Tutta quella brava gente




Recensione di Elsa Flacco


Autore: Marco Felder

Editore: Rizzoli

Genere: noir/poliziesco

Pagine: 384

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Per un poliziotto siciliano da troppi anni a Roma, desideroso solo di tornare a casa, non c’è niente di peggio dell’attendere un trasferimento che non arriva. Anzi, una cosa c’è: un trasferimento punitivo con decorrenza immediata. A Bolzano. Tanino Barcellona avrebbe fatto meglio a non inimicarsi certi superiori. Adesso che è in esilio tra le montagne, circondato da gente che parla tedesco, con la colonnina di mercurio inchiodata allo zero, non ha nemmeno il tempo di pentirsi degli errori commessi. Un assassino è all’opera: soffoca le sue vittime e non lascia traccia. Il caso è da prima pagina, l’inchiesta delicatissima. E Tanino è costretto ad affiancare nell’indagine Karl Rottensteiner, un veterano della Mobile che assomiglia a Serpico. I due formano una coppia esplosiva: tanto è schietto, impulsivo coi guastafeste e galante con le donne il siciliano, quanto è laconico, indecifrabile e tormentato il collega. Se poi ci si mette Giulia Tinebra, agente scelto dai capelli rossi con la passione per le moto di grossa cilindrata, allora i fuochi d’artificio sono assicurati. Tra vecchie birrerie, strade ghiacciate e baite nel fitto dei boschi, i poliziotti dovranno risolvere un mistero che affonda nel passato – ancora aperto – di una terra contesa, dove le guerre, i vessilli del nazionalismo e il boato del tritolo non sono mai stati dimenticati. Qui le ferite non si rimarginano, qui i cuori covano odi antichi. Alternando i toni della commedia alla durezza del noir, Tutta quella brava gente riapre una delle pagine più controverse della storia d’Italia e racconta dal bordo di un confine gli incubi collettivi di ieri e di oggi.

Recensione

A leggere la sinossi di questo romanzo può insorgere il sospetto di essere alle prese con l’ennesima versione dello stereotipo del poliziotto buono e del poliziotto apparentemente cattivo, che poi si rivela di tutt’altra pasta: il giovane agente siciliano estroverso, passionale e galante, in coppia con l’anziano tirolese burbero, i modi bruschi a celare la profonda umanità.

Ma basta iniziare la lettura per essere trascinati in una storia per nulla banale, con ambientazioni accurate ed efficaci che superano i luoghi comuni creando una vicenda solidamente ancorata alla storia e alla cronaca di quella parte d’Italia così eccentrica e speciale, dove si trova catapultato il povero Tanino Barcellona da Messina, in punizione per aver pestato i piedi ai suoi superiori a Roma.

E allora addio ritorno a casa, si fanno le valigie per il gelido settentrione, dove l’inverno ha i colori dei boschi innevati e delle baite abbandonate, ma anche delle luci e dei mercatini natalizi di questo ultimo lembo d’Italia.

La coppia di poliziotti protagonisti ricorda un po’ i film americani, col giovane pivello affiancato al veterano disilluso e apparentemente cinico, dove le schermaglie e i contrasti iniziali cedono via via il passo a un’intesa sempre più profonda e complice.

Ma questo romanzo, lo dicevamo, è molto attento a mantenersi al di sopra degli stereotipi, divertendosi anzi a demolirli dall’interno. Solo a fine lettura ho scoperto che lo pseudonimo Marco Felder nasconde due autori, Andreetto e Pispisa, rispettivamente bolzanino e messinese, che evidentemente hanno sostanziato i protagonisti del proprio vissuto e si sono divertiti a giocare ai cliché tra di loro, con autentico godimento da parte del lettore, che ravvisa e nello stesso tempo si vede ironicamente smontare preconcetti semplificatori e ormai consunti.

La vicenda che Gaetano Barcellona e Karl Rottensteiner si trovano a dover dipanare appartiene a prima vista alla tipologia degli omicidi seriali, solo che appare enigmatico il criterio di scelta delle vittime: attempati solitari legati all’irredentismo di matrice tedesca, sembrerebbe in un primo momento, se non venisse assassinato con le stesse modalità un tossico di una generazione più giovane, affiliato all’estrema destra italiana.

Un rompicapo, insomma, che conduce a un infortunio professionale piuttosto serio, all’origine dell’allontanamento della strana coppia di detective dall’insidiosa e complicata inchiesta. Ma i nostri amici non si danno per vinti, battono piste alternative a quelle ufficiali imposte dall’alto, con l’inspiegabile benevolenza della superiore Angelica Guidi e il discreto sostegno dei colleghi, e tirano fuori pian piano una vecchia squallida storia, in cui il vecchio Karl pare coinvoltoinestricabilmente, al punto da giungere a un crollo nervoso capace di compromettere l’indagine.

Ma grazie all’aiuto di un’affascinante collega, il caparbio Tanino, tra un vorticare di storie sentimentali ed erotiche in declino, di passaggio e in ascesa, riesce in qualche modo a ricostruire l’antica tragedia e a riacciuffare il nuovo amico prima che precipiti inesorabilmente nel baratro della follia.

Una storia ben congegnata, scritta con uno stile accattivante e la capacità di restituire con descrizioni vivide atmosfere pregne di sensazioni, animata da personaggi di compiuta verosimiglianza e inserita in un contesto di notevole spessore geografico e storico-politico, che sostanzia l’elemento noir e la struttura da thriller confezionando un romanzo che supera gli standard di genere e offre una lettura significativa, oltre che appassionante.

 

Marco Felder 


Marco Felder è lo pseudonimo di Jadel Andreetto e Guglielmo Pispisa, membri dell’ensemble narrativo Kai Zen e autori di romanzi, saggi e racconti.

Jadel Andreetto, bolzanino, è uno scrittore, traduttore e giornalista italiano. È uno dei fondatori del collettivo Resistenze in Cirenaica. Ha curato diversi progetti e corsi di scrittura collaborativa tra cui Cronache dalla polvere (Bompiani 2019) sul colonialismo italiano.

Guglielmo Pispisa, messinese, ha pubblicato romanzi, racconti e saggi letterari. In particolare, si è occupato dell’opera tondelliana, oggetto di una indagine critica nel volume Tondelli e gli anni ottanta. Rilettura di un decennio attraverso il suo cantore predestinato (Edizioni Sinestesie, 2013). Tra i suoi romanzi, ci sono La città perfetta, pubblicato nel 2005 da Einaudi Stile Libero; La terza metà, uscito per le edizioni Marsilio nel 2008; Il Cristo ricaricabile, pubblicato nel 2012 da Meridiano Zero.

La presenza di Guglielmo Pispisa e Jadel Andreetto nella narrativa italiana contemporanea si connette ad uno degli esperimenti più interessanti degli ultimi anni, quello della scrittura collettiva che, pur avendo una sua tradizione, nel nostro paese esplora una propria dimensione creativa ed editoriale a partire soprattutto dai successi di Wu Ming, e, più tardi, Kai Zen, fondato nel 2003 da Pispisa, Andreetto, Bruno Fiorini e Aldo Soliani. Nascono così La strategia dell’ariete (Mondadori, 2007) e Delta Blues (Verdenero, 2010), esito di una scrittura romanzesca a più mani. Kai Zen, letteralmente composizione di due termini giapponesi, con il significato di “cambiare in meglio”, “miglioramento continuo”, è stato inserito, dal punto di vista critico, nella corrente del New Italian Epic.

 

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