Recensione di Barbara Aversa Pacifico
Autore: Contessa Francesca
Editore: Bookabook
Genere: Narrativa
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Il coraggio è la qualità di cui Micaela, giovane donna intraprendente, è sempre andata fiera… fino a quando incontra Davide, un uomo che si impossessa totalmente di lei, trascinandola in un malato gioco di seduzione fatto di messaggi, frasi provocatorie e strazianti silenzi. Mentre Micaela cerca di fare chiarezza tra i sentimenti che ancora nutre per il suo fidanzato Alessio, viene travolta da una tormentata relazione che la imprigiona in una trappola emotiva dalla quale non riesce a liberarsi. Ma dopo aver toccato il fondo riuscirà a uscire dalla sua zona di comfort, riappropriandosi di quel coraggio che la porterà a rivoluzionare la sua vita.
Recensione
Micaela. Una giovane indipendente, autonoma e nel pieno della sua relazione con Alessio. Week end scanditi da cene di gruppo il sabato (il sushi mette sempre tutti d’accordo) e da domeniche in pigiama tra brunch e serie tv. Un rapporto parzialmente a distanza che permette ad entrambi di godere dei propri spazi e degli attesi riavvicinamenti. Fino a che arriva Davide.
Si infiltra nelle cicatrici non sanate, nei pensieri più fragili, restando un’idea, un pensiero una metafora cristallizzata.
Ma Micaela, personaggio introspettivo e perfettamente delineato, si interroga, si pone domande e si innamora lentamente, diventando spettatrice e solo a tratti protagonista di un rapporto che passa dalla vivacità all’assenza più totale, al vuoto che dilania.
Lentamente cresce questa relazione clandestina ma anche eterea ed incontaminata trasformandosi in strumentalizzazione e disfunzionalità. Micaela giorno dopo giorno sarà sempre più vittima, ma di se stessa, perché è riuscita a tessere da sola la propria ragnatela che la immobilizza senza darle alcuna libertà.
È un libro che racconta la fragilità femminile, la manipolazione affettiva ed il narcisismo, l’annichilimento causato da relazioni malsane, da risposte taciute, da pensieri ossessivi.
È un libro che indaga con attenzione l’animo ed i pensieri della protagonista che si trova incastrata in una morbosa trappola emotiva; è una scrittura fresca, diretta, scorrevole. Una storia che non potrà che catturare l’attenzione e pagina dopo pagina sarà sempre più coinvolgente ed emozionale.
In alcuni momenti vi sembrerà di pensare a Micaela come un’amica e magari vorreste darle un abbraccio e dirle di stare tranquilla perché tutto alla fine non potrà che andare bene.
INTERVISTA
Come ti è venuta l’idea per questo libro? Avevi già scritto altri racconti?
Parlaci di te.
La scrittura è stata un’evoluzione per me. È nata quando la passione per la lettura è esplosa, fino a diventare il mio ossigeno. Ho letto così tanto, che ho iniziato a vivere troppe vite contemporaneamente, fino a che erano strette nella mente e dovevano venire fuori da lì, ed ecco che una di queste vite è diventata Nelle grida dei tuoi silenzi. Non avevo la storia fin da subito, tutt’altro. Avevo però il tema centrale. Come psicologa, ho amato sempre integrare alcuni argomenti che trattavo all’università, attraverso libri che, sotto forma di romanzo, raccontassero quell’argomento. Poi, negli ultimi anni mi ha molto affascinato il tema delle relazioni tra individui frutto della tecnologia. Tema che ho deciso di approfondire, intorno al quale ho costruito una storia, ho creato dei personaggi che ho imparato a conoscere. Li ho amati, odiati, li ho frequentati si può dire e sono affezionatissima a tutti loro. Hanno una voce, una personalità. Hanno emozioni. Hanno una vita. Così è nato il romanzo che prova a dare voce alle emozioni che conseguono ad una relazione che in psicologia definiamo tossica. La mia età anagrafica mi ha catapultata all’interno di un mondo ormai troppo social, anche se non sono affatto così giovane da essere una nativa digitale.
