Tornare a galla




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Margaret Atwood

1^ edizione originale: 1972

Traduzione di Fausta Libardi

Editore: Ponte alle grazie

Genere: narrativa

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: giugno 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. Allarmata per l’improvvisa scomparsa del padre, una giovane donna torna nel luogo in cui ha trascorso l’infanzia: una piccola abitazione su un’isola deserta, al centro di un lago nel Québec. La porta non è chiusa a chiave, la casa è vuota, su uno scaffale ci sono fogli con disegni incomprensibili, ma del padre non c’è traccia. I tre amici che accompagnano la ragazza vivono questa gita come un’avventura, mentre per lei tornare nei luoghi dell’infanzia assume i contorni di un dolente pellegrinaggio interiore che coinvolge la sua identità di donna, il suo ruolo in un mondo che non è più in contatto con la natura e in cui gli uomini hanno perso di vista sé stessi. Inondata dai ricordi, la ragazza si rende conto che tornare a casa significa entrare in un altro luogo ma anche in un altro tempo, ed è costretta a confrontarsi con gli spettri del suo passato. Inquietante e poetico, costruito su una prosa limpida e affilata, il romanzo srotola il filo della narrazione nel labirinto oscuro e simbolico dell’intimità. Ma sa anche portare chiarezza sui temi della contemporaneità: il rapporto dell’uomo con la natura, il matrimonio, le famiglie, le donne frammentate e come potrebbero tornare a essere integre.

 

Recensione

E’ una giovane donna senza un nome, la protagonista di questo ormai “storico” romanzo di Margaret Atwood (uscito la prima volta nel lontano 1972), una donna che torna nella casa dove ha vissuto infanzia e adolescenza col padre, ora misteriosamente scomparso, su una piccola isola sperduta del Québec dove mancano persino elettricità, acqua corrente e qualsiasi agio che noi oggi troviamo normale.

Spinta in questi luoghi immersi in una natura così rigogliosa da essere quasi lei la protagonista, dal mistero della scomparsa del padre, si trova a ripercorrere un viaggio che è soprattutto interiore, nel passato, un viaggio sull’isola, che diventa una sorta di cammino interiore, fra ricordi che tornano a galla, più o meno chiari o sfumati. Un cammino che diventa ricerca ma non più del padre, quanto, piuttosto, di sé stessa, di chi è stata, di chi è, di chi potrebbe essere. Sullo sfondo il compagno, Joe, e la coppia di amici che l’ha accompagnata, dei quali nessuno in realtà pare accorgersi di quanto stia succedendo alla donna.

Latmosfera è sempre più surreale. La storia, narrata in prima persona da una protagonista sempre più preda della confusione della propria mente, assume contorni sempre più indecifrabili, la storia si fa sospesa nello spazio e nel tempo e la donna si confonde con la natura, selvatica, subendo una metamorfosi ella stessa.

Forse questa è la parte più mirabile del romanzo, quella finale, sebbene la più difficile, destabilizzante, ma che sa scuotere e instillare quesiti e temi irrisolti anche nel lettore.

Una Margaret Atwood quasi agli esordi, ma di una potenza unica già allora. Inconfondibile, insuperabile. Una scrittura che non si può dimenticare:

«Che c’è?» chiede. «Cos’hai?» Tengo le mani sulle sue spalle, è grosso, indistinto, profilo senza lineamenti, criniera della barba e dei capelli, la luna alle spalle. Si gira per chinarsi sopra di me; i suoi occhi scintillano, sta tremando, paura o tensione muscolare, oppure freddo. Lo tiro giù, la sua barba e i suoi capelli ricadono su di me come felci, bocca dolce come acqua. Pesante su di me, una pietra calda, quasi viva. «Ti amo» mi ripete sotto un orecchio, il suo catechismo. Digrigna i denti, si frena, vuole che sia come in città, una voluta barocca, complicata come un computer, ma io sono impaziente, il piacere è superfluo, gli animali non provano piacere. Lo guido dentro di me, è il momento giusto, mi affretto. Lui ha un fremito e allora sento il mio bambino perduto che affiora dentro di me, perdonandomi, emergendo dal lago in cui è stato recluso tanto a lungo, con gli occhi e i denti fosforescenti; le due metà si congiungono, allacciandosi come dita, il bambino germoglia, getta virgulti. Questa volta lo farò da me, accovacciata, sui giornali vecchi in un angolo da sola; o sulle foglie, foglie secche, un mucchio di foglie, è più pulito. Il bambino scivolerà fuori senza sforzo come un uovo, un gattino, e io lo pulirò leccandolo e reciderò il cordone con i denti, il sangue tornerà alla terra da dove è venuto; ci sarà la luna piena, il suo influsso sarà forte. Pag.151

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

 

Margaret Atwood


Margaret Atwood è una delle voci più note della narrativa e della poesia canadese. Laureata a Harvard, ha esordito a diciannove anni. Ha pubblicato oltre venticinque libri tra romanzi, racconti, raccolte di poesia, libri per bambini e saggi. Più volte candidata al Premio Nobel per la letteratura, ha vinto il Booker Prize nel 2000 per L’assassino cieco e nel 2008 il premio Principe delle Asturie. Fra i suoi titoli più importanti ricordiamo: L’altra Grace (2008), L’altro inizio (2014), Per ultimo il cuore (2016), Il canto di Penelope (2018), tutti usciti per Ponte alle Grazie. Margaret Atwood vive a Toronto, in Canada. Margaret Atwood, è autrice di più di cinquanta titoli di narrativa, poesia e saggistica. Fra i suoi romanzi ricordiamo Occhio di gatto, La donna che rubava i mariti, L’altra Grace, L’assassino cieco e la trilogia di MaddAddam (L’ultimo degli uomini, L’anno del Diluvio, L’altro inizio). Il suo classico del 1985, Il racconto dell’Ancella, è rientrato nelle classifiche con l’elezione di Donald Trump, quando le Ancelle sono diventate un simbolo della resistenza contro chi vuole togliere il potere alle donne, e con la distribuzione nel 2017 della pluripremiata serie tv. Margaret Atwood ha ottenuto numerosi riconoscimenti fra cui il Booker Prize, l’Arthur C. Clarke Award for Imagination in Service to Society, il Premio Franz Kafka, il Peace Prize del GermanBook Trade e il PEN USA Award alla carriera. Nel 2019 è stata nominata membro dell’Ordine dei Compagni d’Onore per il proprio contributo alla Letteratura. Ha lavorato anche come fumettista, illustratrice, librettista, drammaturga e burattinaia. Vive a Toronto, in Canada.


 

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