Sbirri e culicaldi




Recensione di Mara Cioffi


Autore: Stefano Talone

Editore: Ensemble

Genere: Giallo/Thriller

Pagine: 348

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Nel gergo poliziesco, un culocaldo è un sospettato di terrorismo. Victor Gell, sbirro di periferia in un sonnecchioso distretto di Londra, un giorno trova nel suo ufficio il detective Oliver Outeberry, dei Servizi dell’Antiterrorismo. È lì per un’indagine su due nuovi culicaldi venuti fuori dal nulla, i fratelli Akram, due ragazzi pakistani del suo distretto. Immigrati di seconda generazione, sradicati, idealisti, e, apparentemente, con qualche grillo di troppo per la testa. L’indagine sui fratelli Akram porterà i due agenti dentro le rivoluzioni solitarie dei suburbi multietnici della grande metropoli, tra musicisti da garage, piccoli spacciatori, e fan di Guerre stellari, tutti legati da una voglia preoccupante di fede e di martirio.

Recensione

A Londra e più precisamente in un quartiere a sud-est della metropoli, Lewisham, si svolge una vicenda che vede come protagonisti due ragazzi pakistani, immigrati di seconda generazione, accusati di terrorismo.

Le indagini vengono svolte contemporaneamente dalla sezione Antiterrorismo e dalla Polizia di Lewisham, ma in realtà, il confronto non è soltanto tra due sezioni di indagine diverso, ma piuttosto tra due modi di agire e di concepire il crimine molto differenti tra loro: Oliver, il detective dellAntiterrorismo, è un tipo rude, che non si fa scrupoli a usare le maniere forti per raggiungere i suoi scopi, che vuole cercare la verità a tutti i costi e non tiene in considerazione il sub-strato sociale in cui si svolge lazione; Victor, poliziotto di Lewisham, nato e vissuto in quellarea di Londra da sempre, comprende bene quale sia il clima che si respira tra gli immigrati e, soprattutto, tra i ragazzi, ma poi dopotutto, li conosce anche molto bene, perché li vede aggirarsi da sempre nel quartiere.

Oliver e Victor sono anche i due protagonisti del romanzo e le loro vicende lavorative si completano con quelle personali ed è così che si sviluppa la vera trama, seguendo un intreccio che lo scrittore costruisce con abilità. Daltronde, i due personaggi rappresentano anche gli archetipi del diverso modo di concepire il lavoro di poliziotto da un lato, ma anche la vita nel suo complesso.

Per essere il primo romanzo, Talone risulta molto convincente. La descrizione dei luoghi è superba, sembra quasi di esserci e di vivere latmosfera della città e del quartiere; molto ben caratterizzati psicologicamente anche i personaggi, tanto che non si può fare a meno di affezionarsi a Oliver e a Victor, anche se molto diversi tra loro.

Alla fine della fiera, cercano entrambi di combattere contro una macchina burocratica ingiusta, seppur in maniera totalmente differente e hanno uno scopo comune: dopo aver sacrificato la loro carriera, perché si rendono tristemente conto di non essere adatti al potere e di non poter pretendere più di quello che hanno, salvare almeno la loro dignità di uomini.

La questione del terrorismo è affrontata senza ricadere negli scontati luoghi comuni che avrebbero sicuramente compromesso la buona riuscita del romanzo e molto interessante anche lo spaccato che lo scrittore dà della questione degli immigrati in una città cosmopolita, il dramma di non sapere con certezza a cosa si appartiene, propria degli immigrati della seconda generazione, ancor di più se ragazzi.

Non si fa fatica a immaginare le emozioni di ventenni che vivono in una grande metropoli multiculturale sì, ma sospesi tra un passato familiare che non hanno vissuto e che spesso mitizzano e un futuro nel quale non vedono valori né positività.

Un romanzo che ci lascia riflettere e che ci porta a empatizzare molto sia con i poliziotti che con i due giovani pakistani.

Lo consiglio a chi ama Londra e la sua multiculturalità, ma anche a chi spesso se ne sente un posopraffatto.


 

INTERVISTA


Come mai hai scelto proprio
Lewisham come quartiere per ambientare il romanzo?

Ci ho vissuto, è stato per un periodo il mio quartiere. E’ una zona fortemente multietnica in cui Londra si rivela in tutta la sua grandezza, dove si alternano off license gestiti da pakistani, pizzerie gestite da italiani, market gestiti da polacchi e ristoranti cinesi. Parlando con la polizia locale ho scoperto che le possibili cellule terroristiche erano dislocate in altre zone, a Lewisham c’è da sempre il problema del traffico di droga in mano ai nord africani, ma insieme abbiamo convenuto che era uno scenario convincente dove ambientare la storia.

Quale personaggio, tra Oliver e Victor, ti rispecchia di più?

Nessuno dei due. La vita con loro è stata molto più cinica e misera rispetto alla mia. Malgrado questo sono due personaggi che mi sono portato dentro per mesi. Ancora oggi, scrivendo nuove storie, mi viene da pensare: cosa farebbe Oliver davanti a questa situazione?

So che hai vissuto a Londra: cosa ti ha colpito di più della città e della sua multiculturalità?

E’ il posto più vicino a casa che ho trovato dove avvengono storie moderne. Per storie moderne intendo storie in cui ci rispecchiamo, storie che portano la passione del nostro tempo:ideali, sogni e umiliazioni. Londra e più in generale il Regno Unito, per quanto mi riguarda hanno questo di speciale, non sono in seconda linea rispetto al mondo. Più nel concreto, ambientare una storia di terrorismo islamico in Italia sarebbe stato molto più difficile e forse anche poco credibile. Lì invece no, lì è una profonda ferita che ha cambiato la politica, i sistemi di sicurezza e più in generale i cittadini britannici nel corso degli anni.

 

 

Stefano Talone


È nato a Roma nel 1983, dove vive e lavora. Sbirri e culicaldi è il suo primo romanzo.

 

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