Questa tempesta




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: James Ellroy

Traduzione: Alfredo Colitto

Editore: Einaudi

Genere: Thriller

Pagine: 864

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Gennaio 1942, gli Stati Uniti sono ormai entrati ufficialmente nel conflitto e il Paese è in preda a una paura che alimenta l’odio razziale. In un parco di Los Angeles la tempesta smuove la terra riportando alla luce i resti carbonizzati di un uomo. Il cadavere viene collegato a una rapina avvenuta nel ’31, un colpo che ha fatto epoca: nessun arresto, nessuna refurtiva recuperata. Mettere le mani su quel bottino diventa l’ossessione di tutte le persone implicate nell’indagine. Però, quando due detective rimangono uccisi in un ritrovo per drogati, la vicenda si fa, se possibile, ancora piú torbida. La guerra è appena cominciata, ma qualcuno sta già preparando la prossima.

Recensione

“Questa tempesta” è l”ennesima pennellata dell’allucinato e dantesco affresco che James Ellroy ha programmato per svelare l’anima oscura dell’America.

Il suo ambizioso e complesso progetto si articola in tre grandi cicli che coprono gli anni che vanno dall’ingresso americano nella Seconda Guerra Mondiale al 1972.

La “tetralogia di Los Angeles” è la prima completata e comprende “Dalia Nera”, “Il grande nulla”, “L.A. Confidential” e “White Jazz” e analizza gli anni Cinquanta.

Il secondo ciclo è quello chiamato “trilogia americana” ed è composto da “American Tabloid”, “Sei pezzi da mille” e “Il sangue è randagio”. Questa trilogia indaga sul periodo che va dall’omicidio di John Kennedy sino agli anni Settanta.

A questo punto Ellroy decide di portare indietro le lancette della storia e con “Perfidia” comincia la seconda tetralogia di Los Angeles che percorre gli anni Quaranta, “decennio basso e disonesto”, di cui “Questa tempesta” è il secondo atto.

James Ellroy si ama o sia odia, tertium non datur. La sua scrittura frenetica, elettrica, paranoica e il suo fluviale modo di narrare, “Questa tempesta” conta ben 864 pagine, mettono a dura prova il lettore non abituato alla visione cupa e quasi disperata dell’umanità costretta a fare a pugni ogni giorno per avere una speranza di miglioramento che si dimostrerà sempre un’irridente illusione.

Il suo modo di scrivere così impetuoso e ritmato ha un andamento quasi jazzistico:

Un cameriere notò il loro stato da zombie e portò subito due caffè. Elmer ci sbriciolò dentro delle pasticche di benzedrina. L’effetto fu raaaaapido. Passarono da zombizzati a elettrizzati. Parlarono tantissimo. Attrassero occhiate. Elmer scrutò rapidamente il gruppo. Buzz Meeks, Due Pistole Davis. Kay e Big Joan, di nuovo. La chiacchierata prese nuove direzioni. Concetti inebrianti, parole grosse”.

Quando però si entra in sintonia con la sua personalissima visone del mondo, con le donne fatali e con la polizia corrotta e/o incapace e violenta, il linguaggio nervoso e convulso e le trame intrecciate che alla fine si riuniscono per creare un finale gonfio di amarezza e di sconfitte regalano un piacere ineguagliabile,

Come Dante che raffigura nell’Inferno i contemporanei senza alcun timore reverenziale, Ellroy descrive un mondo corrotto dove non esistono i buoni e tutti i personaggi scontano i loro peccati, veniali o mortali.

Il mondo che Ellroy descrive è quello della polizia di Los Angeles, in cui trova la sua comfort zone a partire dalla vicenda che segnò profondamente la sua infanzia, l’uccisione della madre, che ha rivissuto nel romanzo “Dalia Nera” e nei saggi “I miei luoghi oscuri” e “L’assassino di mia madre.”

Ellroy però non idealizza i suoi eroi ma li descrive come angeli caduti dal paradiso, corrotti, laidi, intrallazzatori e degni di ogni nefandezza.

“Questa tempesta” comincia alla fine del 1941, qualche settimana dopo “il giorno dell’infamia” come fu chiamato l’attacco giapponese a Pearl Harbor che spinse gli americani a dichiarare la guerra al Giappone.

In base a questo attacco più di centomila americani di origine giapponese vennero internati e furono espropriati dei loro beni.

Su questo episodio storico Ellroy innesta una complessa trama che incrocia il furto di una spedizione di oro, un complotto comunista, la psicosi dell’invasione da parte dei giapponesi, una strana conferenza che doveva unire le forze dei nazisti e dei marxisti, le ambizioni artistiche di Orson Welles, il movimento sinarchista messicano, per molti versi simile al fascismo, e le vite di tanti piccoli profittatori che verranno spazzati via dalla tempesta scatenata dall’avidità e dalla sete di potere.

Sin dalle prime pagine ritroviamo vecchi protagonisti delle altre serie di Ellroy come Buzz Meeks, Sid Hudgens, protagonista di “L.A. Confidential”, Lee Blanchard, Elizabeth Short la “Dalia Nera” ma soprattutto Dudley Smith, vera e propria anima tenebrosa dei romanzi dello scrittore americano che lo utilizza come metafora della perdita dell’innocenza della nazione.

Dudley è il ragno nero al centro della ragnatela degli intrighi che si snodano sul friabilissimo confine tra USA e Messico e anche tra legalità e criminalità:

“Dudley ha grossi piani per il Messico, e per metterli in atto intende sfruttare il suo status di membro dei servizi segreti dell’esercito. Venderà eroina, destinata ad una clientela esclusivamente nera, perché questo è il ruolo che devono avere i narcotici in questa città e importerà clandestini negli Stati Uniti. Venderà come schiavi i prigionieri giapponesi.”

Questo aberrante progetto di Dudley Smith è solo una delle tante sottotrame contenute nel libro ed è collegato agli altri romanzi creando un allucinato universo narrativo tanto complesso quanto mooolto intrigante.

Un’ultima avvertenza: come negli altri noir di James Ellroy, bisogna stare molto attenti a non affezionarsi troppo ai personaggi perché ogni tanto qualcuno fa una brutta fine.
 

 

James Ellroy


è una delle voci piú originali e potenti della letteratura americana contemporanea. Tra le sue opere maggiori, oltre al memoir I miei luoghi oscuri, la tetralogia di Los Angeles (Dalia Nera, Il grande nulla, L.A. Confidential e White Jazz) e la trilogia «Underworld USA» (American Tabloid, Sei pezzi da mille, Il sangue è randagio). Con Perfidia (Einaudi Stile Libero 2015 e Super ET 2016) ha inaugurato una nuova tetralogia ambientata in California negli anni del secondo conflitto mondiale, che prosegue con il secondo romanzo Questa tempesta (2020). Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato anche il reportage Cronaca nera (2019).

 

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