Qualcosa per cui vivere




Recensione di Francesca Marchesani


Autore: Richard Roper

Traduzione: Manuela Francescon

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi Stile libero big

Genere: Narrativa

Pagine: 352

Pubblicazione: Giugno 2020

Sinossi. Per tutta la vita hai finto di avere una vita perfetta, e in questo sforzo ti sei dimenticato di vivere davvero. Poi è arrivata Peggy, e d’un tratto hai capito che non è mai troppo tardi per cominciare. Gli appartamenti delle persone morte senza nessuno accanto hanno un odore particolare, quello della solitudine. Andrew lo sa bene: è un funzionario del Comune di Londra incaricato di rintracciare i parenti delle persone che muoiono sole. Spesso è l’unico presente ai loro funerali. Ma almeno a casa ha una famiglia ad aspettarlo, o cosí credono i suoi colleghi. In realtà l’unica cosa che lo aspetta sono i suoi trenini elettrici. Al colloquio per l’assunzione Andrew ha mentito, e da allora è incastrato nella sua bugia, al punto che ci crede un po’ anche lui. Ma a volte basta poco per mandare in crisi l’equilibrio di un’esistenza intera, come l’arrivo di una nuova collega. Di fronte al turbinio di allegria e libertà di Peggy, Andrew si ritrova spiazzato, con le spalle al muro. Di colpo si accorge che prendersi il rischio di vivere vale la pena.

Recensione

Non avevo idea di cosa aspettarmi quando ho cominciato questo libro.

In sottofondo una selezione di vinili di Ella Fitzgerald, tutto attorno un sudicio appartamento da scapolo. Buio e triste. Andrew fa l’impiegato comunale e si occupa delle persone che muoiono completamente da sole. Deve trovare amici o parenti disposti a pagare per un funerale, o anche solo a partecipare. Vede uomini e donne decomporsi sul divano e nessuno che ne reclami il corpo neanche dopo svariati mesi. E Andrew comincia a partecipare ai funerali di queste persone, di solito come unico spettatore oltre al prete.

Fa male leggere queste cose perché chi non si è mai posto questa domanda almeno una volta nella vita?

E c’è qualcosa di più triste, desolante, angosciante di un morto che non viene pianto da nessuno?

Il nostro protagonista prova una sorta di riverenza karmica nei confronti di questa pratica. Si dimostra sensibile alla solitudine dei malcapitati perché così pensa che a lui non succederà la stessa cosa. Si crea attorno un mondo in cui lui è un padre di famiglia con una moglie avvocato.

All’inizio così, tanto per fare conversazione. Ma poi si rende conto che alcune bugie sono più grandi di lui e che la sua matassa si è intricata sempre più fitta e non riesce a venirne fuori. Come quando sbagli ad allacciare il primo bottone della camicia.

Un mix di sentimenti contrastanti volano dentro queste pagine dolci amare. Un libro che non può lasciare indifferenti.

 

Richard Roper


è cresciuto a Stratford-upon-Avon e attualmente vive a Londra, dove lavora come editor. Qualcosa per cui vivere è il suo primo romanzo, tradotto in venti Paesi e già opzionato per diventare una serie televisiva.

 

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