Quel tipo di ragazza




 Quel tipo di ragazza

di Elizabeth Jane Howard

Fazi 2022

Manuela Francescon (Traduttore)

Narrativa, pag.338

Sinossi.

Anne e Edmund Cornhill, entrambi sulla quarantina, sono una coppia felice, appagata e ben assortita. Vivono in un’idilliaca dimora di campagna non lontana da Londra, dove lui si reca ogni giorno per lavoro, mentre lei si dedica alla casa, al giardino, alla gatta incinta e alla cucina, preparando deliziose cene per il marito. Edmund ha una matrigna illustre, la ricchissima Clara, che conduce una vita mondana ed errante e un giorno chiede ai due di ospitare la figlia Arabella, ventenne bellissima e smarrita, che si presenta così alla loro soglia con un ingombrante carico di abiti splendidi e di carenze affettive. La comparsa della ragazza nella vita della coppia è fin da subito destabilizzante: Anne e Edmund, che non hanno figli, si sentono inizialmente chiamati a farle da genitori. Ma Arabella è una seduttrice nata e anche dietro le relazioni più solide si celano delle crepe. Ben presto, infatti, gli equilibri iniziano a traballare e la situazione degenera completamente…

Scritto durante i primi anni di matrimonio con Kingsley Amis, Quel tipo di ragazza è l’analisi precisa di un’unione indistruttibile solo in apparenza, ma anche un’esplorazione magistrale dei tenui legami che costituiscono il tessuto delle nostre vite: una storia toccante sull’amore, la solitudine e il desiderio.

«Se si vuole descrivere un matrimonio tre sono gli elementi da tenere in considerazione: il marito, la moglie e il matrimonio in sé. Il matrimonio è l’isola su cui i coniugi prendono vita o meno. Elizabeth Jane Howard queste cose le sa; anzi, che sappia tutto? Nei suoi romanzi, il matrimonio tra forma e contenuto sembra perfetto; il divorzio è da escludere. Lei è una di quelle romanziere che con la loro opera ci mostrano a cosa serve il romanzo. Ci consente di vedere quando siamo miopi». (dall’introduzione di Hilary Mantel)


Recensione di Francesca Mogavero

Tra moglie e marito non mettere… Arabella!

No, così è davvero troppo semplice: Arabella – Arbell o “stronza egoista, giovane, ricca”, chiunque la chiama come meglio crede di rappresentarla e lei lascia fare – è molto più di un vertice di un triangolo, molto più di un terzo incomodo – o, meglio, lei vorrebbe essere di più.

Del resto, è la degna figlia d’inchiostro di sua madre: non l’elegante, capricciosa, variabile e spietata Clara – anche lei fatta di carta, seppure tangibilissima, più che verosimile – ma l’autrice stessa, che in ogni personaggio, dai protagonisti alle tragiche e ben riuscite figure secondarie, lascia qualcosa di sé, come una traccia di DNA, un’impronta.

Come lei, Arabella è bellissima e statuaria, bionda, un’Amazzone che fa ammutolire chi se la trova di fronte – ma i pensieri non tacciono, no, assumono le forme più turpi e le voci più sguaiate – e dietro di sé lascia macerie, vite sbocconcellate e buttate via con apparenti facilità e noncuranza. Dopo di lei il diluvio. Almeno per chi, per spacconaggine, non è salito in tempo su un’arca e, incapace di nuotare con la propria testa, si lascia sommergere… scaricando su di lei ogni colpa e responsabilità.

Agli occhi dei maschi – prevedibili, annoiati, ansiosi di conferme e approvazione, ma troppo abitudinari per prendere una qualsiasi decisione – Arabella è una fragile fanciulla da proteggere e poi spampinare, perché è questo che devono fare le donzelle in pericolo, no? Lasciarsi salvare e dopo ringraziare.

Per le donne, è la freschezza, la bellezza in boccio con cui competere, una minaccia, una figlia mancata con la quale non ci si sa approcciare, una seccatura.

In entrambi i casi, una miccia. Ma alla miccia, si sa, occorre il fuoco e, se sarà la deflagrazione letale o l’esplosione di uno splendido fuoco d’artificio, che per un attimo colora la notte di rosa e di oro, dipende solo dal contesto, dalla volontà di tutti.

Arabella è una forza ed è vox media: inconsapevole del suo stesso potere (e potenziale), può investire con violenza o travolgere e risvegliare i sensi, consapevolezze e identità sopite, può spezzare definitivamente un legame già sfilacciato, che prima o poi si sarebbe reciso comunque, o incendiare e fecondare, facendo sorgere dalle ceneri una nuova fenice, diversa.

In fondo, ed è questo che forse dà da pensare e fa soffrire chi legge, è vittima e strumento: cresciuta nel pressoché totale disamore, prova a farsi amare (e ad amare) come può; con un’istruzione zoppicante, senza punti di riferimento salvo il denaro, talmente tanto da essere scontato, una condizione naturale, nel mondo “normale”, fatto di scadenze e conti a fine mese, è spaesata, impreparata, perché non tutto può essere comprato; abituata a una libertà assoluta, vicina quasi allo stato di natura, di quella stessa libertà diventa prigioniera, perché incompresa, non condivisa mai completamente, in fin dei conti sempre rifiutata perché spaventa.

Così Arabella, ancora una volta, cambia casa – ma esiste, per lei, una casa? – ma non pelle, perché non può, alle creature mitologiche il vero mutamento non è dato – così Zeus continua a sedurre, Era a non perdonare, i Titani a lottare, anche se sanno che perderanno – perché sono simboli, funzioni.

Oppure è tutto sbagliato, pilotato, è un’unica, grande bugia che ci raccontiamo, e Arabella, di nuovo, è riuscita nel suo intento: entrare nel cuore – delle lettrici e dei lettori, in questo caso – e rimanere al caldo e al sicuro, come un uccellino che finalmente trova un nido. Almeno per un po’.

Con Quel tipo di ragazza, Elizabeth Jane Howard ci regala una storia di caratteri e moti imprevedibili del cuore, in cui le azioni passano in secondo piano – non contano, non servono e certe persone preferiscono lasciarsi muovere dal vento e dagli eventi – un romanzo in cui amore e matrimonio non sempre vanno di pari passo – a volte dormono in camere separate – sebbene certi vincoli, per usare le parole di Sydney Smith, ricordino “un paio di cesoie”: inseparabili, impegnati in movimenti opposti, taglienti… Sfortunato chi si trova proprio nel mezzo.

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Elizabeth Jane Howard


(Londra, 1923 – Bungay, 2014), figlia di un ricco mercante di legname e di una ballerina del balletto russo, ebbe un’infanzia infelice a causa della depressione della madre e delle molestie subite da parte del padre. Donna bellissima e inquieta, ha vissuto al centro della vita culturale londinese della seconda metà del Novecento e ha avuto una vita privata burrascosa, costellata di una schiera di amanti e mariti, fra i quali lo scrittore Kingsley Amis. Da sempre amata dal pubblico, solo di recente Howard ha ricevuto il plauso della critica. Scrittrice prolifica, è autrice di quindici romanzi. La saga dei Cazalet è la sua opera di maggior successo. Oltre ai cinque volumi della saga, Fazi Editore ha pubblicato i romanzi Il lungo sguardo, All’ombra di Julius, Cambio di rotta, Le mezze verità, Perdersi e La ragazza giusta.

A cura di Francesca Mogavero

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