PREMIO SETTEMBRINI




PREMIO SETTEMBRINI, VALERIA DELLA VALLE CON “LA STRADA SOGNATA” VINCE LA 59a EDIZIONE, A 50 ANNI DALLA MORTE DI BUZZATI.


Valeria della Valle con “La strada sognata” (Einaudi Editore) è il vincitore della cinquantanovesima edizione del Premio letterario Regione del Veneto Leonilde e Arnaldo Settembrini-Mestre: il prestigioso premio dedicato a novelle e racconti voluto nel 1959 da Arnaldo Settembrini e ora promosso dalla Regione del Veneto, ha decretato venerdì sera 4 novembre nella bella cornice del Teatro Toniolo di Mestre (VE) il successo dell’ultima fatica di Della Valle, grande esperta studiosa e insegnante di Linguistica e Lingua italiana. 

La Giuria dei lettori, composta da 30 abbonati del Teatro, ha espresso la propria preferenza per “La strada sognata” nell’ambito della terna uscita dalla selezione della giuria ‘tecnica’, presieduta dallo scrittore e regista teatrale Giancarlo Marinelli, e composta da Massimiliano Forza, Simona Nobili, Manlio Piva, Maria Grazia Tornisiello. 

La serata è stata un’occasione anche per rendere omaggio allo scrittore Dino Buzzati a 50 anni dalla morte, attraverso lo spettacolo “Le notti difficili”, messo in scena dal regista Marinelli, tra letteratura, video, e musica. Protagoniste sono state le multivisioni firmate da Francesco Lopergolo, il reading di Drusilla Foer, Jane Alexander, Giorgio Marchesi e la lectio magistralis di Massimiliano Forza. La musica è stata affidata alla GOM Giovane Orchestra Metropolitana e i Maestri Tiziana Gasparoni, Pierluigi Piran, Luca Penzo.

Il ‘Settembrini’ è uno dei più prestigiosi appuntamenti dedicati alla produzione letteraria italiana per racconti e novelle – ha commentato l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari – Non è solo un premio letterario ma molto di più, è una serata-evento che quest’anno è stata dedicata a Dino Buzzati a 50 anni dalla morte. Da quando ha assunto la responsabilità organizzativa del premio, la Regione del Veneto è impegnata a garantirne la continuità e l’alto livello qualitativo”.

Per quasi trent’anni il premio si è tenuto a Mestre, nella villa della famiglia Settembrini, mentre dal 2016, per volontà degli organizzatori, la cerimonia di proclamazione del vincitore è stata rivista in chiave artistica, la cui direzione è affidata a Giancarlo Marinelli, e la serata viene organizzata al Teatro Toniolo con l’attiva collaborazione dell’Associazione Amici della Musica di Mestre. Negli anni molte e importanti firme della letteratura del secolo scorso hanno animato questo concorso letterario, da Palazzeschi, a Dino Buzzati, a Domenico Rea, per citarne solo alcuni.

“La strada sognata” è composto da dieci racconti che dipingono i colori di una città seducente come Roma, dove i destini dei vari protagonisti si incrociano con quelli di altri personaggi variegati come pittori, pittrici, antiquari, artigiani, stranieri di passaggio e gli intellettuali che un tempo abitavano le strade più belle della capitale. Troviamo Livia, ragazza spaesata e malinconica che scopre nell’arte la chiave per affrancarsi da una famiglia anaffettiva e piccolo borghese; Giulio, uomo silenzioso ed enigmatico, che diventerà suo marito; Adele, la loro bambina, che troverà nello studio delle parole un aiuto per affrontare la vita. E troviamo le storie dei personaggi che camminavano quelle strade romane così ben descritte dall’autrice, fino al momento in cui Adele, ormai cresciuta in un mondo particolare, fuori dal tempo, in mezzo ai quadri da vendere e a quelli da dipingere, su e giú per scale e corridoi, capirà di essere rimasta l’ultima a ricordare la strada sognata dalla madre Livia: «stretta e lunga, ferma e silenziosa, immobile nelle opere e nei film di chi l’aveva amata».

Trame di destini che si incrociano in una Roma declinata attraverso le sue piazze, i monumenti, le strade, e gli studi degli artisti:


Valeria Della Valle

come sono nate queste suggestioni? Lo chiediamo all’autrice.

Della Valle: “Queste suggestioni sono nate in parte da ricordi personali, proprio perché sono vissuta in quello stesso quartiere, quelle strade, anzi in quella strada di cui racconto un po’ la storia, in parte perché ho ascoltato i racconti delle persone che erano già adulte, molto più grandi di me scrittrice che si identifica con la bambina Adele. Questi racconti erano molto suggestivi, pieni di fascino perché erano fatti da persone che avevano fatto una scelta di vita molto particolare, tutte persone non nate a Roma, che venivano da varie altre città, anche dalla provincia, o dall’estero, in particolare da Paesi dell’Est europeo, Polonia, Ungheria, Romania, Russia… Come se tutti questi giovani di allora, parliamo di persone giovani negli anni 30, si siano ritrovate nella grande Roma spinti dal fatto che tutti e tutte, si occupavano di arte decidendo di dedicare la propria vita all’arte, pittura, scultura, scrittura, in qualche caso poesia e musica. In parte ho voluto conservare i racconti delle vite di quelle persone, che avevano deciso di rinunciare alle comodità delle famiglie, dei luoghi di provenienza e di vivere solo in base a quelli che erano i propri ideali. La scelta di tutti è stata quella di andare a vivere in una strada bellissima che è via Margutta, fatta di tanti studi privi di comodità, senza riscaldamento, senza ascensori, ma con una vista splendida sugli alberi, sui tetti, sulle cupole, sui giardini romani. Tutto nasce dal voler conservare la loro memoria, delle persone e anche di quei luoghi, di una Roma che non esiste più, una Roma travolta dal consumismo, dal turismo di massa, che ha un po’ dimenticato quel tipo di bellezza, sostituendola con la speculazione edilizia. Le suggestioni erano queste: conservare le memorie di una strada sognata, quella appunto del titolo”.

Una città vista dagli occhi di una bambina? 

“Sì, vista dagli occhi di una bambina che, in dieci racconti, c’è dietro a tutti, a volte in maniera più esplicita, a volte più nascosta, ci sono i suoi occhi che osservano. Mi sono identificata in quella bambina che con lo sguardo prima incantato dell’infanzia, poi con lo sguardo più consapevole dell’adolescenza e infine negli ultimi racconti con lo sguardo un po’ malinconico ma lucido della vecchiaia, quella bambina cresciuta e poi invecchiata ha voluto raccontare in dieci storie un pezzo di storia. Il libro è attraversato dal Fascismo, dalla guerra, dalla persecuzione razziale nei confronti degli Ebrei, fino ad andare verso storie più recenti. Il tutto narrato direi con una voce semplice, una lingua altrettanto semplice, ma semplicità che nasce dalla profonda conoscenza della lingua italiana”.

Un libro che non potrà che emozionare chi conosce e ama Roma, ma anche chi ama l’arte e in particolare chi ama la nostra bella lingua italiana.

Sara Zanferrari

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