Splendore e viltà




Erik Larson


DETTAGLI:

Traduttore: Raffaella Vitangeli

Editore: Neri Pozza 

Genere: narrativa

Pagine: 704

Anno edizione: 2020

Sinossi. Il 3 settembre 1939, in risposta all’occupazione della Polonia da parte di Hitler, la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania, e l’intero paese si prepara ai bombardamenti e all’invasione naziste. Le istruzioni del governo, impartite alla popolazione, non smorzano affatto la gravità dell’ora: «Dove il nemico atterrerà» avvertono, «i combattimenti saranno violentissimi». Vengono smontati i segnali stradali, distribuite trentacinque milioni di maschere antigas ai civili, l’oscuramento è cosí totale che nelle notti senza luna i pedoni urtano contro i pali della luce e inciampano nei sacchi di sabbia. La paura di ritrovarsi i tedeschi nel giardino di casa è tale che persino gli alti vertici dello Stato si preparano a scelte estreme. Harold Nicolson, futuro segretario parlamentare al ministero dell’Informazione, e la moglie, Vita Sackville-West, mettono nel conto la possibilità di suicidarsi pur di non cadere in mano nemica. «Dovrà essere qualcosa di rapido, indolore e poco ingombrante» scrive Vita al marito. Nel maggio 1940 i bombardamenti cominciano realmente. Dapprima con attacchi apparentemente casuali, poi con un assalto in piena regola contro la città di Londra: cinquantasette notti consecutive di bombardamenti, seguiti nei sei mesi successivi da una serie sempre piú intensa di raid notturni. Nel maggio 1940, alle prime incursioni aeree sul suolo britannico, il primo ministro Neville Chamberlain, sfiduciato di fatto dal parlamento, si dimette e re Giorgio vi nomina al suo posto Winston Churchill. Dal 10 maggio 1940 al 10 maggio 1941 si svolge l’anno decisivo delle sorti del Regno Unito, l’anno che si conclude con «sette giorni di violenza quasi fantascientifica, durante i quali realtà e immaginazione si fusero, segnando la prima grande vittoria della guerra contro i tedeschi». L’anno in cui «Churchill diventò Churchill – il bulldog con il sigaro in bocca che tutti noi crediamo di conoscere – e in cui tenne i suoi discorsi piú memorabili, dimostrando al mondo intero che cosa fossero il coraggio e la leadership». Erik Larson lo narra in questo libro, formidabile cronaca dei giorni bui e di quelli luminosi di Churchill e della sua cerchia ristretta, e avvincente racconto dei «piccoli ma curiosi episodi che rivelano come fosse realmente la vita durante le tempeste d’acciaio di Hitler».

 Recensione di Loredana Gasparri


Questo è uno di quei libri che fa entrare nello spazio dietro le quinte della Storia dei Grandi Personaggi, tutto in maiuscolo. Winston Churchill è il nostro faro, il nostro uomo principale, da quando diventa Primo Ministro, per un anno esatto.

Non gli stiamo sempre incollati, e non sempre siamo nella sua testa (e di spazio ce ne sarebbe, con una mente come la sua). Lo vediamo attraverso gli occhi di chi gli stava intorno, i suoi collaboratori, la sua famiglia, i suoi oppositori, anche quelli altezzosi di Re Giorgio. Leggiamo i diari delle mille persone che in qualche modo entrarono in contatto con Winston Churchill, e anche tramite le parole scarne e i giudizi sul Primo Ministro, vediamo subito che è una di quelle personalità molto complesse di cui non è così facile essere amico.

L’impressione che ne ho ricevuto, tutta personale, è che a suo modo fosse aperto alle persone e avesse un certo entusiasmo per la vita, che rimase sempre alla base della sua personalità. L’educazione, una forte tendenza a pensare con la propria testa e a sovvertire le regole, a cercare soluzioni, soprattutto quelle meno facili, lo portava ad essere sopra le righe, imprevedibile. Facilmente odioso, ad un primo sguardo frettoloso.

Rigoroso, metodico e instancabile sul lavoro, era anche preda di scatti d’ira che lo rendevano quasi radioattivo, ma senza perdere mai il rispetto fondamentale per l’altro.

Quell’anno di premierato, il 1940, il suo primo, è stato un banco di prova davvero infernale. Spesso le cose sembravano ritorcersigli contro, quasi per un capriccio infantile di qualche divinità annoiata, in cerca di brividi da estorcere a spese del neo Primo Ministro.

L’Inghilterra sembrava dover soccombere da un momento all’altro ai tedeschi, in modo irreversibile. Churchill contava sull’aiuto americano, che non sembrava così desideroso di accorrere, e questo contribuiva a mordergli lo spirito, oltre alla consapevolezza scomoda di dover lottare ogni secondo contro la paura, l’inadeguatezza, il desiderio di arrendersi che talvolta circolava sotterraneo nei suoi ambienti. 

Churchill spicca in questo libro, ma ci sono tutte le mille voci di cui parlavo prima, che qui si fanno sentire anche per pochissime righe. Non sono solo giudizi o riferimenti al Primo Ministro. Siamo in tempo di guerra, e un momento parecchio cupo, in cui tutti sembrano camminare sul filo del rasoio, sforzandosi di non cedere alla paura di cadere di sotto. La vita, però, procede e continua nonostante attacchi, bombardamenti, colpi bassi, spie che scambiano segreti e lottano per restare vive.

C’è spazio anche per i momenti della vita familiare: amori che nascono, finiscono, piccoli pettegolezzi, beghe lavorative tra colleghi, ambizioni che si scontrano, che raggiungono o falliscono i loro obiettivi. Passeggiate o gite all’aperto, per apprezzare quei piaceri piccoli di dimensioni ma enormi di spirito, che contribuiscono a far sentire ancora vivi e a tenere viva la fiammella della speranza, lì sotto, nel sotterraneo in cui è andata a rinchiudersi.

Se amate la Storia, questo è un libro che sicuramente vi donerà piacere. Quello che mi è piaciuto e mi ha colpito è il modo in cui Erik Larson mette insieme una mole impressionante di documenti dell’epoca, cucendoli insieme in una narrazione molto omogenea, facendone dei punti caldi, in cui le emozioni umane, piccole e grandi, ravvivano e descrivono le azioni e gli eventi che scandiscono quell’anno 1940. Senza queste, senza l’atmosfera molto complessa creata dalle loro interazioni, questo titolo sarebbe solo una compilazione un po’ fredda di eventi. In certi punti, ci si immedesima nella persona che sta parlando, e ci si sente vicini, sia che si tratti di Winston Churchill, sia che stia parlando una segretaria, il Ministro degli Affari Interni, o un generale d’armata. Sono passati ottantaquattro anni da quel momento, ma non credo che qualcosa, nel modo di sentire e di vivere l’atmosfera del conflitto, sia veramente cambiato nell’essere umano. Non potremmo tenerne conto, prima di buttarci a capofitto in altri scontri?

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Erik Larson


è nato a Freeport, Long Island, nel 1954. Collaboratore di Time, New Yorker, Atlantic Monthly, Harper’s e altre prestigiose riviste americane, ha scritto numerose opere, tra le quali si segnalano Il giardino delle bestie, Gugliemo Marconi e L’omicidio di Cora Crippen e Scia di morte. L’ultimo viaggio di Lusitania, tutte pubblicate da Neri Pozza. Il diavolo e la città bianca ha vinto l’Edgar Award in the Best Fact Crime 2004. Erik Larson vive a Seattle con la moglie e tre figlie.

A cura di Loredana Gasparri

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