Pagghiòla
di Simona Pennisi
Bookabook, 2022
Narrativa, pag. 272
Sinossi. Abitare in un vecchio palazzo può essere difficile, soprattutto quando gli anziani condomini sono specializzati nell’arte antica del “cuttìgghiu”, ossia nel mobilitarsi ogni volta che qualcuno o qualcosa modifica l’equilibrio del caseggiato. Caterina vive con il suo Pinscher nell’appartamento ereditato dalla nonna, e tra università e lavoro conduce una vita regolare, fino a quando l’arrivo di una nuova famiglia nello stabile sorprende e scombussola non solo la vita dei vicini, ma anche la sua. Tra appostamenti sui balconi, agguati sui pianerottoli e improvvise assemblee condominiali, ha inizio una strana rivoluzione. Il libro sulle regole del buon vicinato non serve a placare gli animi: Caterina si lascia trasportare dagli eventi e presto appoggiare l’occhio allo spioncino della porta diventa un’abitudine anche per lei, proprio come una vera “cummàri”.
Recensione Loredana Cescutti
Devo essere sincera: non ho mai vissuto in un condominio e dirò di più, non penso nemmeno di essere adatta a questa esperienza. Io sono cresciuta in un piccolo paese dove ci si parlava da una finestra all’altra, dove urlare per farsi sentire non è mai stato un problema, dove non avevo e tutt’ora non ho orari da rispettare per l’aspirapolvere, le lavatrici, la lavastoviglie o la musica a tutto volume.
Nonostante tutto, proprio perché ho vissuto in un piccolo paese, so cosa significhi avere alle spalle qualcuno che osserva ogni tuo movimento e che, come tu hai attraversato la strada a quel qualcuno, lui/lei commenti su di te senza nemmeno provare a non farsi sentire.
Persone, che da dietro una finestra, convinte di non essere viste, osservano a tutte le ore quello che ho sempre definito “il paesaggio con le gambe”.
È con questa mia “esperienza”, se così vogliamo chiamarla, che mi sono approcciata alla lettura del romanzo e devo dire, che se da un lato io abbia riso come una matta, dall’altra ho recepito una moltitudine di importanti messaggi, che inducono a riflettere e a farsi degli esami di coscienza.
Si è rivelato un piacere conoscere Caterina, la signora Puglisi, la signora Pulvirenti con il consorte e la signorina Pulvirenti, il signor Valenti, il signore e la signora Condorelli oltre al marpione, il signor Di Dio e ai giovani studenti dell’ultimo piano e pensate, che già così la situazione poteva sembrare esplosiva.
Figuratevi cosa possa aver comportato l’arrivo della signora Russo, donna single con due figli e, addirittura, «Matrùzza bèdda», priva di una figura maschile stabile e, però, con un via vai di tanti uomini che entravano e uscivano dall’appartamento.
Delineata la situazione, posso affermare che gli 007, a confronto degli abitanti del condominio, avrebbero fatto la figura degli incompetenti.
Fra appostamenti dalle finestre, dalle scale, dagli spioncini delle porte, oltre a riunioni e a messaggi nel gruppone “wozzappi” dei residenti per aggiornarsi e monitorare la situazione, il controllo delle mura diventerà una guerra all’ultimo grido (in tutti i sensi!), all’ultima stoviglia caduta, all’ultimo paio di tacchi terribilmente rumorosi, all’ultima minigonna o peggio.
Chi l’avrebbe detto che quella donna si sarebbe dimostrata così ostica e testarda, oltre che irrispettosa?
“… una piuma che si fa accarezzare dal vento che si poggia sugli altri con un peso non specifico, facendosi vedere per la sua bellezza, per i suoi colori sgargianti. E quando tutti voglio ributtarla via, lei si solleva in aria, si muove, li confonde.”
Le cose, ormai lo sappiamo bene, non sono mai come sembrano e ciò che sull’attimo apparirà come un qualcosa di sconveniente, vergognoso fino a rasentare il sospetto di “delitti” ben più atroci commessi, alla fine si mostrerà nella sua triste realtà ossia la paura dell’ignoto, quella sensazione di solitudine che si cerca di combattere quando la vita ci colpisce in pieno stomaco ma noi, non siamo disposti ad accettarlo e quindi ci ribelliamo, rischiando talvolta di arrivare a muso duro davanti agli altri per poi risultare sgradevoli invece che, mostrarci per quello che siamo, con le nostre debolezze la nostra volontà.
“Ancora prima di conoscerla, quella donna mi incuriosii per l’aspetto, per gli atteggiamenti diverse dalle sue coetanee, in seguito mi aveva attratto per la capacità di mordere la vita, di trovarci in ogni momento un gusto sempre diverso e dolce. Era stata la mia insegnante della materia “coraggio”. Disciplina da applicare per affrontare i momenti, positivi e negativi, che richiedono un cambiamento, un’evoluzione, un diventare un po’ diversi da sé stessi.”
Con una scrittura fresca, con un’ironia pungente ed esilarante, arricchita dai siparietti in dialetto puntualmente tradotti a piè di pagina, Simona Pennisi ha dato vita a una storia che non va tanto lontano dalla realtà e anzi, ci propone il senso di condivisione, di appartenenza ad un gruppo, il bisogno di certezze e rassicurazioni e la paura per il diverso, in questo caso incarnato da questa donna che non accetta, forse perché ne ha già viste tante, di essere messa all’angolo e manovrata come una marionetta.
