Sole e sangue




Sinossi. Un orfanotrofio chiuso da quasi vent’anni, un duplice omicidio dai risvolti macabri. Un caso macabro per l’ispettore Simon Bélage. Hai paura del buio? Nel quartiere chic di Pétion-Ville, una specie di Beverly Hills haitiana, sorgono bellissime dimore in pietra circondate da una vegetazione sgargiante, da palme e orchidee. È la zona in cui risiedono quelli che ce l’hanno fatta, i nuovi ricchi che attirano le invidie della gente comune e di chi vive ai margini. Lì, per la seconda volta nel giro di una settimana, si è consumato un duplice omicidio dai risvolti macabri. Sulle scene del crimine, infatti, i corpi delle due coppie sono stati ritrovati mutilati e disposti in una posa rituale ai piedi dei loro letti matrimoniali. La stampa ha già cominciato a parlare di assassinii legati al vudù, ma l’ispettore Simon Bélage, uno stropicciato poliziotto avanti con l’età e fuori forma, ne ha viste di tutti i colori e si rifiuta di credere che gli orribili omicidi siano connessi alle superstizioni del culto. Con la collaborazione del giovane collega Manus, ha trovato su entrambe le scene del crimine un origami a forma di bara e da quell’indizio parte a caccia di un serial killer in carne e ossa. Sull’isola caraibica la corruzione e il traffico di bambini provocano più disastri del terribile Baron Samedi, il dio dei morti del pantheon vudù. Le indagini di Simon, aiutato anche dalla figlia Rachelle, sembrano convergere su un orfanotrofio chiuso da quasi vent’anni, soprannominato la “Gaia tomba”. Quali misteri inconfessabili custodiscono quelle mura? Simon dovrebbe stare attento. Perché ad Haiti, che di lì a pochi giorni sarà sconvolta dal più terribile terremoto della sua storia, ignorare gli avvertimenti degli spiriti, veri o falsi che siano, può essere molto pericoloso…

 SOLE E SANGUE

di Jérôme Loubry

SEM 2023

Luigi Maria Sponzilli  ( Traduttore )

thriller, pag.267

 Recensione di Samanta Sitta

Interrompere la lettura di “Sole e sangue” è stato davvero difficile. È una storia costruita così bene che scoccia abbandonarla anche per il tempo di un’attività fondamentale. Un consiglio? Se anche voi vi lasciate trasportare così da un romanzo, iniziate a leggere con una bottiglia d’acqua a portata di mano: vi servirà!

La storia si dipana lungo tre piani temporali diversi:

il primo riguarda il 2010, quando l’ispettore Simon Bélage indaga con il giovane agente Manus su una serie di omicidi particolarmente brutali e raccapriccianti. Cinque persone morte, con mutilazioni e sevizie che hanno del barbarico, e piccole bare di carta sul luogo di ogni omicidio.

Un altro piano riguarda Vincent, un uomo che a Parigi incontra una donna, Meline, e si innamora di lei. La loro relazione inizia sulle note di “Che farò senza Euridice” cantata da Maria Callas, opera ispirata al famoso mito greco, che per loro ha un significato tutto speciale.

Il terzo racconta di fatti avvenuti nel 1984 e mi chiedo se la scelta di quell’anno preciso sia casuale o un voluto omaggio a George Orwell, dal momento che mostrano entrambi due realtà terrificanti, sebbene molto diverse. Qui conosciamo una realtà scomoda e terribile: la tratta di bambini.

Simon Bélage indaga e ci racconta la sua vita allo stesso tempo, tanto difficile quanto comune in questo mondo in cui religione e realtà, mito e quotidianità si intersecano continuamente e rendono impossibile discernerli. È forse l’unico haitiano a non interessarsi del vudù, a non credervi e a disprezzarlo. La sorte terribile toccata alla madre, così bella da suscitare l’invidia di tutti, per lui è un’ottima ragione per cui allontanarsi da questo mondo e rifiutarsi di prenderlo in considerazione.

Questa serie di delitti però sembrano puntare proprio in quella direzione. E su questa strada, la “Gaia Tomba”, un orfanotrofio gestito dallo stato durante gli anni del dittatore Duvalier, è uno snodo fondamentale. Come si intrecciano vudù, omicidi rituali, adozioni internazionali e i cani sciolti del vecchio dittatore?

Jérôme Loubry ha tutte le risposte e le offre al lettore con una storia costruita nei dettagli, tanto ragionata quanto viva. Le descrizioni di Port-au-Prince, dei costumi locali e dei tanti difetti del paese, insieme alle sue bellezze, sono efficaci, piene di suggestioni che rendono facile immaginare questi luoghi.

Le scene di azione vere e proprie sono poche, cosa che potrebbe scontentare un lettore affezionato agli aspetti più tradizionali del thriller, ma a mio parere questa mancanza è ampiamente compensata dall’atmosfera cupa di “Sole e sangue” che mi ha trasmesso brividi di inquietudine e frustrazione nella stessa misura.

Come dice l’autore stesso nell’introduzione, questa storia si divide su due piani: uno reale, che riguarda il terremoto e altri aspetti, uno di pura fantasia. Sapere e intuire cosa è reale purtroppo è la fonte migliore di brividi e terrore.

Una lettura che consiglio per chi vuole conoscere una realtà così diversa dalla nostra, esotica, meravigliosa e spaventosa allo stesso tempo, ma anche per chi sospetta che ci siano forze oscure che si muovono nella nostra quotidianità, ben più temibili di divinità e demoni: gli esseri umani corrotti.

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Jérôme Loubry


è un autore francese. Nato nel 1976, con un passato da restauratore, da qualche anno si dedica interamente alla scrittura. Autore di tre romanzi, tra cui “Les Chiens de Détroit”, vincitore del premio Plume Libre d’argent 2018, vive in Provenza. Ha pubblicato per SEM, “Perché hai paura?” (2021) con cui si è aggiudicato il premio Cognac per il miglior romanzo francese e “Sole e sangue” (2023).

A cura di Samanta Sitta

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