Storia di due anime




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Alex Landragin

Traduzione: Claudine Turla

Editore: Narrativa Nord

Genere: Narrativa

Pagine: 400 p., R

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Una storia iniziata più di due secoli fa (e non ancora finita). Sette vite. Tre manoscritti «impossibili». Due anime che si cercano. Un assassino. A Parigi, una ricca collezionista incarica un uomo di rilegare insieme tre manoscritti, composti in epoche diverse e da mani diverse. A una condizione: non leggerli. Ma quando viene a sapere che la donna è morta – qualcuno dice assassinata – il rilegatore rompe la promessa. Rimane così colpito – e turbato – dalla lettura dei manoscritti che decide di pubblicarli col titolo di Storia di due anime. L’educazione di un mostro. Dopo essere stato investito da una carrozza, Charles Baudelaire viene soccorso e portato in una villa subito fuori Bruxelles. Anche se lui non l’ha mai vista, la misteriosa padrona di casa dimostra di conoscere il suo passato fin troppo bene. E gli fa una proposta inquietante…La città fantasma. A Parigi, davanti alla tomba di Baudelaire, un uomo e una donna s’incontrano per la prima volta. Lui è un rifugiato tedesco, lei – Madeleine –, un’enigmatica appassionata di poesia. Con l’esercito nazista ormai alle porte, la città viene evacuata, ma i due decidono di restare. E, in quei giorni di passione, Madeleine gli racconta una storia incredibile: la storia di due anime che si perdono e si ritrovano da quasi due secoli. E poi gli chiede di partecipare a un’asta, dove si venderà il manoscritto di un racconto inedito di Charles Baudelaire, L’educazione di un mostro. L’uomo la asseconda, rimanendo così invischiato in una serie di brutali omicidi che sembrano portare la firma dell’esclusiva – ed elusiva – Société Baudelaire…I racconti dell’albatro. È la storia di Alula, colei che ricorda, e di Koahu, colui che dimentica. Una storia che comincia al tramonto del XVIII secolo, in una sperduta isola del Pacifico, e si dipana fino ad arrivare a Parigi, nel 1940, davanti alla tomba di Charles Baudelaire, dove il cerchio si chiude. O forse no…Un romanzo nel romanzo, in cui le tre storie possono essere lette una dopo l’altra oppure seguendo una sequenza alternativa di capitoli. Due esperienze di lettura, un’unica, eccezionale avventura letteraria.

Gli occhi sono l’elemento fondamentale. Raffigurali bene e avrai catturato l’anima di un uomo. Raffigurali male e non avrai colto nulla di lui.”

Recensione

Gli occhi saranno l’elemento fondamentale di questo libro, i veri protagonisti, coloro che catalizzeranno l’attenzione vostra e quella dei personaggi, coloro che hanno reso il mio viaggio e oltremodo renderanno il vostro indimenticabile.

La sinossi, da subito, si è rivelata accattivante e cosa c’è di meglio che ritrovarsi davanti a parole che ti attirano, ti ammaliano come in un incantesimo, se non lasciarsi andare, anzi farsi catturare e accettare tutto, ovunque ti condurrà.

Come leggerete o avrete già letto nella sinossi, due modi sono possibili per affrontare questo libro: accontentarsi di come è stato costruito e affrontarlo con estrema pigrizia ma non è nella mia indole, oppure smontarlo, spacchettarlo come un bel puzzle tutto da ricomporre, perdendoci anche un po’ di tempo in più, ma divertendosi e sentendosi parte attiva della costruzione e della trasformazione.

Secondo voi, quale metodo ho scelto?

È qui che la storia finisce: a questo scrittoio, su questa sedia malferma, in questa camera d’albergo umida, impregnata dell’odore dei molti uomini passati di qui, delle loro sigarette, dei loro unguenti, dei loro affanni.

In realtà è proprio da qui, che la MIA storia comincia, avete capito bene, proprio dalla fine, per poi fare un bel balzo nel passato e ripartire da dove tutto è iniziato.

Il mio nome è Alula. Io sono colei che ricorda. Il tuo nome è Koahu. Tu sei colui che dimentica. Molte vite fa tu e io siamo stati amanti. Ti ho amato nel modo in cui la conchiglia ama il mare: se qualcuno accostava l’orecchio alla mia bocca, ciò che sentiva era la tua canzone. Ti ho amato nel modo in cui la sabbia ama l’acqua: sempre pronta ad accoglierti con un fremito muto. Ti ho amato come il tuono che squarcia la notte, come la farfalla che accarezza il fiore, come la luna che insegue il sole. Fin dall’infanzia non abbiamo desiderato altro – tu, Koahu, e io, Alula – che stare assieme, sebbene appartenessimo a stirpi rivali che non avrebbero mai potuto essere congiunte dalla Legge.”

