Per sempre, altrove




PER SEMPRE, ALTROVE


Autore: Barbara Cagni

Editore: Fazi Editore

Genere: narrativa

Pagine: 200

Pubblicazione: 21 aprile 2022

Sinossi. È una domenica d’autunno del 1955 quando una telefonata raggiunge la famiglia della piccola narratrice della storia per avvisare che Berta, la sorella maggiore a cui è più legata e che è da poco emigrata in Svizzera, ha iniziato a dare segni di squilibrio. Il padre parte immediatamente per riportare la figlia a casa, nel piccolo paese di montagna dove il tempo trascorre lento come il Piave giù a valle e dove la comunità affronta la vita con la stessa naturalezza degli alberi del bosco, anche se con radici assai più fragili: sono sempre di più, infatti, i giovani costretti a emigrare per trovare lavoro, così come aveva fatto anche Berta, spinta da una sofferenza profonda e tutta personale. La protagonista del libro, così, ripercorre la dolorosa vicenda della sorella ma anche tutto il prezioso mosaico di vite del paese in cui ha trascorso l’infanzia, tra gli abbracci della migliore amica Clarissa, le chiacchiere delle comari, i discorsi impegnati del padre, i balli in piazza d’estate e gli addii, purtroppo sempre più numerosi, di coloro che provano a cercare fortuna altrove. Un’autrice nuova che affronta temi importanti con una scrittura estremamente delicata e un’amorevole cura dei dettagli: in Per sempre, altrove si intrecciano i desideri e le fragili speranze di chi parte e di chi resta, ma anche di chi non sarà più in grado di tornare indietro. Un romanzo suggestivo che parla di distacchi e lontananza, ma anche e soprattutto una potente riflessione sull’amore, il coraggio e la solidarietà tra donne che, spesso dimenticate, sono da sempre il cuore pulsante di ogni comunità.

«Barbara Cagni dà vita a un romanzo che è insieme affresco di un’epoca e spaccato familiare, di più, entra nel cuore della vicenda più umana di tutte: il congedo. Dagli affetti e da se stessi. Quanti, oggi come ieri, partono in cerca di fortuna, in un altrove spesso illusorio che coincide, invece, con l’infelicità più dura. Ma l’amore, infantile, puro, sa come resistere». Daniele Mencarelli

Recensione di Sara Zanferrari

È dura la vita, in Italia, nel dopoguerra. È durissima lì sulle montagne, in un piccolo paese del bellunese, e chi vuole qualcosa di più, a volte, non ha altra scelta che partire.

Altrove” è un luogo lontano, dove cercare fortuna per provare a costruirsi un futuro migliore. “Altrove” è un luogo sconosciuto, quello della mente, dove è andata Berta, una delle sorelle maggiori della piccola protagonista di questo bel romanzo di Barbara Cagni. Berta è partita, solo con lo spirito, con la mente, mentre fisicamente si trova con la famiglia, e con colei che parla, che ha solo 10 anni quando comincia il suo racconto, da una telefonata dalla Svizzera che cambierà per sempre il destino di tutti.

È novembre quando le suore del convitto, dove Berta si è stabilita per lavorare in Svizzera, chiamano per avvisare i genitori che la figlia diciannovenne ha dato segni di squilibrio mentale e che devono venire a riprendersela. Berta sta in silenzio, ride, parla da sola, si perde nei suoi pensieri, guarda fuori dalla finestra. Il padre parte per il lungo viaggio, la porta a casa, da dove viene poi messa, per ben due volte, nel manicomio di Feltre: lì viene sottoposta a un centinaio di sedute di elettroshock e addirittura a un’operazione al cervello. Sarà da quest’ultimo “trattamento” che Berta si dipartirà definitivamente da tutto e tutti, sebbene molto di rado dia l’impressione di tornare per qualche attimo fuggente.

Sullo sfondo di questa storia dolorosa, che mette in luce la struggente e disperata lotta della madre delle ragazze per “riportare di qua” l’amata figlia, che negli anni piega inesorabilmente anche la sua eccezionale tempra, una luce di speranza arriva da quel meraviglioso, benedetto sodalizio che solo le donne sanno, a volte, creare: le comari, le chiama la piccola protagonista, la Gilda, la Nena, la Rufina, la Iole e le altre. Ciascuna con la propria storia di privazioni e dolori, la dura vita di quel periodo storico, la dura vita soprattutto delle donne, così ben descritta in tratti vividi e commoventi dalla penna di Cagni. Un esempio per la piccola ragazza, che col passare degli anni cresce in questo consesso femminile potente.

Sarei stata una donna forte come gli abeti che mi circondavano, come le donne che mi avevano cresciuta. Sentii di appartenere a quella stirpe, sentii che quella era la mia natura. Riflettei sulle loro azioni quotidiane: i gesti che compivano in casa mentre cucinavano o rassettavano, nell’orto con la zappa in mano e il fazzoletto in testa legato dietro la nuca, nella stalla con il rastrello o la vanga, nel pollaio a raccogliere le uova. Quelli erano i miei ricordi. La Rufina che levava dal ventre delle gestanti i neonati, la Nena in sella alla sua motocicletta, la Bettina con le gambe gonfie e lo sguardo fiero di ritorno dalle risaie, la Marisa col figlioletto in braccio e i libri da studiare, la Gilda ormai padrona di una libertà senza lividi, la Iole con la sua dignità di ferro. E Berta, che aveva trovato il suo mondo altrove.

Sullo sfondo gli anni difficili dell’Italia che emigra, da metà anni ’50 a metà anni 60, le radici, i legami familiari, le rinunce, la nostalgia, le illusioni, i sacrifici, la tristezza e molto altro.

“…gli italiani che emigravano in Australia, o in Belgio o in Germania, non si sentivano pienamente australiani o belgi o tedeschi, ma nemmeno totalmente italiani. Restavano in una terra di mezzo, immaginaria, che solo loro sapevano abitare. Avevano nostalgia del loro paese, della loro Italia, dei loro parenti, ma non avrebbero avuto il coraggio di tornare, perché dove si trovavano stavano bene, avevano messo radici, o almeno ci avevano provato. Perché l’uomo, diceva mia madre, appena si ferma in un posto è come se gli spuntassero delle radici dalle piante dei piedi, e nel giro di qualche anno queste lo tengono ben saldo alla terra, e lui comincia a far parte di quel luogo. E poi c’è la nostalgia, cioè le radici che spuntano dalla testa, dal cuore e dalla pancia. Non sono nella terra, ma si aggrappano ai ricordi e cercano di raggiungere le persone lontane. E con tutte queste radici dentro e fuori, un emigrato non sa più a quale posto appartiene, e questa è la vera tristezza, l’unica inconsolabile.

Un romanzo sulla vita, sull’amore, sulle partenze, sui ritorni, quelli attuati e quelli mancati, sulle presenze e le mancanze, sulle radici, sulle donne. Un romanzo che sa raccontare il dramma con delicatezza e al tempo stesso rara potenza. Un romanzo vivo, pulsante, commovente.

 

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Barbara Cagni


Barbara Cagni è nata a Milano, dove si è laureata in biologia e hastudiato scrittura creativa.

 

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress