Tales of the city




A cura di Silvana Meloni


 


Serie televisiva Netflix (2019). Genere: commedia, drammatico, suspense

Tales of the city è una miniserie televisiva (1 stagione, 10 puntate) prodotta e distribuita da Netflix(Stati Uniti d’America, lingua originale inglese) in Italia dal giugno 2019; è tratta dai più recenti racconti di Amistead Maupin e prosegue le vicende narrate nei precedenti tre capitoli della omonima saga, prodotti rispettivamente nel 1993, 1998 e 2001. Ambientata in San Francisco, California, è stata girata nel 2018, le scene degli interni sono state invece girate a New York.

 

 

 

Trama. È il racconto delle avventure di un gruppo di persone di diverse età ed esperienze ma tutte legate alla bella casa di Barbery Lane, antica dimora situata in cima ad una collina di San Francisco. La storia prende le mosse dalla vivace festa di compleanno della novantenne Anna Madrigal nel grande giardino di Barbery Lane, alla quale vediamo partecipare tanti personaggi queer. Tra gli invitati anche Mary Ann, che torna a San Francisco per l’occasione dopo vent’anni di assenza, accompagnata da un insofferente coniuge. Mary Ann ritrova i suoi amici di un tempo, ma anche il primo marito Brian e la figlia Shawna che aveva lasciato per dedicarsi alla carriera. La donna, che attraversa un momento di crisi di mezza età e vede lo sfasciarsi del suo secondo matrimonio, rientra rapidamente nella cerchia di Anna Madrigal, della sua “famiglia per scelta” e di una nuova generazione di giovani inquilini queer, tutti residenti nella grande casa di Barbery Lane, civico 28.

 

Personaggi (principali)

Anna Madrigal (Olimpia Dukakis);

Mary Ann Singleton (Laura Linney);

Shawna Hawkins (Ellen Page);

Michel “mouse” Tolliver (Murray Bartlett);

Ben Marshall (Charlie Barnett);

Brian Hawkins (Paul Gross);

Jake Rodriguez (Garcia);

Margot Park (May Hong);

Recensione

Il personaggio principale del racconto è la casa di Barbery Lane. Tutto (amori, tragedie, felicità e miseria) nasce e si sviluppa nella grande antica dimora arroccata sulla collina di San Francisco e nel suo giardino, metafora della vita dei protagonisti in carne e ossa nel loro mondo complicato.

Dalla prima puntata ci accorgiamo che il regista vorrà raccontarci qualcosa di non consueto, il compleanno di una novantenne molto speciale, Anna, adorata da un colorato mondo queer, da giovani e meno giovani che, per ragioni diverse, hanno trovato rifugio a Barbery Lane, nella sua casa che è, o è stata, anche la casa di molti di loro.

Questo è un momento gioioso, ma subito si evidenzia il primo conflitto tra i protagonisti. Mary Ann, che è partita vent’anni prima, si presenta alla festa con il suo attuale marito, che ovunque vorrebbe trovarsi tranne che con lei. Tuttavia, a parte la felicità dei vecchi amici nel rivederla, anche Brian e Shawna (ex marito e figlia) appaiono spiazzati dall’incontro.

Risentimento, sensi di colpa, dolore per l’abbandono, emergono in queste prime battute, e subito si comprende che esiste un non detto, un inganno che la presenza di Mary Ann rischia di portare alla luce: l’adozione della neonata Shawna da parte della coppia, mai confessata da Brian alla ragazza.

La verità. É davvero fondamentale per poter condurre la propria vita in serenità, facendo del bene, o comunque del proprio meglio, verso il prossimo non avere alcuna ombra, nulla da nascondere al mondo e a chi ti sta vicino?

Oppure esistono menzogne inconfessabili, forse anche nell’interesse del benessere dei tuoi cari, che ciascuno di noi è destinato a portarsi nella tomba?

Questo è il tema, e anche il fil rouge della storia che ci viene raccontata. Altri conflitti, di diversa gravità, coinvolgeranno tutti i personaggi nel corso delle puntate, che hanno come base questa domanda cruciale: il ruolo della verità.

La missione che Anna Madrigal ha portato avanti per tutta la vita è stata quella di consentire alle persone di poter condurre la propria vita senza dover mentire sulla propria identità sessuale, sulle proprie necessità, sulla propria visione del mondo. La verità rende liberi, è questo il suo motto. Ma è davvero così semplice? In un travolgente evolversi degli eventi, ricco di colpi di scena degni del migliore autore di thriller, arriviamo al potente climax finale che ci travolgerà nell’emozione.

Ma vi è di più. Anna Madrigal, Mary Ann e Shawna emergono nella serie con le loro storie, eroine del proprio tempo. Sono la metafora delle lotte delle donne per la conquista dei diritti, delle ricadute nel mondo del patriarcato, della ribellione giovanile di una generazione che fatica a trovare i suoi nuovi punti di riferimento.

Appartengono a tre generazioni differenti, hanno vissuto e vivono con retaggi molto diversi. Anna è il prodotto di una società omofobica e violenta, e in questa direzione,combattendo questa battaglia, ha speso la sua vita; Mary Ann appartiene alla generazione degli hippies, ma ad un tratto, impaurita dalla precarietà, ha cercato le sue sicurezze all’interno di un ricco matrimonio e di una vita borghese; Shawna è una venticinquenne che ha vissuto l’abbandono della madre in tenerissima età e che non riesce a trovare la sua dimensione, nonostante il grande affetto paterno, la famiglia allargata e la sensibilità di Anna, le abbiano trasmesso gli strumenti per acquisire autonomia e forza. Dalla rappresentazione di queste tre splendide eroine, parte il messaggio di energia e speranza che la serie ci trasmette.

Da non perdere.