Rubare la notte




 RUBARE LA NOTTE

di Romana Petri

Mondadori 2023

Biografia, pag.264

Sinossi. Tutti lo sanno: Antoine de Saint-Exupéry ha scritto Il piccolo principe, uno dei romanzi più popolari del mondo. Quello che tutti non sanno è che Antoine, famigliarmente Tonio, è un personaggio che vale da solo una grande storia. Ed è la storia che Romana Petri ha scritto con la febbre e la furia di chi si lascia catturare da un carattere e lo fa suo, anzi lo ruba, tanto che il documento prende più che spesso la forma dell’immaginazione. Orfano di padre, Tonio vive un’infanzia felice nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, amato, celebrato, avviluppato al mostruoso quasi ossessivo amore per la madre; un’infanzia che gli resta incollata all’anima per tutta la vita, fn da quando, straziato, vede morire il fratello più giovane. L’infanzia lo tallona come un destino quando, esaltato, comincia a volare, pilota civile e pilota militare, quando si innamora tanto e tante volte, quando si trasferisce in America, quando scrive, persino quando si schiera e sceglie di combattere per un’idea di Francia che forse è sua e solo sua. Dove sia andato Tonio, non sappiamo, nei cieli in famme del 1944. Sappiamo che ci ha lasciato le stelle della notte, il sogno di una meraviglia che non si è mai consumata, il bambino che lui ci invita a riconoscere eterno dentro di noi. Romana Petri costruisce e decostruisce, sgretola le regole della biografa, evoca e racconta amori, amicizie e sgomenti come dettagli di un appetito d’avventura mai sazio, si muove fra le date e dentro la Storia alla sola ricerca del principe che ha sconftto la notte ed è entrato volando nell’infnito.

 Recensione di Laura Salvadori

Confesso che sapevo davvero poco su Antoine de Saint-Exupéry. Il minimo sindacale, suppongo.

Eppure, non appena ci immergiamo nelle avvolgenti pagine di questo romanzo, candidato al Premio Strega 2023, ci accorgiamo immediatamente che la vita di questo scrittore è un romanzo nel romanzo. E ci sovviene, in una manciata di secondi, che l’uomo sovrasta lo scrittore, la cui vita è stata esaltante, poetica, piena, sopra le righe, debordante magia, dispensatrice di gioia assoluta, di estasi, di coraggio, di follia.

Antoine, o meglio Tonio, come si fa chiamare, è nato per volare. Fin da piccolo la sua testa è rivolta al cielo. La sua stessa statura, così esagerata, sembra voler ammiccare ad un bisogno di respirare nuvole e azzurro. Il suo naso all’insù, una virgola su di un volto sognante, è la bandiera che avverte chiunque gli si pari davanti che Tonio non è un uomo radicato alla terra. E’ un uomo destinato ad inciampare. Nelle sue imperfezioni e nei suoi desideri.

Il volo, che lo rapisce fin dalla tenera età. L’amore per la madre, vedova precoce e lucida interprete dei bisogni e delle debolezze di quel suo figlio del cielo. La morte, che lo insegue fin da quando ha portato via l’amato fratello Francois all’età di quindici anni e che Tonio sfida librandosi tra e nuvole. L’amore, che Tonio insegue con tenacia e che sembra sfuggirgli per tutta la vita.

E le parole. Quelle che dispensa nelle sue lunghissime lettere alla madre, forse il suo unico amore e quelle, capricciose e irrequiete, che gli piombano in mentre mentre vola nei cieli e che lo consacreranno alla storia per le sue opere, prima fra tutto Il piccolo Principe.

Una vita avventurosa e poetica, appunto, che Romana Petri interpreta con maestria, verità storica e grandissima emotività, quella che irrompe dalle sue pagine, fitte, vibranti e piene di incanto per l’uomo, l’aviatore e lo scrittore.

Se Tonio leggesse questo romanzo credo si commuoverebbe fino alle lacrime. Perchè Romana Petri ne esalta ogni sua fibra, ogni sua parola e ne incarna ogni desiderio.

Antoine de Sant-Exupery fu un uomo sopra le righe. Temerario e indomito, quanto volubile e facile all’innamoramento. Con lui ogni cosa sembra essere più pesante, più significativa, nonostante l’attitudine feroce al volo sia capace di annullarne la gravità. Ogni emozione passa dal setaccio di quel cuore generoso e inquieto, che tanto dette alla storia dell’aviazione francese e alla Francia stessa.

Rubare la notte è una lettura che rapisce. Non solo una appassionante biografia, ma una vera celebrazione. Verso l’uomo, l’aviatore, lo scrittore, ma in fondo verso la vita stessa, che sa sempre emozionare e sorprendere chi è capace di leggere nel nucleo dei suoi desideri e nella profondità della propria anima. Chi volge lo sguardo in alto, verso l’inebriante ignoto. Chi non si pone limiti, perché vuole superarli tutti e raggiungere le nuvole.

Sto disegnando molto. Vorrei scrivere un libro e illustrarlo con i miei disegni. E vorrei che il protagonista fosse un bambino che mi somiglia, un po’ come quello che Voi chiamavate Re Sole. Vi confesso che ho imparato a volare leggendo e scrivendo. Ma non abbiate paura. E’ sempre tutto sotto controllo. Per il momento sto cominciando a scrivere di notte sulla notte; mi sbaglierò, ma se vuoi parlare della notte devi farlo in sua compagnia. Voli notturni su questi cieli argentini. Nella nostra bella lingua un solo verbo per volare e rubare. Quando volo di notte, ho l’impressione di rubarla.

INTERVISTA

La prima domanda è inevitabile, credo: perchè scrivere di Antoine de Saint-Exupery?

