Se il diavolo




 Se il diavolo

di Gianluca Barbera

Alessandro Polidoro Editore 2023

Narrativa, pag.200

Sinossi. Per decenni George Simenon ha prodotto al ritmo di due romanzi al mese. Scrive e si scola senza sosta bottiglie di brandy. Finito un romanzo, va a caccia di avventure, poi torna alla macchina da scrivere. Ecco perché un bel giorno qualcuno si domanda come faccia a scrivere tanto. Inoltre, la morte pare inseguirlo da tempo e intorno a lui amici e conoscenti muoiono come mosche. E se da ragazzo avesse avuto un incontro fatale o, al limite, soprannaturale? Una biografia immaginaria e mefistofelica di e su Simenon, una sorta di danse macabre che ricorda un Borges carnevalesco e dispettoso, per scandagliare il mestiere di scrittore. Un romanzo rocambolesco e sulfureo che echeggia La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig nonché la raffinatezza comica e sottile di Il conte Luna di Alexander Lernet-Holenia.


Recensione di Salvatore Argiolas

120 anni fa, esattamente il 13 febbraio 1903 nasceva a Liegi Georges Simenon, scrittore di grande levatura, famoso per aver creato il commissario parigino Jules Maigret ma che anche scritto un gran numero di romanzi-romanzi, come li chiamava lui, opere che per tanti lettori hanno un risalto maggiore di quelli gialli.

Se il diavolo” di Gianluca Barbera è ispirato proprio alla vita di Georges Simenon, con inserti romanzati che legano richiami biografici per sondare il mistero delle due sue ossessioni, la scrittura e le donne. Simenon in una lettera a Federico Fellini rivelò di avere avuto migliaia di occasionali avventure, che per lui erano necessarie come respirare e anche lo scrivere era una esigenza vitale che si snodò in più di 400 romanzi e tantissimi racconti.

Simenon cominciò prestissimo a scrivere, prima per un quotidiano di Liegi dove, a sedici anni scrisse articoli, corrispondenze e curò una singolare rubrica dove raccontava storie di cani.

“Noi siamo quello che facciamo.” afferma Simenon nel libro di Barbera. “Scrivere è stata una necessità: non potevo farne a meno, e allo stesso tempo mi ha rovinato la vita”.

Perché dice così? Non deve tutto alla fortuna dei suoi romanzi?”

Va bene, allora diciamo che ho cominciato a scrivere per fare un dispetto a mia madre.” “In che senso?”

Vede, lei disprezzava chi legge libri. Io all’epoca leggevo soprattutto Dickens, Dostoevskij, Turgenev, Gogol’. Lei si arrabbiava e mi gridava “Smettila di perdere tempo a quel modo! E più insisteva, più leggevo. Un giorno mi sono detto: Sai che c’è? Avrai un figlio scrittore!” E’ stato atto di sfida il mio”.

Quale sia stata il motivo del suo impegno narrativo, il suo talento letterario non tardò a manifestarsi e la sua grandissima facilità di scrittura gli consentì di consegnare all’editore in pochi settimane libri completi e pronti alla pubblicazione.

Gianluca Barbera indaga sull’inquietudine di Simenon, sempre pronto a cambiare case, ambientazioni, anche continenti ma sempre legato all’ossessione per la pagina scritta che lo porterà alla fama ma non gli consentirà di vivere con serenità la vita familiare.

Barbera immagina che il segreto dell’estrema prolificità letteraria di Simenon sia dovuta ad un patto con il diavolo che gli disse “Io ti condanno, come Mida. Ma invece dell’oro tramuterai ogni cosa in parola. E ogni parola sarà scritta con il sangue. Per ogni libro che scriverai, e ne scriverai moltissimi, qualcuno morirà”.

Seguendo questa traccia romanzata “Se il diavolo” mette in evidenza alcuni momenti salienti della vita dello scrittore belga, come il primo libro di Maigret, che segnò l’evoluzione verso obiettivi più ambiziosi che saranno raggiunti in breve tempo e daranno a Simenon una fama mondiale per la sua capacità di evocare con una scrittura essenziale ma profonda, vicende e personaggi che coinvolgono i lettori in un universo narrativo pienamente riconoscibile ma che affascina proprio per l’estrema umanità che filtra da ogni pagina.

Dopo ogni libro pubblicato attorno a Simenon succedono strani incidenti e si scoprono misteriose uccisioni e anche quando lo scrittore si trasferisce negli Stati Uniti, le morti si susseguono in modo inquietanti facendo credere che il demonio abbia mantenuto la sua minaccia.

La mattina dopo, quando al Pavillon ne vide la foto sul giornale ricordò di averla incrociata la sera prima mentre tornava all’Ostrogoth dopo aver fatto spesa al negozio di alimentari. Una coincidenza? Un segno del destino? Proprio nel momento in cui lui cominciava a scrivere di delitti, un delitto entrava nella sua vita, anche se dalla porta laterale.”

Questa singolare tessitura narrativa che mescola biografia a invenzione romanzata pone in luce la statura di Georges Simenon e del suo eroe investigativo, che è “uno che dice pane al pane e vino al vino. Niente miracoli deduttivi, solo intuito allo stato puro. E’ uno del popolo che non sopporta i ricchi…(…) Non dà giudizi morali, perché sa che è la vita a essere sbagliata; che la legge non ha sempre ragione. Insomma è uno che si limita a svolgere nel migliore dei modi il suo lavoro di poliziotto. Non odia i criminali. Li arresta perché è il suo mestiere, tutto qua”.

Nato in una brumosa giornata di settembre del 1929 nel porto di Delfzil, nei Paesi Bassi, il commissario Maigret divenne il personaggio più conosciuto di Simenon ma lo legò ad un genere da cui cercò sempre di evadere per poter riflettere in modo sempre più adeguato la realtà che lo circondava, senza dover seguire stereotipi e schemi prefissati.

Dopo essermi consumato il cervello con romanzetti popolari, ho deciso di fare un piccolo salto in avanti, collocandomi a metà tra il romanzo d’appendice e la letteratura seria. Uno stadio che chiamerei semiletterario. O, se preferisci, semialimentare…”.

Se il diavolo” ci fa conoscere, attraverso il filtro del romanzo l’essenza e le vicende più importanti di uno scrittore che ha saputo conquistare il cuore dei suoi numerosissimi ammiratori ed è ancora oggi uno dei più noti autori di lingua francese.

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Gianluca Barbera


ha lavorato in ambito editoriale. Ha pubblicato, tra gli altri, Idee viventi. Il pensiero filosofico in Italia oggi (2017), i romanzi La truffa come una delle belle arti (2016, finalista al Premio Neri Pozza, al Premio Chianti e al Premio Città di Como) e, con Castelvecchi, Magellano (2018, candidato al Premio Strega, Premio come miglior romanzo storico al Premio Città di Como, Premio Città di Fabriano, Premio Marincovich, Premio La Cultura del Mare, finalista al Premio Costa Smeralda, finalista al Premio Acqui Storia), tradotto in Portogallo e Brasile e da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale con Cochi Ponzoni. Nel 2019 è uscito, sempre per Castelvecchi, il romanzo Marco Polo. Collabora con le pagine culturali de «il Giornale», con «Pangea» e «Letteratitudine».