Negli occhi di Timea




Recensione di Cristina Marra


Autore: Luca Poldelmengo

Editore: e/o

Genere: thriller

Pagine: 247

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. È trascorso un anno da quando i gemelli Vincent e Nicolas Tripaldi sono stati costretti a fuggire in Albania per scampare all’arresto. A capo della Red, una squadra segreta di polizia che conduce le proprie indagini attraverso l’uso dell’ipnosi, erano stati risucchiati in un gioco di potere più grande di loro. Ora sono rientrati clandestinamente in patria, per andare incontro ciascuno al proprio destino. Nicolas vuole far evadere Sara Mancini, la loro ex collega che tra le mura del carcere è diventata mamma. Vincent invece è pervaso da un feroce desiderio di vendetta verso il premier Mattia Manera e il Professor Luca Basile, gli uomini che pur di assecondare i loro giochi di potere lo hanno strappato per sempre dal suo lavoro e dai suoi affetti, arrivando a uccidere. Vincent ha in mente un piano che lo costringe a enormi compromessi rispetto alla propria coscienza, talmente inconfessabile da tenerlo nascosto persino a suo fratello. La clandestinità dei gemelli è messa a rischio proprio dalla loro ex squadra, la Red, che preleva sistematicamente ignari cittadini e ne setaccia l’inconscio per usarli alla stregua di telecamere di videosorveglianza umane, al solo scopo di catturarli. Sullo sfondo di un intrigo che coinvolge i massimi livelli istituzionali e criminali e che ruota intorno al traffico internazionale di rifiuti, viene perpetrata una sanguinosa strage a cui assiste un’unica testimone, Timea, una bambina di cinque anni. Chi è Timea? Da dove viene? Cosa ci faceva lì? Ma soprattutto cosa hanno visto i suoi occhi?

Recensione

Succede spesso che alcuni personaggi stanno alle calcagna del loro autore, col fiato sul collo come un detective con un sospettato, lo punzecchiano, lo rimettono sulle loro tracce, questo è successo a Luca Poldelmengo con i gemelli Tripaldi protagonisti del noir “Negli occhi di Timea” che conclude il dittico della Red.

Dopo quattro anni dall’uscita di “Nel posto sbagliato” in cui la squadra segreta della polizia, la Red, carpiva informazioni con l’ipnosi a ignari cittadini, i Pov, ritroviamo i gemelli Vincent e Nicolas Tripaldi che, latitanti in Albania tornano in Italia spinti dal “dolce sapore della vendetta”.

Vincent era a capo della Red e Nicolas ne faceva parte, adesso hanno motivazioni diverse per sfogare la loro sete di vendetta. Nicolas vorrebbe far evadere dal carcere la collega Sara Mancini con la sua neonata Dafne e Vincent logorato dalla rabbia per l’uccisione della sua Naima ha un obiettivo piu’ grande che nasconde anche al fratello.

Uguali nell’aspetto ma diversi nel carattere e nelle scelte, i Tripaldi come se fossero un unico personaggio-specchio riflettono un volto solo ma che rivela due lati, due aspetti dello stesso individuo.

Vincent da leader della Red, creata dal professor Luca Basile e promossa dall’ex premier Benedetto Lacroix, ne subisce il declino e diventa ricercato dalla stessa squadra in un gioco di alternanze e compromessi politici in cui agisce la longa manus del nuovo primo ministro Mattia Manera.

Vincent è un grande e bel personaggio che si racconta in prima persona e in una sorta di ipnosi fittizia scandaglia il suo animo e ne combatte contraddizioni e sentimenti. Poldelmengo focalizza l’obiettivo su di lui, commissario ma anche criminale che cerca la vendetta nella morte dei colpevoli del male subìto e lotta con la sua coscienza.

L’autore usa la scrittura come una macchina da presa manovrata dal suo stesso protagonista che lo segue e Vincent si confessa e indaga sulla sua vita passata prima di cedere all’azione del presente che incalza e le sue scelte diventano immediate, non meditate, in una corsa contro il tempo. Io narrante di se stesso e dell’ambiente che lo circonda, Vincent svela al lettore il suo essere uomo combattutto tra la vendetta e l’affetto. Il dolore e il distacco forzato dalle poche persone che ha amato lo rendono duro e invulnerabile.

Forse sarà il futuro a salvarlo a sottrarlo a un destino senza scampo e il futuro è rappresentato da due occhi, quelli della piccola Timea. Occhi dell’infanzia e della purezza, dell’ingenuità e della positività anche quelli di Dafne, di pochi mesi, occhi che non hanno visto la violenza e la crudeldel male come è successo a Timea.

Il dinamismo narrativo di Poldelmengo intesse una trama che intreccia in un intrigo internazionale politica, media televisivi , mafia e istituzioni. Gli interessi per il traffico di rifiuti tra due paesi e i compromessi tra i diversi personaggi coinvolti provocano una strage di cui l’unica testimone ha cinque anni e si chiama Timea.

Spettatore e attore, il ruolo di ogni personaggio è quello della pedina mossa per collaborare o entrare in contrasto con l’altro.

Timea è sola al mondo, ha con sè un piccolo e morbido amico, Dingo, un coccodrillo di peluche che come lei è stato testimone, ma muto e inanimato, della strage.

Timea è cercata da molti e, intorno alla piccola protagonista,  Poldelmengo costruisce una storia nera di solitudini e avidità, di debolezze e sogni, di madri e figli, di ricordi e incubi, in un contesto metropolitano facilmente riconoscibile con una ruota panoramica restaurata che non cigola piu’ e non cade a pezzi arrugginita dall’abbandono e dal degrado ma è illuminata e riporta la luce e i colori tra le ombre e il buio.

Luca Poldelmengo


Luca Poldelmengo è nato a Roma nel 1973. Alla sua attività di sceneggiatore dal 2009 affianca quella di scrittore, esordendo con il noir Odia il prossimo tuo (Kowalski), tradotto anche in Francia, finalista al premio Azzeccagarbugli e vincitore del premio Crovi come migliore opera prima. Nel 2012 pubblica L’uomo nero (Piemme), nel 2014 Nel posto sbagliato (Edizioni E/O, collezione Sabot/age), entrambi finalisti al Premio Scerbanenco. Del 2016 è I pregiudizi di Dio (Edizioni E/O, collezione Sabot/age).

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