Sotto le stelle di Genova




 Un nuovo caso

per Marco Canepa

di Marco di Tillo

Frilli 2023

Noir, pag.256

Sinossi. Una donna viene trovata uccisa dentro una barca tirata in secco sulla spiaggia dell’imbarcadero di Recco. Viene identificata come Maria Giansanti, moglie di Giulio, il comandante del battello che collega Recco a Camogli e San Fruttuoso. Si occupa del caso Marco Canepa, commissario capo della locale stazione di polizia, il quale chiede subito assistenza informale al suo amico Gianni Galletti, ex dirigente della squadra Omicidi di via Diaz e adesso, da pensionato, scrittore di gialli di successo. Entrambi erano grandi amici della donna uccisa e di suo marito e nessuno dei due riesce ad immaginare un valido motivo per quell’omicidio. Maria, infatti, non aveva nemici, sembrava essere una persona felice che amava moltissimo il suo compagno, il lavoro di segretaria presso un commercialista locale e anche l’attività di catechista che svolgeva da anni presso la parrocchia del parroco don Leandro, la cui chiesa, negli ultimi tempi, è sottoposta a continui furti. Oltre a calici e candelabri d’argento, è appena sparito anche un prezioso quadro del Cinquecento. Per questi furti sono stati arrestati un certo Franco Crespi, detto il Faina, noto spacciatore di cocaina della zona e il giovane ladruncolo minorenne Rino Romagnoli, nipote di tal Riddu, l’uomo che, anni prima, sotto l’effetto dell’alcol, ha investito e ucciso con la propria auto il papà di Canepa, Ermanno, e il suo vecchio amico Remo mentre attraversavano a piedi, sulle strisce pedonali, la strada davanti all’Istanbul Cafè. Poiché i coniugi Giansanti non avevano figli e sembrava anche che non ne potessero avere, il fatto che Maria fosse incinta, come si viene a sapere, fa sospettare l’esistenza di un amante segreto ed è proprio in quella direzione che si muovono le prime indagini. Ma Galletti non è convinto. A suo avviso c’è dell’altro e, per scoprirlo, chiede l’intervento di Fulvio Bosi, il suo fido assistente dei tempi della squadra Omicidi e oggi, pensionato anche lui. Così, alle regolari indagini di Canepa e dei suoi uomini si affiancano quelle “ufficiose” di Bosi e dello scrittore che, nel frattempo, continua anche a scrivere il nuovo giallo promesso al suo editore. Ma è l’efferato omicidio del parroco don Leandro, sacerdote amato da tutti i concittadini, a dare una nuova imprevista sterzata alle indagini, portando infine i due amici poliziotti verso una soluzione del caso che nessuno di loro avrebbe mai potuto né voluto assolutamente immaginare…

“Era girata su un fianco, sul fondo della vecchia barca tirata in secco, la mano sinistra poggiata sotto la guancia e il braccio destro steso lungo il corpo. Come se si fosse addormentata per caso in quello strano posto e in quella semplice posizione.

Gli occhi erano aperti, a fissare un punto preciso.

…il vasto ematoma violaceo sul collo che non lasciava dubbi riguardo alla causa della sua morte.

… Forse, prima di lasciare per sempre questo strano mondo, aveva guardato gli incerti scalmi su cui poggiavano i remi o forse stava fissando il viso del su assassino…

“Era una donna buona” sussurrò l’uomo in lacrime.”…

 Recensione di Loredana Cescutti

Inizia così, senza fronzoli, questa quarta indagine del commissario capo Marco Canepa, che con il suo trasferimento a Recco dalla ben più movimentata Genova, si aspettava una vita lavorativa al limite del monotono fino a quando, invece, la morte si abbatte sulla tranquilla località balneare e lo fa, accanendosi nei confronti di una persona benvoluta dall’intera comunità.

“… all’inizio di tutti i gialli, gli inquirenti brancolano sempre nel buio, come al solito, come del resto accade quasi sempre anche nella vita vera.”

Sarà questo che capiterà anche a Canepa e alla sua squadra, ma l’amico ed ex collega di una vita, l’ormai ex poliziotto e ora scrittore a tempo pieno di gialli molto gettonati Gianni Galletti, assieme all’ormai ex collega in pensione Bosi, si metteranno a caccia di indizi e a rileggere tracce con prospettive diverse, d’esperienza ma allo stesso modo anche con meno pressione, pur essendo legati pure loro alla vittima, per cui più motivati.

“… Canepa sapeva che la gente non diventa affatto più buona per opera dello Spirito Santo, ma solo perché il caso o, ancor meglio, la statistica consegnano spesso all’essere umano alcuni periodi di transizione tra una cattiveria e l’altra, per poi esplodere di nuovo ancora peggio di prima.”

Non conoscevo ancora questi personaggi, anche se rientravano fra quelli che sarei stata curiosa di incontrare e sicuramente, appena possibile recupererò i precedenti però, nonostante questa lettura “al buio”, mi sono sentita veramente coinvolta da subito grazie allo stile, all’umorismo tragicomico che ammanta le pagine anche nei momenti più cupi, e che viene utilizzato per smorzare la vera e propria tragedia che si nasconderà fra le righe di questa storia.

