Trema la notte




Recensione di Paola Iannelli


Autore: Nadia Terranova

Editore: Einaudi

Collana Stile Libero

Genere: Fiction storica

Pagine: 176

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. 28 dicembre 1908: il piú devastante terremoto mai avvenuto in Europa rade al suolo Messina e Reggio Calabria. Nadia Terranova attinge alla storia dello Stretto, il luogo mitico della sua scrittura, per raccontarci di una ragazza e di un bambino cui una tragedia collettiva toglie tutto, eppure dona un’inattesa possibilità. Quella di erigere, sopra le macerie, un’esistenza magari sghemba, ma piú somigliante all’idea di amore che hanno sempre immaginato. Perché mentre distrugge l’apocalisse rivela, e ci mostra nudo, umanissimo, il nostro bisogno di vita che continua a pulsare, ostinatamente.

Recensione

Io sono il Male, che gli uomini inventarono per poter avere una giustificazione con loro stessi e considerarmi la causa di tanti misfatti di cui sono loro stessi i colpevoli.

Mi chiamano il Re delle Menzogne, in effetti sono il Re delle Menzogne, poiché sono il prodotto più grande delle menzogne umane”.

Nietzche

Il racconto si snoda sovrapponendo la storia di due vite, in apparenza lontane tra loro, ma nelle sostanze molto simili, quella di Barbara e Nicola. I due ragazzi attraverseranno insieme una tragedia di proporzioni gigantesche, complice una sciagura nata dalla vorace e impetuosa rabbia che scaturisce dalle viscere della Madre Terra: il terremoto del 1908, che distrusse le città di Messina e Reggio Calabria. Il tremendo episodio sismico chiude i battenti ai ritmi lenti e operosi delle comunità locali, aprendo così un capitolo molto doloroso, dove la lotta animalesca per la sopravvivenza si trasforma in un processo d’identificazione con gli istinti primordiali.

Le ventidue immagini dell’Arcano Maggiore anticipano la sostanza degli avvenimenti,  riscoprendo una tecnica narrativa già utilizzata da Italo Calvino in Il castello dei destini incrociati.

L’esistenza dei due ragazzi sarà scissa tra un prima e un dopo, dove l’argine della follia umana preme per rompere ogni diga emozionale, insinuandosi nei meandri della consapevolezza, dove il dolore fissa il punto di non ritorno.

Nicola, figlio di una ricca coppia alto borghese, ubbidisce ai voleri di una madre dispotica, che lo sottopone a torture psicofisiche che rasentano la follia. Barbara in cambio cerca con l’ostinazione e il coraggio tipico degli adolescenti, di sfuggire a un matrimonio imposto dal volere paterno, e vive quell’ultima sera, prima della tragedia, sospesa nella visione di una magica rappresentazione di un’opera lirica: Aida.

La mantica dei tarocchi compone il tempo narrativo, e passo dopo passo, rivela il destino dei giovani, le loro disavventure in un mondo rovesciato, in cui la bellezza e l’amore si sono trasformati nel preciso opposto, dove regna il più becero dei sentimenti noto come “odio”.

La logica delle immagini compone un quadro in cui le somiglianze e le affinità sono la chiave giusta per l’interpretazione dei segni, Barbara e Nicola, rinunceranno alle loro esistenze anteriori, per continuare a vivere seguendo ritmi e abitudini molto diverse.

La violenza che entrambi subivano prima che l’evento sismico deturpasse il loro quotidiano, incide sul piano di recupero teso al domani. Su quelle cicatrici indelebili edificheranno una nuova identità, rinascendo diversi, più forti e consapevoli dell’imprevedibilità del futuro a venire.

Il buio, la morte, la perdita dell’identità, la violenza, la fame, la sete, sono alcune delle parentesi che racchiudono la vera essenza di questo romanzo, tra le cui righe si legge la disperata esigenza di far rivivere un dramma antico, come l’abbandono della Natura amica, e la scoperta dell’anima nera della Terra, dove fiumi di magma silente alimentano la scia di quella vulcanica energia che ha cambiato nei secoli il volto del mondo.

Al centro di questa storia Nicola e Barbara si alternano per varie sequenze ma seguendo un percorso comune, i tarocchi li guideranno a incrociarsi e alla fine a distinguersi nella moltitudine di anime perse, per ritrovare la solidità amicale unica verità delle loro anime.

Nadia Terranova esprime con un linguaggio autentico, duro e con granitica realtà le scene di questo immenso quadro d’insieme, in cui i personaggi narrati esprimono senza  risparmio le dolenti note di una melodia fuori tempo, il cui spartito è sprofondato negli abissi dell’orrore, per riemergere sbiadito ma ancora leggibile.

A cura di Paola Iannelli

https://paolaiannelli.it/

Nadia Terranova


(Messina, 1978), si è laureata in filosofia e si è dottorata in storia moderna. Per Einaudi ha scritto i romanzi “Gli anni al contrario” (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award) e “Addio fantasmi” (2018, finalista al Premio Strega, vincitore del premio Subiaco Città del libro, del premio Alassio Centolibri, del premio Nino Martoglio e del premio Mario La Cava). Ha scritto anche diversi libri per ragazzi, tra cui “Bruno il bambino che imparò a volare” (Orecchio Acerbo 2012), “Casca il mondo” (Mondadori 2016) e “Omero è stato qui” (Bompiani 2019, selezionato nella dozzina del Premio Strega Ragazzi), e un saggio sulla letteratura per ragazzi, “Un’idea di infanzia” (ItaloSvevo 2019). Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo.

 

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