Perché tutti lo hanno dimenticato. Di lui, ormai, si sa che ha scritto Il Piccolo principe, che era un pilota e che verso la fine della guerra il suo aereo si è schiantato nel mar Mediterraneo. E che lui è scomparso. Da vivo era un autore famoso in tutto il mondo. Tradotto in tutto il mondo. Lo stesso Piccolo principe è stato pubblicato per la prima volta in America. Io che ho sempre amato molto questo autore francese, ho sentito il bisogno di ridargli vita. E che vita! Rocambolesca, avventurosa, cose inimmaginabili. La sua vita era pronta per diventare una grande storia. Non ho saputo resistere.

Di Antoine, o meglio Tonio, colpisce immediatamente la sua passione per il volo, che non è solo amore per l’atto fisico in sé ma anche, a mio avviso, per l’esaltazione e la curiosità di cogliere l’essenza di ciò che non è fruibile ai più. Come se volando Tonio potesse cogliere segreti sconosciuti agli altri.

Per lui, volare era il piacere di starsene seduto nel cielo, di sfuggire alla solida terra, perché Tonio proprio volatile era, e anche molto fuggiasco. Il cielo era un rifugio, l’unica cosa che gli somigliava un po’ era il deserto. Ma il cielo non aveva paragoni. Da lassù riusciva a sfilarsi di dosso tutte le angustie, tutti i rimpianti. E riusciva a dimenticare anche le sue inadempienze come marito.

Lui amava molto, ma sapeva farlo solo da lontano, possibilmente proprio a mille miglia da ogni luogo abitato. Preferiva la fantasia alla realtà. Baciare una donna era bello, ma più bello ancora era desiderare di baciarla. L’amore l’ha vissuto sempre così. Ha fatto del male, ma se ne è fatto altrettanto,

Come cataloghi il rapporto, un po’ sopra le righe, con la madre?

Come questo influisce sulla vita sentimentale di Tonio?

Tonio ha molto sofferto per la morte del padre, ha sentito quel vuoto da subito e ha visto la madre come l’unico punto fermo della sua vita. L’ha morbosamente e mostruosamente amata. Ma sempre a modo suo, e cioè trascurandola molto, perché il suo mestiere di pilota faceva sì che lui non potesse promettere niente a nessuno. Ma non vuol dire che non sentisse verso di lei un attaccamento decisamente sopra le righe. Era la donna angelicata, la donna ideale. Avrebbe voluto sposare una come lei. Invece, per fortuna, ha incontrato sempre donne molto diverse. Ovviamente, l’edipo non ha permesso a nessuna di reggere il confronto. Del resto lui sentiva di essere un bambino, come può una donna sostituire la madre a un bambino? 

Sei d’accordo con il dire che il protagonista, così a suo agio nel cielo, è goffo e destinato ad inciampare sulla terra?

Lui è l’Albatros di Baudelaire in carne ed ossa. Lassù era leggero, elegante… quaggiù si sentiva quasi torturato dalla vita quotidiana. Mai a suo agio nel cuore, fingeva felicità per compiacere le persone care. E quando partecipava a una festa, ne diventava sempre il re. Ma dentro pativa. Era un solitario che non confidava le sue pene a nessuno. Per questo ho scelto di scrivere per lui quelle lettere alla madre. Una sorta di inconsapevole terapia. Un miracoloso mantello che lo riparava dalla vita.

Cosa pensi di chi sceglie di sfidare quotidianamente la morte e in generale i limiti dell’uomo, ammesso che esistano?

Sono persone inquiete, sofferenti, e ovviamente anche molto coraggiose. Il loro coraggio è un compagno in questo percorso terreno. Tonio diceva che la morte andava accettata, non riuscirci equivaleva a non essere mai nati. Ma, come disse di lui Gide, aveva creato una nuova idea del coraggio: compiere il proprio dovere perché giusto e necessario. Questi personaggi mi affascinano. Chi, magari in segreto, non sogna almeno una volta di superare i propri limiti?

Nella figura di Antoine de Saint-Exupery trovi che l’uomo sovrasti lo scrittore o lo scrittore sovrasti l’uomo?

Lui diceva che il volo era la cosa più importante di tutte, che non avrebbe mai scritto se non avesse volato. In effetti, in quasi tutto quel che ha scritto c’è il volo, questo metafisico viaggio verso altre dimensioni, altre galassie. Credo che in lui sovrasti il volo. Questa temporanea fuga dalla terra. Questo staccare l’ombra da terra e sentirsi finalmente libero. Gli piaceva dimenticare quel che si lasciava alle spalle. Non ci riusciva, certo. Ma chi più di uno scrittore riesce a raccontarsi un bel po’ di storie con una tale tenacia da sentirle vere? Lui, in questo doppio gioco, era un maestro.

Grazie per la disponibilità,

Laura Salvadori

Grazie

Romana

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Romana Petri


vive a Roma. Tra le sue opere, Ovunque io sia (2008), Ti spiego (2010), Le serenate del Ciclone (2015, premio Super Mondello e Mondello Giovani), Il mio cane del Klondike (2017), Pranzi di famiglia (2019, premio The Bridge), Figlio del lupo (2020, premio Comisso e premio speciale Anna Maria Ortese- Rapallo), Cuore di furia (2020), La rappresentazione (2021) e Mostruosa maternità (2022). Traduttrice e critico, collabora con “Io Donna”, “La Stampa”, “il Venerdì di Repubblica” e il “Corriere della Sera”. I suoi romanzi sono tradotti in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Spagna, Serbia, Olanda, Germania e Portogallo (dove ha lungamente vissuto).