Una storia, questa, che non va raccontata, che non merita di essere spoilerata, ma che va vissuta intensamente e assaporata con estrema parsimonia. Io il libro, complice la febbre l’ho letto in due giorni, ma ancora adesso me lo porto addosso, lo percepisco e ne avverto la mancanza.

Landragin, sicuramente con il suo scritto fa un regalo enorme al lettore, ossia la possibilità di sentirsi probabilmente per la prima volta, quasi artefice del prodotto finale. Sì, perché fornendo le indicazioni necessarie per poter ricomporre questo particolare puzzle, piano piano lo mette di fronte alla trasformazione dell’intero manoscritto, dando vita, invece che ad una raccolta di racconti privi di un reale ritmo, ad un romanzo in piena regola, che ha un inizio e una fine, e che fornirà una visione a tutto tondo della storia che andremo a leggere.

Una narrazione che inizia, partendo da lontano, che con passione racconta di luoghi, tempi e personaggi singolari, che colloca il tutto in un contesto storico, con tradizioni, miti, credenze e ci fa viaggiare per mari, su terra e per città.

Si osserva l’impegno profuso nella cura descrittiva degli ambienti, dei contesti storici e si denota una caratterizzazione dei personaggi assolutamente approfondita. Personaggi realmente esistiti e figure probabilmente create per l’occasione si fondono rendendo la narrazione ricca, colorita e molto avvincente.

Ammetto una certa destabilizzazione nell’organizzare la lettura in modo sparso, ma non perché si sia rivelata estremamente difficile, ma solo perché io, avendola affrontata con ebook, mi sono ritrovata a perdere la cognizione nell’ordine a cui di solito sono solita considerare le mie letture… assenza di pagine da conteggiare per arrivare alla fine, ritrovarmi al cinquantasette per cento per poi saltare al sei e così via. Ciò che non sapevo ancora, però, è che tutto questo disorientamento, è stato fondamentale per farmi sentire ancora più addentra alla storia e dimentica del resto.

Alla fine, mi sono divertita da matti, perché quando le cose hanno iniziato ad assumere un senso, il numero delle pagine mancanti, le percentuali restanti ecc. hanno perso d’importanza e io non avevo altro in mente che sapere come, quando e soprattutto se le due anime sarebbero riuscite a rincontrarsi nuovamente.

La scrittura è estremamente scorrevole e a tratti volutamente delicata, come se l’autore fosse conscio del fatto che le due anime avrebbero potuto soffrire per la troppa frenesia, quella che talvolta si impossessa della mano di colui che racconta.

Se volete sentirvi partecipi nella ricostruzione dell’intero romanzo, per riuscire a viverlo appieno e per sentirvi più coinvolti, vi consiglio caldamente di affrontare la lettura seguendo il metodo della Baronessa.

Far combaciare un tassello all’altro, nel tentativo di cercare di riunire queste due anime da troppo ormai lontane, regala al lettore emozioni nuove e una maggiore vicinanza emotiva, che verso la fine del libro travolge ogni cosa con passione assoluta lasciandoti addosso una sensazione nuova, strana, bella.

Mettete da parte ogni preconcetto, aprite la mente e fate sì che sia la storia a prendere il sopravvento su di voi. Vedrete come ogni singolo pezzo troverà semplicemente il suo posto e come anche voi, percepirete una strana sensazione di ordine e di serenità, nel tentare di fare la cosa giusta, e chi lo sa che alla fine del lungo viaggio non ci sarete riusciti.

Ora che ci siamo rincontrati, ora che sai tutto quello che devi sapere, ora che hai scritto ogni cosa, forse la mia storia si sta finalmente avvicinando alla conclusione. Forse potrai infine riscattare il peccato che abbiamo commesso tante vite fa.”

Buona lettura!

 

 

Alex Landragin


è nato in Francia da una famiglia di produttori di champagne, ma si è trasferito in Australia quand’era bambino. Dopo aver conseguito un master in Scrittura Creativa, è diventato autore di guide turistiche per Lonely Planet, prima di iniziare a lavorare a tempo pieno come copywriter. Ha vissuto a Washington, Parigi, New Orleans, Los Angeles, Alice Springs e Marsiglia, per poi stabilirsi definitivamente a Melbourne.

 

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