Tempo con bambina




Recensione di Francesca Marchesani


Autrice: Lidia Ravera

Editore: Bompiani

Genere: Biografia

Pagine: 208

Anno di pubblicazione: Giugno 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. Concluso all’indomani di una visita all’amatissima nipotina che vive in Texas, rivisto alla luce della pandemia che ha reso insormontabile la distanza, Tempo con bambina racconta i primi tre anni di vita di Mara Piccola, che a quattordici mesi veste i panni di bambina operaia, a due anni quelli di esploratrice avventurosa, e a tre e mezzo si avvia ad essere un’adolescente da latte, in lotta per la sua autonomia dal sostegno degli adulti. Sono gli anni più eccitanti di tutto il percorso di vita di un essere umano, i primi tre, e Lidia Ravera li scruta, li descrive e ne condivide l’incanto in un dialogo a distanza con sua sorella, Mara Grande, che è la vera nonna di Mara Piccola, o lo sarebbe se non fosse morta giovane ventisei anni fa, poco dopo aver affidato la figlia a Lidia. Nel 1979 Lidia Ravera ha pubblicato Bambino mio. Nel 1993 Sorelle. Oggi è il momento di Tempo con bambina: tre concessioni all’autobiografia a fronte di trenta romanzi. Tre lettere d’amore: al figlio, alla sorella, alla nipotina. Ma anche tre capitoli della storia di una generazione che doveva restare giovane per sempre e che sta facendo i conti con l’invecchiare. Che cosa vuol dire essere nonna oggi? Nel secolo scorso era l’unica parte in commedia offerta alle donne quando non erano più né giovani né madri. Il nipotino copriva un vuoto. La nonna viveva in casa dei figli, funzione della loro vita. Adesso non è più così. Per far posto ai figli dei figli devi spostare impegni, creare spazi, far saltare appuntamenti. Ma la forza del sentimento è immutata: è l’appassionata curiosità che chi si avvicina alla fine della vita prova per chi la sta incominciando.

 

Recensione

Lidia Ravera ci concede uno scorcio della sua vita in questa che è la sua terza autobiografia. “Tempo con bambina” non fa altro che parlare di sua nipote Mara. Una parentela indiretta dal momento che la mamma di Mara non è Lidia ma sua sorella, venuta a mancare troppo presto per prendersi cura di una figlia adolescente.

Quindi è stata Lidia che ha cresciuto sua figlia, e ora, appena può vola in Texas per prendersi cura di sua nipote. Quella che fa l’autrice è un ritorno all’infanzia, senza più la spada di Damocle della responsabilità genitoriale sulla testa. Essere nonni non è come essere genitori.

Ti godi solo il bello dei nipotini, per due mesi circa all’anno in questo caso, dal momento che ci vogliono sedici ore di volo per raggiungere gli Stati Uniti. Come Ravera, ci meravigliamo insieme a lei scoprendo la vita di una treenne.

Parla di come i bambini siano sempre felici, perché tendono a sintonizzarsi sul godimento immediato delle emozioni, non hanno un prima o un dopo a cui fanno riferimento. I ricordi precedenti sono troppo confusi per farci affidamento.

Stare insieme a un bambino ti fa capire meglio cosa siano le cose importanti della vita. Essere nonna ti dà il compito solamente di amare il bambino che ti trovi davanti, non devi essere severo o obbligarlo a fare il pisolino.

Come dice Lidia:

Ai figli si insegna, dai figli dei figli si impara”.

Così vediamo crescere e impariamo ad amare la piccola Mara dai capelli platino e dagli occhi blu a un ritmo di sei mesi alla volta. Essere una nonna a distanza in questi anni non è male.

Videochiamate quotidiane, foto e video sono all’ordine del giorno. Cerchiamo di non perderci più un istante della vita delle persone che amiamo e che non possiamo abbracciare solamente dopo qualche chilometro di macchina.

Poi è arrivato il 2020 e un’epidemia inizialmente sottovalutata che sta mettendo in ginocchio tutto il mondo.

E dove raddoppiano le distanze anche di chi era già troppo lontano. L’autrice racconta che per lei la quarantena, lo stare a casa così caldamente consigliato, non è un problema. Datele da leggere e da scrivere e si dimenticherà che c’è un mondo fuori ad attenderla.

Ma non da quando c’è Mara nella sua vita, non da quando non sa più dirle quando tornerà a trovarla promettendole giocattoli e abbracci. Ci stiamo perdendo tanto della vita delle persone che non possiamo più vedere tutti i giorni. Forse, una volta finito tutto questo riusciremo a gestire gli affetti in modo migliore?

Per concludere, non credo che questo sia un libro da regalare ai nonni o futuri tali. Loro lo sanno benissimo come ci si sente a essere di nuovo parte del cerchio della vita.

Piuttosto leggetelo voi, quando prendere sottogamba l’impegno di andare a trovare la nonna che vive da sola, o non avete voglia di fare una chiamata al nonno presi dalla frenesia di questa vita che, come abbiamo imparato, non è eterna.

 

 

 

 

Lidia Ravera 


Della sua infanzia è la stessa autrice a parlare nel suo sito: «A sette anni, alla scuola elementare Manzoni, registro il mio primo successo letterario. La maestra appende il “pensierino” alla parete, in corridoio. Le bambine delle altre classi vanno a leggerlo». Dopo gli studi, compiuti al liceo classico Vincenzo Gioberti, raggiunge la notorietà nel 1976 con il romanzo Porci con le ali, scritto a quattro mani insieme a Marco Lombardo Radice (con lo pseudonimo di “Antonia”). Il libro tratta della storia d’amore tra due adolescenti, attraverso la quale gli autori tracciano un affresco sulla vita dei “fratelli minori” della generazione del sessantotto. «Due milioni e mezzo di copie vendute in 30 anni. Traduzioni estere, polemiche a non finire, etichette. Un successo non cercato, non goduto, male assorbito. Comunque, ininfluente. Le sicurezze si formano prima, se si formano. Valeva di più il pensierino appeso al muro. Ma chi se lo ricorda». L’attività di scrittrice conta più di diciotto opere narrative e una sessantina di sceneggiature. Inoltre: undici canzoni, una commedia musicale (Porci con le ali, con Giovanni Lombardo Radice), un’opera (la versione femminile di Dottor Jekyill, musiche di Alessandro Sbordoni), romanzi rosa sotto pseudonimo, per Blue Moon, in gioventù, il più carino è Sintomi d’amore di Rhoda Skinner, migliaia di articoli, radiodrammi, novelle, racconti, un libro per bambini (Il paese di Eseap, poi ripubblicato col titolo de Il paese all’incontrario), situation comedy (la prima Casa Cecilia per Rai Uno è del 1980/81/82), film, testi per documentari, per cabaret, per Lucia Poli, monologhi (La donna Gigante). Il suo romanzo, Le seduzioni dell’inverno, ed. Nottetempo (2007), è stato finalista al Premio Strega 2008. Altri titoli importanti sono: In fondo, a sinistra… (Melampo, 2005), Il dio zitto (Nottetempo, 2008), La guerra dei figli (Garzanti, 2010), Piccoli uomini. Maschi ritratti dell’Italia di oggi (Il Saggiatore, 2011). Per Bompiani escono Piangi pure (2013), La festa è finita (2014) e Gli scaduti(2015). Del 2019 L’amore che dura, edito da Bompiani: la storia di un amore nato al tempo della rivoluzione femminista.

 

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