Non leggete i libri…




 Non leggete i libri, fateveli raccontare

di Luciano Bianciardi

Neri Pozza 2022

Saggio pag. 112

Sinossi. «Sembra ormai chiaro che a questo mondo tutto si può imparare: l’allevamento del pollame e l’arte del governo, la scienza delle finanze e il gioco della canasta, l’astronomia e l’interpretazione dei sogni, a scopi psicoanalitici ma anche per vincere al lotto. Infatti esistono grammatiche e manuali che spiegano per filo e per segno come si fa. Fra i tanti, non uno dedicato ai giovani che intendano vivere, e addirittura prosperare, in quel campo di attività umane, non essenziali peraltro alla vita dell’uomo, che vanno sotto il nome complessivo e vago di “cultura”». Nel 1966 Luciano Bianciardi si era già trasferito a Milano, era stato assunto e licenziato da Feltrinelli, aveva scritto la tetralogia del dissenso, rifiutato una collaborazione fissa con il Corriere della Sera, quando pubblicò su ABC, il settimanale in bianco e nero sostenitore delle grandi battaglie civili dell’epoca, sei lezioni a puntate, pensate per i giovani – ma non tutti i giovani, solo quelli particolarmente privi di talento. Norme chiare, precise, efficaci, a uso di coloro che avessero deciso di diventare intellettuali. Si va dai consigli su come vestirsi, dove andare in vacanza o con chi accasarsi, alle frasi-cerotto – che sembrano dire, ma non dicono assolutamente niente – «per salvare i giovani mediocri (ma anche agli altri, i cervelloni, i geniali e i genialoidi) da un’esistenza mediocre, avviarli alla scalata dell’Elicona». Non leggete i libri, fateveli raccontare è un piccolo, provocatorio e irriverente capolavoro: a cinquant’anni di distanza, in un’epoca in cui la superficialità sembra ormai l’unica via sicura per il successo, riscoprire Bianciardi è un modo per ridere con intelligenza di quello che in fondo siamo sempre stati, ben prima dei social network. 


Recensione di Claudia Cocuzza

Che cosa sia un intellettuale, nessuno sa con precisione […]. Anzi, che il concetto resti nel vago giova al nostro proposito: fare di un qualsiasi giovane sfornito di talento un uomo di successo nel mondo della cultura.”

Pubblicato a puntate nel 1966 sulla rivista ABC, Non leggete i libri, fateveli raccontare è un manuale in cui l’autore, con tono da cattedratico, istruisce i giovani che intendono affermarsi nell’industria fumosa della cultura. “Fumosa” perché cosa si intenda per “cultura” non è dato sapere, e a maggior ragione lo è perché nascondersi dietro una cortina di fumo a cui nessun “arrosto” fa da contraltare non può che risultare conveniente a chi non ha nessun tipo di talento.

Ne viene fuori un saggio esilarante attraverso il quale Bianciardi fornisce consigli dettagliati che, se seguiti, porteranno il nostro giovane inetto a primeggiare e apparire brillante, perfino rispetto a chi brillante lo è davvero ma non è stato altrettanto furbo.

Sottesa alla sua ironia pungente, la critica di Bianciardi nei confronti di una società a cui sente di non appartenere, che rifiuta e contro la quale si è già scagliato, raggiungendo la massima espressione del proprio dissenso con La vita agra, del 1962, che segna anche il suo inaspettato successo editoriale, tanto da fargli dichiarare:

Finirà che mi daranno uno stipendio solo per fare l’arrabbiato.”

Tutto ciò è tangibile in questo piccolo gioiello che è Non leggete i libri, fateveli raccontare, all’interno del quale si avverte il disagio verso la deriva consumistica della società, la perdita dei valori per cui essere figlio di un contadino o di un operaio diventa motivo di vergogna per chi ambisce al ceto medio, dove “medio” va a braccetto con mediocrità, ma nessuno se ne cura se poi la massima aspirazione consiste nel possedere un elettrodomestico o riuscire a permettersi una colf a ore. Quella cultura che l’autore, con il suo tono tagliente, sostiene non avere una definizione precisa – ma di cui lui è riluttante esponente di spicco – diventa un bene di consumo e come tale ha valore solo perché permette di ottenere il benessere economico. La bravura però sta nel raggiungere l’obiettivo senza il minimo sforzo, per cui:

Non leggete i libri, fateveli raccontare”.

Un testo attualissimo, nonostante i suoi cinquant’anni e oltre, che fa di Bianciardi un precursore dei tempi: i suoi giovani senza talento, che lui imbecca in modo che possano sostenere una qualsiasi conversazione in un qualsiasi salotto borghese, altro non sono che gli odierni tuttologi del web, quelli che fanno dell’improvvisazione e della superficialità il proprio di stile di vita e che riescono a farla franca.

Un saggio irriverente che spinge alla riflessione mentre strappa un sorriso, seppur dal retrogusto amaro.

Acquista su Amazon.it: 

Luciano Bianciardi


(Grosseto, 14 dicembre 1922 – Milano, 14 novembre 1971) è stato uno scrittore, giornalista, traduttore, bibliotecario, attivista e critico televisivo italiano. Contribuì significativamente al fermento culturale italiano nel dopoguerra, collaborando attivamente con varie case editrici, riviste e quotidiani. La sua opera narrativa è caratterizzata da punte di ribellione verso l’establishment culturale, a cui peraltro apparteneva, e da un’attenta analisi dei costumi sociali nell’Italia del boom economico, tanto che alla finzione narrativa si mescolano spesso brani saggistici che sfociano sovente nella sociologia.

A cura di Claudia Cocuzza

www.facebook.com/duelettricisottountetto/