Hai già in mente un nuovo progetto per il futuro? Pensi che cambieresti genere letterario per il tuo prossimo libro? Quali sono le tue letture preferite?
Un nuovo progetto è già in cantiere, sì. Anche nel prossimo c’è un bel mix di narrativa e di psicologia, che è parte di me. Ho tanti sogni nel cassetto e scrivere libri è abbastanza in alto alla classifica. Conoscere Margeret Mazzantini, però, è assolutamente in cima! Se questo romanzo ha preso vita, è grazie a lei. Lei non lo sa e non lo saprà mai, probabilmente. Ma quando io ho sentito l’odore del suo primo libro che ho letto, ho capito che esistevano persone in grado di emozionare attraverso delle pagine di un libro. Fino a quel momento mi sono emozionata guardando un tramonto, con un abbraccio, con delle parole dette al momento giusto. Ma lei lo fa con i suoi libri ed è l’unica scrittrice in grado di abbattere ogni mia barriera emotiva. Poi è arrivata Chiara Gamberale, sui miei scaffali per caso e li ha riempiti velocemente, per scelta. Due donne straordinarie che raccontano vissuti struggenti eppure troppo simili alla realtà di ognuno di noi, in qualche momento della nostra vita. Loro due e molti, troppi, altri.
È un libro che in parte tratta una tematica delicata, cioè la fragilità femminile. Quale messaggio pensi che il libro possa dare?
Sì, dò voce a tue temi importanti: il tema della manipolazione affettiva colpisce maggiormente le donne e quello della zona di comfort. Nel mio libro Micaela è vittima di un uomo che prende tutto di lei, tranne lei e lo fa attraverso i canali digitali, che oggi sono diventati quasi tutta la nostra vita. La comunicazione digitale ha rivoluzionato le relazioni, le ha veramente complicate. Sono cambiati i luoghi d’incontro, ci si incontra online, dove si socializza in maniera semplice ed immediata e sempre rapidamente questi stessi rapporti si dissolvono nel nulla. Ci si lascia rimuovendo il partner dalla lista degli amici, sparire dalla vita dell’altro o di esserci ad intermittenza. Non risponde più ai messaggi, alle chiamate, blocca l’utente dai propri social, il tutto senza dare nessuna spiegazione. Quando uno dei due non vuole più investire in quella relazione, preferisce evitare il disagio che si creerebbe se affrontasse il partner con responsabilità, preferisce sparire nel nulla, per non riconoscersi come colpevole del dolore inflitto nell’abbandonato. Un tale comportamento lascia la persona nell’impossibilità di capire cosa sia successo. Ci si tormenta chiedendosi se si è fatto qualcosa di sbagliato o se avremmo potuto fare qualcosa di diverso. Una persona che viene lasciata senza sapere il motivo è costretta a ragionarci da sola. Ed è quel dubbio che la vittima vive una profonda sofferenza. La comfort zone è invece la condizione mentale in cui la persona agisce in uno stato di totale assenza di ansia, senza percepire rischi. Quel luogo virtuale nel quale ci sentiamo a nostro agio, al sicuro. Qui ci sembra tutto familiare, non ci spaventa nulla, abbiamo una serie di abitudini che ci fanno vivere in una condizione stabile, piatta per certi versi. Un salto nel vuoto ci porterà ad un transitorio momento di vuoto, ma non dobbiamo pensare che quel vuoto sia una mancanza da colmare. Non c’è nulla da riempire, dobbiamo solo imparare a gestire quello spazio creatosi improvvisamente nella nostra esistenza, considerarlo come una condizione necessaria per una pienezza successiva, fatta di ciò che vogliamo davvero e nient’altro che, invece, ci faccia vivere accontentandoci.
A cura di Barbara Aversa Pacifico
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Francesca Contessa
Francesca Contessa è nata a Taranto nel 1987. Cresciuta a Manduria (TA), ventenne si è trasferita a Milano per completare gli studi e conseguire la laurea in Psicologia. Da quattro anni vive a Verona, dove attualmente svolge le professioni di psicologa e di insegnante. Nelle grida dei tuo silenzi è il suo romanzo d’esordio.
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