Soledad




Sinossi. 1939. L’Italia si prepara a vivere l’ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città. Quanta solitudine che c’è. In Europa la guerra è cominciata, eppure da noi qualcuno si illude ancora che sia possibile tenerla fuori della porta.

E poi sta arrivando la più bella delle feste, quella dove si mangia, si beve, ci si abbraccia, quella in cui ci si scambiano doni con le persone care; non bisogna avere pensieri tristi. La solitudine, però, la solitudine vera, è difficile da scacciare. Puoi essere solo perfino se stai in mezzo alla gente, se hai una famiglia, degli amici. Soprattutto puoi essere solo se decidono che sei diverso, magari perché non sai parlare, o perché ami persone del tuo stesso sesso. O perché, dicono, sei di un’altra razza. Anche Erminia Cascetta era diversa, a modo suo. Aveva troppa voglia di vivere, perciò l’hanno uccisa. In questo tempo che accelera verso l’abisso, spetta al commissario Ricciardi e al brigadiere Maione scoprire chi è stato. La chiave di tutto, però, è sempre la solitudine. Che, a volte nemmeno lo sappiamo, ci siede accanto.

«Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo. Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua. Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta».

 Un dicembre del commissario Ricciardi

di Maurizio de Giovanni

Einaudi 2023

Collana Stile libero big

Thriller, pag.288

 Recensione di Sabrina De Bastiani

Dimmi di Soledad, Diego. Dimmi cosa c’è dentro, dimmi quello che ci vuole per eseguirla come si deve.

Dire di Soledad. 

Dire cosa c’è dentro questo nuovo romanzo con protagonista il commissario Ricciardi, è una vera sfida.

Sfida a trovare le parole che possano restituire il senso di quanto così magistralmente espresso  in ogni riga, in ogni pagina di questo romanzo importante, umano e epico al contempo, dolente, struggente, ma vibrante e forte, saldo, più che mai ispirato.

Qui, tra le pagine più dolorosamente belle scritte ad oggi da Maurizio de Giovanni, ritroviamo brandelli di noi, ora. 

Come se quel dicembre del 1939 in cui si svolge il narrato non sia poi così lontano, e di fatto, emotivamente, non lo è.

Lu pacciu fuie e la casa resta.

Sí, era cosí: il pazzo scappa, e la casa resta.

Dovunque si vada, la casa è casa. Non sono mura, non sono sedie e non sono neanche pentole in rame.

La casa resta.

E così queste pagine sono “casa”, lo sono i luoghi, lo sono i protagonisti, che tanto bene l’Autore ci ha negli anni raccontato, che tanto bene   ha cresciuto, cullato, messo alla prova, sostenuto  nella libertà di esprimersi, non solo di  diventare,  ma di essere.

Torniamo a casa ancora una volta, dunque, con “Soledad”, e il senso, amico mio, è sempre lo stesso: restare umani.

Niente di più difficile, in un momento storico dove la pace scricchiola pesantemente, gli echi di guerra sono incubo, ma li si percepisce così tangibili in una città che  è uno snodo cruciale (…). Il porto, la posizione geografica, la quantità di gente che ci vive.

Il Natale è alle porte, ma questa volta non solleva e sospende dalle preoccupazioni, dal senso di solitudine che attanaglia per vari motivi ciascuno dei protagonisti, dalla paura. Il terreno si sgretola sotto i piedi, i passi si fanno incerti, i dubbi sull’altro, sul  prossimo si moltiplicano.

Cosa c’è, dall’altra parte? E soprattutto: c’è qualcosa, dall’altra parte?

In questo clima rigido, sotto tutti i punti di vista, dove ciascuno è chiamato a  smontare pezzo per pezzo il sistema di valori su cui aveva basato la propria esistenza, un omicidio,  il corpo di Erminia Cascetta che chiede giustizia. 

Il colpevole è colui che ha la colpa. Semplice. La ragione vera del male, il motivo per cui succede quello che succede.

Una giovane donna, bellissima, assassinata in casa propria, la  madre inferma immobilizzata a letto, che la chiama, la chiama, fino a non avere più voce e senza poter più ottenere risposta.

Lo strazio del Fatto,  la voce e l’immagine sbiadita di chi era stato ammazzato, l’ultimo pensiero tagliato a metà dalla morte, che gli arrivava addosso con tutto il rimpianto per la vita non vissuta.

Solo il commissario Ricciardi  può provare a trovare risposta perchè lui testimoniava l’ultimo pezzo di una vita spenta, non il primo dell’altra. I morti che recitavano l’estremo e disarticolato pensiero, che gli trasferivano l’estrema sensazione, non gli parlavano al di là di una cortina.

Erano ancora lí.

Ma più che mai sono  loro due il commissario  e il brigadiere, lì,  saldi.  Dopo tanti anni erano come una vecchia coppia di coniugi. 0 almeno, era cosí che Ricciardi immaginava diventassero un marito e una moglie, col tempo. A lui e Maione, per capirsi, ormai bastava un cenno, un’espressione. Se l’uno non voleva parlare, l’altro non insisteva: inutile fare domande. I pensieri sarebbero venuti fuori da soli, una volta maturi.

