Recensione dell’autore
Antonio Lanzetta
Autore: Malcolm Mackay
Editore: SEM
Genere: thriller
Pagine: 831
Anno di pubblicazione: 2018
Negli ultimi tempi mi sono chiesto che problemi hanno quelle persone che, riferendosi a libri e cinematografia, si pongono domande del tipo: “È davvero necessaria un’altra storia di violenza?”
È come se Gomorra avesse svegliato dal letargo tutti i benpensanti e che questi, all’improvviso, avessero trovato una giustificazione a problemi quali la delinquenza minorile nelle strade di Napoli o altre città italiane. La proposta di modelli negativi, personaggi respingenti, può davvero attivare un meccanismo di emulazione?
Se è corretta la logica in base alla quale guardare un episodio di C.S.I. può insegnarci a commettere l’omicidio perfetto, eludendo gli esami della scientifica, allora avrebbe senso proibire a un bambino guardare i film sugli Avengers o sull’Uomo Ragno, perché altrimenti potrebbe buttarsi dalla finestra solo per provare a saltare sul palazzo dei vicini.
In pratica, siamo così presi dalla memoria della caccia alle streghe che non capiamo i contenuti della fiction. Non cogliamo il senso delle metafore, delle immagini o delle parole. Vogliamo essere giudici, implacabili moralizzatori, perché siamo troppo ignoranti per capire, e allora sì… un altro libro sulla criminalità era necessario. Anzi no, non solo un libro ma una trilogia.
La Trilogia di Glasgow di Malcolm Mackay, edito da SEM.
Calum MacLean è un cane sciolto, un killer, uno di quelli che, se hai qualcuno da togliere di mezzo, puoi chiamare per avere un lavoro pulito. MacLean è giovane, una nuova leva nelle strade bagnate dalla pioggia di Glasgow, eppure nei suoi modi, nel suo approccio alla legge del piombo, ha l’esperienza di un veterano.
Giovane, proprio come la penna e la mente da cui è nato. Lo scrittore scozzese Malcolm Mackay è un narratore formidabile e onnisciente. I suoi occhi, una telecamera sui vicoli, nei club fumosi, sopra i banconi di legno, marci e bagnati dai fondi dei bicchieri o attraverso le nubi di fumo. Tutto inizia con una telefonata: un pesce piccolo della criminalità di Glasgow, un tizio di nome Lewis Winter ha pisciato fuori dal vaso, facendo affari che non avrebbe dovuto.
Questo basta al boss Peter Jamieson per prendere una decisione: Winter deve morire. Una telefonata e una mano che impugna una pistola, la mano di Calum MacLean. Tra faide di bande e la polizia che gira a vuoto come un cane che prova a mordersi la coda, Malcolm Mackay mostra la sua versione della Scozia, così vicina alla Napoli di Saviano, alla Marsiglia di Jean-Claude Izzo o alla Birmingham dei Peaky Blinders. Il crimine ha un volto umano e parla una sola lingua.
La Trilogia di Glasgow non è solo una crime story, ma un racconto di vita. Un volume imperdibile per gli appassionati del genere. La morte necessaria di Lewis Winter, Come muore un killer e Il Sangue all’improvviso, tre libri in uno attraverso i quali conoscere, e lasciarsi sedurre, dal lato oscuro del male.
Come si diventa un killer?
Quanto sporca è la terra su cui mettiamo i piedi ogni giorno?
Malcolm Mackay riesce a caratterizzare Calum MacLean e gli altri personaggi come solo i maestri della scrittura sanno fare. Autenticità e umanità, due chiavi di lettura del romanzo nero che fanno di questo autore una proposta interessantissima.
E quindi ancora, era davvero necessaria un’altra storia che parlasse del male? Dove sono finiti i buoni? E i poliziotti che chiudono le indagini nonostante i loro problemi esistenziali? Non so voi, ma io sono stanco invece di guardare la bella facciata delle cose; è ora di non aver paura di sporcarsi le mani. Forse ci aiuterebbe a vivere meglio.
Buon viaggio a Glasgow.
Malcolm Mackay
Malcolm Mackay (Stornoway, 1981) è un indiscusso maestro della crime story britannica.
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