Trilogia della città di K.




Recensione di Fiorella Carta


Autrice: Ágota Kristóf 

Traduttori: Armando Marchi, Virginia Ripa di Meana, Giovanni Bogliolo

Editore: Einaudi

Genere: Narrativa

Pagine: 384

Anno: 2014

Sinossi. Quando “Il grande quaderno” apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la “Trilogia della città di K” ritrae un’epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.

Recensione

Ogni parola di questo romanzo è un livido.

Mi ha sollevata da terra per sbattermi sul soffitto e lasciarmi tramortita sul pavimento.

E quando ho pensato che quello fosse l’apice del dolore, sotto di me è crollato tutto, per sprofondare nella più luminosa delle crudeltà.

Una trilogia che comprende mondi, che esplora la scrittura senza orpelli, una coperta senza frange, bagnata e pesante di crudezza e meraviglia. Capitoli brevissimi ( quanto li ho amati! ) perché questa autrice non si perde in chiacchiere, non indora la pillola, te la fa ingerire a secco, senza acqua.

Leggere per strappare un velo, per graffiare il perbenismo, per darti uno schiaffo morale e esprimere pensieri che hai sempre avuto e che timorosi rimangono nel tuo inconscio.

Ágota Kristóf non bussa alla tua porta, la scardina e ti presenta i suoi protagonisti lerci, senza morale, selvaggi. Il primo libro è delirio poetico, il secondo, sebbene meno intenso, alterna  emozioni e nel terzo la scoperta, uno stato confusionale che resta, riporta indietro, scava nell’essere per farti leggere scomodità, tristezza, decadimento.

Questa lettura ti abbraccia e mentre ti fai avvolgere da questo calore inizia a stritolare, per lasciarti, alla fine, senza respiro.

Ágota Kristóf


( Csikvánd, 30 ottobre 1935 – Neuchâtel, 27 luglio 2011 ).

È stata una scrittrice e drammaturga ungherese naturalizzata svizzera. Come autrice, si è espressa quasi esclusivamente in francese, la sua seconda lingua, che non riuscirà mai a padroneggiare pienamente e senza errori, una circostanza che, nella narrazione autobiografica, portò la scrittrice a definire se stessa come un’«analfabeta»

 

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