Si indaga dunque, su questo delitto, sulle amicizie, sulle frequentazioni altolocate e rampanti della vittima, nella figura illustre di un principe del Foro in età – No, commissa’, non un semplice avvocato. È uno di quelli che decidono il destino, chi viene difeso da lui vince sempre. 

Si cerca una  verità nella solitudine affollata della vita di questa giovane donna, mentre troppe verità vengono a galla nella vita dei protagonisti e non vi è tempo da perdere, nessuno spazio per esitazioni: dopo tanto pensare, per ciascuno di loro, vi è ora l’agire.

Per Bianca Palmieri di Roccaspina, che lo deve a se stessa e alla propria vita che ancora ha da essere vissuta, agire è bussare ad una porta; per il questore Garzo è il reinventarsi una vita per garantirla alla propria famiglia; per il brigadiere  Maione è  uno schiaffo, il più forte mai dato; per il dottor Modo è nella sorpresa della fiducia; per Nelide è nell’esprimere il proprio sentire; per il commissario Ricciardi è Marta, l’agire,  ed è per Marta il futuro. 

E dall’altra parte del mondo per Lei,  Laura, la luna (…) tramontò sul pezzo di oceano che avevano davanti. Che in fondo non era altro che la strada per tornare.

E a noi? Che succederà a tutti noi? (…) accennò al gruppo canterino che intonava per l’ennesima volta il ritornello.

Oje vita, oje vita mia…

Oje core ‘e chistu core…

Si’ stata ‘o primmo ammore…

E’o primmo e ll’úrdemo sarraje pe’ me!

– Vedi? Te lo stanno dicendo loro.

Entreremo in guerra, è inevitabile. E l’Europa intera si metterà contro di noi. Vedremo cosa farà il Giappone, e a quel punto l’America. Sarà una catastrofe. E a noi resterà per sempre il rimorso di non averli fermati in tempo.

(…) si mise le mani tremanti in faccia. E finalmente cominciò a piangere.

E a noi, che succederà a tutti noi, leggendo queste pagine? Succederà di restare avvinti ad un’indagine dai molteplici risvolti e stupirci per  una verità insospettabile eppure inconfutabile, succederà di partecipare con ogni fibra e pensiero alle vicende di ciascuno dei protagonisti, non uno di meno. Succederà di avere paura, di sorridere amaro e dolce, di incantarci una volta ancora per la meraviglia che è la piccola Marta, di piangere, si. 

E di ringraziare  Maurizio de Giovanni e il suo talento di anima e di penna, per averci permesso questo viaggio, questo dicembre, queste immagini, queste pagine che sono letteratura e che oggi, per tanti e troppi motivi, sono ancora più nitide, vicine, vere.

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Maurizio de Giovanni


Nato nel 1958 a Napoli, è autore della fortunata serie di romanzi con protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta, su cui è incentrato un ciclo di romanzi, tutti pubblicati da Einaudi, che comprende tra gli altri: Il senso del dolore (2007), La condanna del sangue (2008), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), Per mano mia (Einaudi, 2011), Vipera (2012, Premio Viareggio, Premio Camaiore), Anime di vetro (2015) Serenata senza nome (2016), Rondini d’inverno (2017), Il purgatorio dell’angelo (2018) e Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi (2023). Insieme a Sergio Brancato ha pubblicato due graphic novel sulle inagini del commissario Ricciardi: Il senso del dolore. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2017) e La condanna del sangue. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2018). È anche autore di: Storie azzurre (Cento Autori, 2010), una raccolta di quattro racconti lunghi dedicati al Napoli, la sua squadra del cuore; Il metodo del Coccodrillo (Mondadori, 2012, Einaudi 2016; Premio Scerbanenco).
Con I bastardi di Pizzofalcone (Einaudi 2013) ha inaugurato un nuovo ciclo contemporaneo, sempre pubblicato da Einaudi, continuato con Buio per i Bastardi di Pizzofalcone (2013), Gelo per i bastardi di Pizzofalcone (2014), Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone (2015), Pane per i bastardi di Pizzofalcone (2016), Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone (2017) che vede protagonista la squadra investigativa di un commissariato partenopeo. Il suo racconto Un giorno di Settembre a Natale è incluso nella raccolta Regalo di Natale edita da Sellerio nel 2013. È uscita nel 2014 un’altra raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Febbre appare accanto a quelli di De Cataldo, De Silva e Lucarelli. Inoltre, il suo racconto Un telegramma da settembre è incluso nell’antologia Sellerio La scuola in giallo, del 2014. Nel 2015 pubblica Il resto della settimana (Rizzoli)e Skira Una domenica con il commissario Ricciardi (Skira). Nel 2017 partecipa con un suo contributo alla raccolta di saggi Attenti al Sud, edito da Piemme, e con Rizzoli pubblica I Guardiani. Del 2018 sono Sara al tramonto (Rizzoli) e Sbirre (Rizzoli), scritto in collaborazione con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo. Nel 2019 pubblica per Sellerio Dodici rose a Settembre.
Tra le altre pubblicazioni si ricordano: Una lettera per Sara (Rizzoli, 2020), Troppo freddo per settembre (Einaudi, 2020), Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone (Einaudi, 2020), Gli occhi di Sara (Rizzoli, 2021), Una Sirena a Settembre (Einaudi, 2021), L’equazione del cuore (Mondadori, 2022) e Sorelle (Rizzoli, 2023).