Recensione di Marina Toniolo
Autore: Elizabeth Brundage
Traduzione: Manuela Faimali
Editore: Bollati Boringhieri
Genere: Thriller
Pagine: 368
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Quando Julian Ladd legge sul «New York Times» della morte del celebre artista Rye Adler ha un tuffo al cuore. Julian e Rye si erano conosciuti da studenti, durante l’esclusivo Brodsky Workshop di fotografia. Rye, alla ricerca di un coinquilino, gli aveva offerto una stanza e, Julian, trasferitosi da lui, nel diventargli amico si era presto convinto – forseper via di una crescente vena di gelosia ossessiva – che non avrebbe mai raggiunto quel successo artistico che vedevacerto in Rye. Entrambi, poi, avevano subito il fascino della loro talentuosa compagna di corso, Magda, le cui fotografiedel quartiere polacco in cui era nata la distinguevano tra tutti, ed entrambi erano arrivati ad avere con lei una relazione più intima. Julian, stupito di vedere che al funerale non c’è una bara, finisce per rientrare all’improvviso in un mondo che credevadi essersi lasciato alle spalle, arrivando a dubitare non solo della morte di Rye, ma dei fondamenti della propria esistenza.
Recensione. “La libertà, ripete. Di essere noi stessi”.
20 anni prima un gruppo di ragazzi ha frequentato un esclusivo Workshop di fotografia. Spiccavano due uomini, Rye e Julian, e una ragazza, Magda. Erano motivati, ambiziosi: volevano sfondare ed erano consapevoli della loro bravura. Però, come in ogni ambito, c’è chi emerge in modo prepotente perché dotato del talento. Rye esce dal laboratorio con un incarico importante e lascia sia Julian con cui ha condiviso per un periodo un appartamento sia Magda con cui ha vissuto un periodo come amante, anche se in procinto di sposarsi con Simone. Le loro storie si riuniranno dopo due decenni quando Rye improvvisamente scompare senza lasciare tracce.
“Una fotografia, sostiene Sartre, è una specie di morte, un momento intrappolato come un prigioniero, che non sarà mai più”.
Romanzo esteticamente perfetto, con tante immagini scattate fino a rappresentare la vita dei protagonisti. Esaltante per i toni chiaro e scuro che esaltano le esposizioni. C’è la ricerca costante dello scatto perfetto, quasi che questo definisse interamente una persona.
Ma “è quello che hai dentro a farti brillare”. Osserviamo in questo modo la discesa nel buio di Julian, roso da gelosia e avente un’invidia da psicotico, di Rye nel tentativo disperato di salvare il ragazzo Theo e soprattutto delle due mogli. Che vivono una vita patinata ma priva di amore e condivisione.
Leggendo avevo la falsa speranza che intervenissero vari colpi di scena. Sono stata un pochino delusa ma rigustando quanto appena letto noto che invece la Brundage ha giocato sul filo del rasoio, evitando eccessi ma presentando senza fronzoli –appunto come delle istantanee- l’intera vicenda.
Più che ‘Punto di fuga’ poteva essere ‘Punto di rottura’. Qual è il momento esatto che segna un Prima e un Dopo nella vita? Quali sono le aspettative che vengono disattese? Quale ruolo gioca la coerenza?
Forse, sono proprio i 50 anni anagrafici che fungono da spartiacque. Un momento cruciale che separa la giovinezza dalla vera maturità.
Vibrante nella descrizione della tossicodipendenza che vivono alcuni personaggi. Un monito: tutto crea dipendenza, la salvezza sta nel giusto discernimento e quindi fiducia prima che verso gli altri verso se stessi.
A cura di Marina Toniolo
https://ilprologomarina.blogspot.com/
Elizabeth Brundage
Laureata all’Hampshire College, ha frequentato la NYU Film School, l’American Film Institute di Los Angeles e il laboratorio di scrittura dell’University of Iowa. Ha insegnato alla University of Hartford e al Rochester Institute ofTechnology.In Italia ha pubblicato nel 2017 L’apparenza delle cose, uscito per Bollati Boringhieri.
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