Tehran Girl




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Mahsa Mohebali

Traduttore: Giacomo Longhi

Editore: Bompiani

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. Elham è l’avvenente segretaria di un uomo d’affari della Repubblica Islamica. È abituata a essere compiacente e carina, a venire considerata solo per il suo aspetto e a ricevere ordini, anche da se stessa. Ma quando il capo le rivela che suo padre, di cui si sono perse le tracce da venticinque anni, è vivo e abita in Svezia, la maschera da bambola crolla e riaffiora la bambina cresciuta in un covo di comunisti durante gli anni della rivoluzione. è stata lei a denunciare la famiglia con le foto che i pasdaran avevano trovato nel suo quaderno? O qualcuno si è servito di lei per far saltare la copertura dei genitori e porre fine alla lotta politica che li stava portando alla rovina? Mentre cerca una risposta, Elham corre per Tehran sulla sua Peugeot, zigzagando tra il traffico, le faccende di lavoro, i pretendenti, la madre oppiomane, il fratello sfaticato e gli ex fidanzati che vivono ancora a casa sua. Attraverso continui balzi temporali Mahsa Mohebali costruisce un romanzo teso in cui ribalta il cliché della donna oggetto e ci racconta il presente e il passato del suo paese, l’Iran, con una scrittura senza filtri, esplicita e irriverente. Che non scende a compromessi con alcun tipo di censura.

 

Recensione

Elham non rappresenta, di certo, l’immagine della donna Iraniana che ci arriva da quella cultura. Ha trentatré anni e non incarna affatto il prototipo della donna sottomessa.

Io ammetto di non aver mai approfondito la cultura mediorientale e ammetto che la figura di Elham mi ha decisamente spiazzata. Dai ragionamenti ai comportamenti, dal modo di apparire al carattere: la protagonista ribalta l’idea di donna  iraniana che avevo in mente.

Ed anche la sua storia mi ha presa in contropiede: tanti, tantissimi i personaggi che compaiono in modo più o meno determinante con tanti, tantissimi nomi che ho fatto fatica a memorizzare. Comportamenti sopra le righe, a partire dalla sgommata con l’auto fino al calcio tra le gambe sferrato ad un bestione grande e grosso. Situazioni che ho fatto fatica a mettere in fila anche per via della scelta fatta dall’autrice di  continui salti temporali che, secondo il mio parere, non hanno agevolato la lettura.

Probabilmente è un mio limite, probabilmente non ero pronta per una lettura di questo tipo ma non posso negare di aver fatto fatica ad arrivare alla fine.

Ciò che più mi ha incuriosita tra le tante vicende narrate è stato il rapporto di Elham con suo padre: lui che se n’è andato 25 anni prima e che solo ora lei apprende essere ancora vivo. Lo rintraccia con estrema facilità ma il risultato di questo riavvicinamento è diverso da quanto la ragazza aveva sperato. Sono loro ad essere diversi e quel vuoto lungo 25 anni non è colmabile in modo altrettanto semplice.

L’aspetto più toccante dell’intera vicenda è il senso di colpa che la protagonista si porta addosso fin da quando era bambina: è convinta di essere stata lei la causa della rovina della sua famiglia ma si rende conto di essere stata tradita. Qualcuno ha tradito lei e la sua famiglia in un periodo di instabilità politica ed ora, a distanza di anni, ha intenzione di capire chi possa essere stato anche se questo non potrà certo restituirle gli anni perduti.

E’ una missione, la sua, che però ho avuto l’impressione si sia persa tra una situazione e l’altra. Non è un racconto lineare. E’ a tratti claustrofobico.

I due obiettivi – trovare suo padre e capire chi all’epoca la tradì – mi sono sembrati due enunciati rimasti appesi a penzoloni su personaggi, vite e storie che hanno portato altrove il lettore.

E’ una storia che consiglio a chi voglia conoscere un personaggio che rappresenta l’inquietudine di una generazione che cerca il suo spazio al di sopra delle convenzioni di un luogo e di un tempo che gli vanno decisamente stretti. Una letture per chi voglia conoscere uno stile narrativo particolare e non abbia paura, a sua volta, di far parte di un esperimento letterario, secondo me, non adatto a tutti.

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

 

Mahsa Mohebali


Scrittrice, sceneggiatrice e critica letteraria iraniana, Mahsa si è laureata in discipline della musica all’Università di Teheran; nel 2009 ha vinto il Premio Golshiri per il romanzo Non ti preoccupare, mentre nel 2013 ha partecipato all’International Writing Program dell’Università dell’Iowa negli Stati Uniti. Vive a Teheran; Tehran girl è il suo quinto libro.

 

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