Piadina e squacquerone




Recensione di Gabriele Loddo


Autore: Federico Maria Rivalta

Editore: Autopubblicazione

Genere: giallo, narrativa umoristica

Pagine: 295

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Un romanzo giallo, ironico e umoristico nel consueto stile di Federico Maria Rivalta. Lui, Gioffredo, zoppo e disoccupato lei, Antonella, cieca e apprendista giornalista. Per un imprevedibile scherzo del destino si incontreranno e insieme dovranno riuscire a squarciare il velo di apparenze e ipocrisie che si frapporranno tra loro e l’atroce verità. Come sempre Rivalta ci catapulta in un mondo nel quale solo la spregiudicata ironia dei protagonisti è capace di superare le infinite difficoltà della vita. Come nei precedenti romanzi, amore, umorismo e tensione accompagneranno il lettore fino al travolgente finale.

Recensione

Prendete la sospetta morte di una coppia di coniugi, lei pugnalata al petto, lui suicida con un colpo di pistola alla testa. Almeno per quanto sembrano indicare le apparenze. Aggiungete Gioffredo Schinti , un uomo affetto da zoppia, mosso da un carattere burbero e instabile.

Il suo unico desiderio è quello di trovare unoccupazione presso le forze dell’ordine, nonostante i limiti imposti dalla sua fisicità. Versate con delicatezza la caparbietà e l’intelligenza di Antonella Guaccimanni, una giornalista ipovedente.

Spolverate un pizzico di azioni losche compiute da una banda della malavita e i colori e i sapori della costa romagnola nella provincia di Ravenna. Shakerate il tutto con ritmo andante e otterrete un romanzo giallo frizzante, dai vaghi sentori rosa, contrastati da note noir, e un retrogusto rotondo e umoristico che, di tanto in tanto, rallegrerà il palato.

Il risultato alla lettura di “Piadina e squacqueroneè piacevole, un romanzo utile a spezzare le classiche letture appartenenti al suo genere, spesso seriose o che basano la ricerca della propria originalità nelle tecniche d’indagine o nelle trame di complotti impossibili.

Federico Maria Rivalta preferisce porre l’accento sulla caratterizzazione dei personaggi, esalta la loro voglia di riprendersi la vita, gli fa cercare la forza nelle proprie inabilità laddove altri trovanole loro debolezze.

Si fa portavoce di un mondo spesso messo in secondo piano: da comparse li promuove a eroi e quando ne evidenzia i difetti non sono mai fisici ma umani. Perché è vero, anche loro hanno paure o incoscienza, ma sono come noi.

C’è qualche imperfezione nell’editing, ad ogni modo, lo stile è pulito e scorrevole. Il finale è interessante e inatteso.

 

Federico Maria Rivalta


Federico Maria Rivalta è nato a Milano il 24 maggio 1959. Risiede in Veneto, sui Colli Euganei, da circa quindici anni. Non fa il regista o lo sceneggiatore, non ha mai giocato a calcio in serie A, non è un giornalista né un politico, non è mai finito sui giornali per qualche malefatta e non è mai stato ospite in programmi televisivi con più di otto spettatori. Ciononostante, e al di là di ogni più rosea aspettativa, ha pubblicato per Amazon Publishing Un ristretto in tazza grande, Come tracce sulla sabbia, Il segno mancante, Passi di tango in riva al mare, Il pasto dell’iguana, Inferno e paradiso chiavi in mano, Il labirinto dei vizi capitali, La primavera della mantide, Tra uragani e stelle, Alamari rossi e La ragione ha sempre torto, raggiungendo ogni volta la vetta delle classifiche di Amazon e rasentando le trecentomila copie vendute. 

 

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