Però, sempre da questa ricca storia, ne esce anche l’immagine di cosa significhi fare gruppo e di come, nel momento della vera necessità, nessuno verrà lasciato da solo, perché chi vive nel condominio, è responsabilità del condominio, sempre, nel bene e nel male.
Per cui affrontate il libro, senza pregiudizio alcuno e, vedrete che anche voi vi affezionerete a questo strampalato gruppetto. Certo, la tentazione di spettegolare e di farsi gli affari altrui sarà irrinunciabile ed irresistibile, ma alla fine, forse forse anche loro anno ragione perché
“… i còsi giùsti s’ànu rìri…” (… le cose giuste si devono dire…).
Buona lettura!
Intervista
Lo stile del romanzo mi è piaciuto moltissimo. Grazie 😊. I toni sono ironici, quasi da caricatura in taluni casi, con quel tocco di naturalezza che ti costringeva a ridere ma senza dimenticare mai i temi importanti che sei riuscita a portare alla luce e di conseguenza, senza annoiare mai la mia lettura. Tu racconti la vita di condominio, con persone di vedute ristrette che davanti a ogni minimo cambiamento vanno in tilt poiché hanno, di fatto, preso il controllo del “palazzo”, come e più del reale proprietario. Personaggi molto caratteristici, che in base alle loro convinzioni agiscono senza riflettere, dando per scontato che le loro opinioni siano le uniche ad essere appropriate. Come è avvenuto l’incontro fra te, quel condominio e quei personaggi così coloriti che hanno dato vita al tuo romanzo? Puoi parlarci anche delle tue preferenze fra i condomini?
Pagghiòla è nato come romanzo che raccontava la storia di amicizia tra una ventenne e una quarantenne, i condomini sono stati aggiunti durante la stesura, ma non da subito. Sentivo che mancava qualcosa, un contesto adeguato a rendere il racconto commedia e come in tutte le commedie che si rispettino, dovevo inserire personaggi ben strutturati e definiti. Il fatto che siano coloriti è indicativo della loro territorialità e mi ha permesso di rendere il tono ironico spontaneo e naturale. Il siciliano presta tantissimo alla commedia. Io adoro la signora Puglisi, il signor Di Dio e la signora Pulvirenti madre (ho girato due reel in cui la imito).
Pregiudizio, desiderio di reinventarsi ma anche mutuo soccorso, appartenenza e condivisione per chi vive all’interno di quel “piccolo paese”. Questi sono, a mio avviso i segnali e i messaggi che arrivano prepotenti dalle tue pagine. Difetti dettati dalla chiusura mentale i primi e, necessità impellenti oltre ad azioni di una generosità alla pari di quella di alcuni legami familiari gli altri. Quanto ha influito la tua esperienza professionale di psicologa e psicoterapeuta nel determinare l’orientamento e nei temi toccati dal tuo romanzo?
I pregiudizi sono importanti e tutti noi li abbiamo, fanno proprio parte dei meccanismi della nostra mente. La differenza sostanziale sta nella coscienza, nel sapere quali sono e nel cercare di superarli. C’è molto della mia formazione e volutamente inserisco i pregiudizi all’interno della scrittura. Il mio intento è quello di generare una riflessione su determinati temi, senza però giudicare i/il personaggio/i che si fanno portatori di tali idee.
Ad un certo punto, senza voler entrare nel merito della situazione per non rovinare la lettura a chi ancora non ne ha avuto l’opportunità, Caterina fa una riflessione molto potente: “Che presunzione, che visione ristretta del mondo – più piccola di un’immagine vista dallo spioncino di una porta.”. Inutile dire che mi sono ritrovata pienamente concorde con lei poiché questo pensiero, è stato il frutto di un’azione precedente, a mio avviso futile e immotivata. Ti ritrovi con Caterina? Ti capita di imbatterti in persone dalla visione ancora così ristretta, qui e ora nel 2022? E quando accade, provi a parlarci o lasci perdere poiché potenzialmente inutile?
Sì, mi capita di imbattermi in queste persone e mi rendo conto che non sempre è utile parlargli, perché fanno fatica a capire e preferiscono rimanere ancorati alle loro sicurezze. Devo ammettere che molto spesso cerco un dialogo, sarà per deformazione professionale.
Quando non eserciti e quando non scrivi, hai delle letture distensive che accompagnano il tuo tempo? Quali sono le tue preferenze? E visto che ci siamo, hai già in mente un nuovo romanzo, a firma Simona Pennisi?
Mi piacciono tutti i romanzi di narrativa e i classici. Jane Austen è tra le mie autrici preferite. Adesso mi sto appassionando di libri divertenti e umoristici, come ad esempio: Il censimento dei radical chic; Zia Mame. Per rilassarmi solitamente dipingo. Ho in mente tre romanzi differenti, tuttavia ne sto scrivendo solo uno, per gli altri prendo appunti sparsi.
Grazie per avermi fatto avere il libro e per la tua disponibilità, in bocca al lupo.
Grazie a te di tutto! 😊<3
Loredana Cescutti!
Simona
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Simona Pennisi
è nata a Catania nel 1987. Ha conseguito la laurea magistrale a Torino e si è specializzata in psicoterapia a Milano, città nella quale attualmente vive. Le caratteristiche culturali distintive della sua terra natia, la Sicilia, hanno influenzato il suo percorso da pittrice e scrittrice. “Pagghiòla” è il suo primo romanzo.