome e sovrappone la propria figura, la quotidianità, la sua stessa identità a quella delle donne che incontra per strada, che sbircia dalla finestra, che scorge in un quadro o in un ritaglio di giornale. Pungolata da un commento maligno o forse solo indelicato, lasciato cadere senza cautela, vede se stessa anche in Johanna, squallida e sgradevole protagonista del nuovo bestseller di George. Una prostituta che nessuno vuole più toccare, che i (pochi) clienti pagano solo per pena e carità.

Così Mrs. March si frantuma, è tutte e nessuna, si ritrova ovunque, ma mai veramente a casa, mai al sicuro e a proprio agio, e viene travolta dagli interrogativi, dal sentore – sempre più forte, come l’odore di un corpo in decomposizione – che ogni gesto, ogni parola del marito sia una bugia e che, di conseguenza, lo sia la sua intera esistenza, votata solo all’uomo al suo fianco.

Si riaffacciano ricordi infantili, traumi, amicizie immaginarie e invadenti, un intero, potente e inquietante inconscio che zampettano come una legione di scarafaggi: putridi, vergognosi, persistenti. E Mrs. March si spezza ancora, in brandelli sempre più piccoli, fragili e confusi, mentre la tensione sale e il bisogno di sapere – suo e di chi legge – si fa spasmodico.

Parafrasando un articolo dedicato al grande George March (ma grande lo sarà davvero?), Virginia Feito traccia un accattivante, travolgente, deliziosamente claustrofobico elogio della bruttezza: non del corpo, ché quella è solo negli occhi di chi guarda e giudica, ma della solitudine e del non-amore, che si nutrono di maldicenze, mancanze e pensieri fissi, si gonfiano e si deformano nel buio, per poi risalire in superficie con violenza, deformando i tratti, la mente e il cuore, guidando la mano a compiere atti terribili e irreversibili… anche quando è fasciata in un elegante guanto color menta.

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Virginia Feito


è nata a Madrid nel 1988 e ha vissuto tra Parigi e Londra, dove ha studiato inglese e arte drammatica alla Queen Mary University e ha scoperto il suo amore per la letteratura gotica e il teatro. Si è poi specializzata in marketing alla Miami Ad School. Vive a Madrid.

A cura di Francesca Mogavero

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