Storia del giallo italiano




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Luca Crovi

Editore: Marsilio

Genere: Saggio

Pagine: 507

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Il fatto che la crime fiction in Italia non abbia mai subito cali di popolarità o di consenso si può considerare una prova del suo legame indissolubile col modo di raccontare e di raccontarsi nel Belpaese. Luca Crovi ne rilegge la storia da un punto di vista inedito, utilizzandola come sensore delle aspirazioni e delle paure, dei sogni e dei peggiori incubi di un’intera nazione. Il risultato è una brillante cartografia dell’inferno del Novecento e del primo ventennio del Duemila, dalla Milano di Augusto De Angelis e Giorgio Scerbanenco, alla Roma di Giancarlo De Cataldo, dal boom degli anni Sessanta al grande successo di Andrea Camilleri, dai noir di Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Antonio Manzini e Maurizio de Giovanni ai legal thriller di Gianrico Carofiglio, fino ai gialli con humour di Marco Malvaldi e Francesco Recami, passando per i thriller di Giorgio Faletti e Donato Carrisi. Costruendo un percorso avvincente attraverso successi editoriali e repêchage di autori, più o meno noti, che hanno lasciato un segno nel panorama italiano e internazionale, Crovimette in rilievo differenze e analogie fra trame e personaggi, ambientazioni e schemi narrativi del giallo, il «frutto rosso sangue della nostra epoca». Davanti a un universo narrativo che parla dei lettori e ai lettori, terrorizza e affascina nello stesso tempo perché sembra esorcizzare, con il rigore razionale di un’indagine brillante e intuitiva, la paura dell’ignoto, non si può fare a meno di chiedersi: è forse un caso che in tempi di feroce incertezza, come quelli che stiamo vivendo, il giallo sia ancora il genere più amato dagli italiani?

Recensionè

La “Storia del giallo italiano” di Luca Crovi è una mappa precisa, puntuale e aggiornatissima su un genere per tanto tempo bistrattato e che potrebbe essere un valido aiuto per abbozzare una biografia dell’Italia moderna.

Strutturato in sezioni autonome, il saggio delinea lo sviluppo della letteratura gialla italiana a partire dall’esempio dei feuilleton francesi che tanto successo ebbero in tutto il mondo.

Sono due gli scrittori che si contendono, a loro insaputa, la paternità del genere nella Penisola: Francesco Mastriani con “Il mio cadavere” del 1851 e Emilio De Marchi con “Il cappello del prete” del 1857.

Curiosamente entrambi i romanzi sono ambientati a Napoli che fa da sfondo ad altri “protogialli” come “Il delitto di via Chiatamone” e “Il ventre di Napoli” di Matilde Serao.

Questi romanzi che anticipano le forme e gli schemi tipici delle “detective stories” hanno come caratteristica principale quella messa in luce da Loris Rambelli nella sua “Storia del “giallo” italiano”, la ricerca della specificità locale e diversamente dai gialli classici all’inglese ambientati in ville sperdute, in dimore avite o in manieri, hanno come scenari privilegiati località ben conosciute e caratteristiche, come del resto accade anche oggi dove i più rinomati giallisti italiani prediligono ambientazioni ben riconoscibili e automaticamente esplicative.

Il libro di Luca Crovi è una mappa utile anche perché localizza topograficamente i vari ambienti prediletti dai giallisti a riprova della grande aderenza ai problemi ed alle attrattive locali che peròriscuotono interesse anche a livello nazionale.

Anche se il giallo per tanto tempo è stato visto come un genere di infimo ordine e utile solo ad impiegare il tempo in treno, già un fine intellettuale come Antonio Gramsci nel 1929, anno di nascita anche del termine “giallo” in seguito alla pubblicazione dei “Gialli Mondadori”, gli riconobbe dignità di analisi:

Il romanzo poliziesco è nato a margine della letteratura sulle “cause celebri”, romanzate, colorite con l’ideologia popolare intorno all’amministrazione della giustizia. Il passaggio da tale tipo di  romanzo a quelli di pura avventura è segnato da un processo di schematizzazione del puro intrigo, depurato da ogni elemento di ideologia democratica e piccolo borghese.” (Letteratura e vita nazionale pag. 149).

Da un nucleo letterario derivato da influenze dei feuilleton ed anche dal melodramma in Italia si comincia a delineare una specifica narrativa gialla a partire dalle opere di Augusto de Angelis che con il commissario De Vincenti crea il primo investigatore convincente e credibile.

De Angelis ha dimostrato che si poteva scrivere un romanzo giallo di notevole livello anche nel Belpaese e da allora sono stati tanti che ne hanno seguito le orme, a partire dal celebre Giorgio Scerbanenco e Luca Crovi li presenta quasi tutti con grande bravura.

Un sezione del libro è dedicata anche al giallo in rosa e parla delle numerose scrittrici che hanno trovato la trama poliziesca ideale per le loro storie, partendo da Carolina Invernizio e Matilde Serao per approdare alle dominatrici delle classifiche di vendita attuali come Barbara Baraldi, Ilaria Tuti e Ben Pastor.

Tra le tante componenti del giallo italiane citate nel libro viene ricordato diverse volte anche il sito Thrillernord con i suoi tanti contributi alla diffusione ed alla fruizione del genere che tanto amiamo.

Dedicato anche al padre Raffaele che fu un grande divulgatore, critico ed anche scrittore di gialli, “Storia del giallo italiano” è un atlante indispensabile per gli appassionati perché come un coltellino svizzero ha diverse utilità, potendo essere una guida per la conoscenza delle origini del genere, un manuale che ci orienta nelle tante  tendenze che caratterizzano la narrativa poliziesca ed infine un repertorio quasi infinito di autori e titoli da cui pescare quando si ha voglia di leggere un giallo, un noir o un thriller intrigante e coinvolgente.

Luca Crovi ha scritto un saggio di grande interesse di cui si sentiva la mancanza e di cui si consiglia vivamente la lettura malgrado qualche errore evitabile; il più vistoso dei quali è quello che fa diventare Joe Petrosino capo della polizia di New York mentre invece fu posto a capo dell’”ItalianBranch”, squadra di cinque poliziotti di origine italiana specializzata nel reprimere i crimini commessi dai connazionali, conoscendone bene lingua, rituali ed abitudini.

  

Luca Crovi


 è tra i massimi esperti in Italia di letteratura di genere. Lavora per Sergio Bonelli Editore, dove dal 1993 si occupa della collana Almanacchi. Ha collaborato con «Italia Oggi», «Il Giornale» e «Max» occupandosi di musica. È autore di saggi e romanzi, da ultimi “Noir. Istruzioni per l’uso” (2013) e “L’ombra del campione” (2018), “L’ultima canzone del Naviglio” (2020). Ha sceneggiato fumetti ispirati alle opere di Andrea G. Pinketts, Joe R. Lansdale e Massimo Carlotto. Per Marsilio è autore della monografia “Tutti i colori del giallo” (2002) che ha inspirato l’omonima trasmissione radiofonica andata in onda su Radio 2, con cui ha vinto il Premio Flaiano nel 2005.

 

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