Pagine che odorano di buono e per me è stata anche l’occasione di un ritorno alle origini, se volete, poiché da anni immemori leggevo solo in digitale, ma sotto l’odore tipico della carta stampata, si cela un mondo sommerso di dolori di cui nessuno avrà voglia di parlare, fino a quando ogni meccanismo inizierà a mettersi in moto, a partire dall’omicidio e da quel momento, non sarà più possibile arrestare la valanga di fango che si preparerà a ricoprire tutto e tutti.

“… nel mondo le cose sbagliate erano così tante che non sarebbe stato possibile stilarne una lista completa neanche avendo a disposizione la vita intera.”

Ho trovato decisamente piacevole e rassicurante la scrittura di Di Tillo, ma anche coinvolgente e volta all’incuriosire progressivamente il lettore, riuscendo a prenderti in giro e a farti girare in tondo davanti alla difficoltà di ricomporre un puzzle scomposto, che per molto tempo darà l’impressione di aver perso i pezzi principali…

… ma poi, la verità arriva e si esplicita in tutta la sua brutalità, portando in luce storie scomode, davanti alle quali, però, non ci si può voltare dall’altra parte.

“Nessun serpente cattivo è come l’essere umano…”

È stato un feeling istantaneo quello mio verso la storia, composto da curiosità mista al piacere di stare in compagnia di questi nuovi personaggi così normali nel loro essere umani ma non d’azione, caratteristica tipica dei libri americani, ma di puro sentimento e amore per la verità.

“… un poliziotto impara in fretta, anche se un poliziotto è sempre un uomo che, se vede cose tanto brutte, vomita ancora…”

Guardare Recco attraverso gli occhi di Galletti e di sua moglie è stato semplicemente superbo e, avvertire il rumore dei gabbiani che volano in cielo sopra al mare agitato, riuscendo poi a percepire anche una parvenza di odore di salsedine e acqua assieme, portato dal vento, che ti si insinua nelle narici e ti rimane come fossi lì, anche se in realtà, probabilmente, la potenza evocativa della descrizione ti ha solo ricordato dell’ultima volta in cui sei stato in spiaggia.

“La curiosità non ha essenza, solo la realtà ha un’essenza reale. L’unica che conta nella vita.”

Si è rivelata sicuramente una storia di quelle brutte, sul fronte dell’indagine, perché va a risvegliare timori nemmeno tanto vecchi, che affondano gli artigli in uno degli ambiti investigativi più gravi in cui molti, preferirebbero non doversi mai imbattere per il notevole impegno emotivo.

La volata alla soluzione finale, in perfetto stile giallo, con gli indizi che iniziano ad unirsi e con la consapevolezza dell’impossibilità di poter tornare indietro arriva così, dal nulla, in un attimo, assieme alla percezione che anche nelle piccole comunità, il male alberga come un cancro estremo, che prova ad insinuarsi e a far man bassa di vittime innocenti.

Come avviene nei gialli e nei noir sapientemente costruiti, il finale sarà a sorpresa con una rivelazione esplosiva da un lato e, distruttiva dall’altro, poiché imporrà alle nostre coscienze la necessità di schierarsi.

E non sarà per nulla facile. 

“Il fine giustifica i mezzi… E il fine è sempre e comunque la conclusione di un’indagine. Non importa chi ci arriva prima. È la vittoria finale quella che conta.”

Alcuni fantasmi del passato continueranno ad albergare nel presente e chissà, che prima o poi non venga data voce anche a loro, così da portare allo stesso modo un po’ di pace e ad alleviare i tormenti

di chi li accudisce come vecchi amici, ma molto più distruttivi.

Buona lettura!

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Marco di Tillo


è laureato in Psicologia, ha scritto per più di vent’anni testi per programmi televisivi e radiofonici per la Rai. Per il cinema ha diretto la commedia Un anno in campagna e il giallo per bambini “Operazione Pappagallo”, scritto insieme a Piero Chiambretti. Per la Narrativa per ragazzi ha scritto “Il ladro di Picasso”, “Due ragazzi nella Firenze dei Medici”, “Il giovane cavaliere”, “Tre ragazzi ed il sultano” e le favole illustrate “Mamma Natale” e “Mamma Natale e i Pirati”. È stato autore di testi per fumetti pubblicati da numerosi periodici e quotidiani italiani. Ha ideato le serie “I grandi del calcio”, “I grandi del jazz”, “I grandi del cinema”. Ha vinto il Premio Paese Sera per una Nuova Striscia Italiana per le strip Piero e Yeti, ed è stato premiato da Hugo Pratt al Salone di Lucca. Ha pubblicato negli Stati Uniti i thriller storici “The Other Eisenhower” e “The Dollfuss Directive”. In Italia, ha scritto i gialli con protagonista l’ispettore romano laico-consacrato Marcello Sangermano. Sono già usciti “Destini di sangue”, “Dodici giugno”, “Il palazzo del freddo”. Ha scritto i romanzi “L’orco di Mussolini”, sul caso Girolimoni degli anni ’20, “La neve al mare”, che narra le disordinate vicende estive di tre ragazzetti di sedici anni, “Una santa per amica”, sulla sua amicizia giovanile con madre Teresa di Calcutta. Per Fratelli Frilli Editori pubblica da alcuni anni i gialli con protagonista il poliziotto genovese Marco Canepa, sono già usciti infatti “Tutte le strade portano a Genova”, “Come lupi nella neve” e “Omicidio all’Acquario di Genova”.