Tutti dormono nella valle




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Ginevra Lamberti

Editore: Marsilio Editori

Genere: narrativa

Pagine: 224

Pubblicazione: marzo 2022

Sinossi. Costanza ha diciotto anni ed è nata in una valle dove il sole sorge tardi e tramonta presto. Il padre, Tiziano, voleva un maschio. La madre, Augusta, voleva una bambola. Incapaci di comunicare, i loro corpi coesistono in una casa gialla circondata da boschi, vecchi riti contadini e nuovi riti industriali, superstizioni, voci di paese, anziane dette “streghe”. Ci sono i campi da lavorare, il cimitero per i morti e la chiesa per chi aspetta il regno del Signore. Il campanile batte le ore con tre minuti di ritardo sul resto del mondo, e Costanza cerca di coprire lo svantaggio scappando, smezzando acidi e dormendo su pavimenti. Macina chilometri lungo la statale in cerca di passaggi per l’altrove. Lo fa con Livia e con Mimì, con Fiorella e tutte le ragazze e i ragazzi come loro. Sono gli anni Settanta, e i loro vecchi non sono pronti a guardare in faccia questa nuova specie di animali. Quando Costanza incontra Claudio – che sa sistemare i denti anche se non è un dottore, inventa storie, nasconde tesori ed è fidanzato con l’eroina – comprende di aver trovato il suo altrove. Non importa se si chiama Roma o Bombay, se si trova in un vicolo di periferia o in una comunità in cima a una collina, così come non importa se ci si ammazza di botte, se i soldi finiscono e le mani invecchiano. Importa solo non tornare nella valle, che non lascia mai in pace e dopo quarant’anni rivuole ancora indietro le sue figlie ingrate. Claudio viene da una grande città piena di rovine e memorie antiche e, non potendo riavere indietro il padre, vuole solo andare via da se stesso. Vuole andare via anche se la madre accetta le sue stranezze, scambiandole per modernità. Così Claudio e Costanza, inconsapevoli del futuro ma impegnati nel presente, cominciano a vivere insieme, e la vita porta avventure, dolori, allegrie e la bambina che oggi racconta questa storia.

Recensione

Andare. Tornare. Ma non restare.

Nella valle non si può stare, o almeno, Costanza non ci può stare, l’importante è andarsene, non importa verso dove, o per quanto tempo. Per poi, sempre, comunque, tornare. Il sole lì lo si vede pochissimo, specialmente d’inverno, l’orologio del campanile batte l’ora con tre minuti di ritardo: un luogo e un tempo che non lasciano in pace, quasi un tormento.

Un tempo altro rispetto al mondo fuori dalla valle, un tempo tutto per conto suo, un po’ come i capitoli di questo terzo romanzo di Ginevra Lamberti, che senza pietà per il lettore passano di continuo avanti e indietro sulla linea del tempo, seguendo un filo che non è di sicuro quello che va ordinatamente dal passato al presente, bensì passa per l’essenza liquida della memoria, del racconto, del dolore, della povertà, della droga, del ritorno, della salvezza (e molto altro). E però di passato si parla, nonostante la parola non venga mai nominata.


Non è un romanzo facile questo, di quelli che puoi leggere un pezzetto alla volta, qualche pagina prima di addormentar
ti. Devi prestare attenzione, leggere con cura. È una scrittura troppo bella, precisa, complessa, ma così ipnotica, ti prende, non la puoi lasciare, devi proseguire, ammaliato
.

E il numero notevole di personaggi ti costringe a tener desto occhio e memoria per non perdersene qualcuno per strada; nemmeno un indice coi capitoli ti concede, “seguimi sembra dire l’autrice – e non te ne pentirai”, anche il tempo ci si mette, muovendosi lungo una linea tutto meno che retta; e la valle, con poco sole, anche in senso metaforico.

Generazioni si susseguono: ce lo dice subito, senza tanti giri di parole, quella specie di albero genealogico in apertura di libro, subito dopo l’esergo. Tu parti e non sai dove ti stai infilando, credi in una valle, ma non sarà proprio del tutto così. Sono tanti i luoghi e gli spazi. E sempre questo andare. Ma soprattutto questo tornare. Tornare dove e a chi?

Una vita senza sconti, e nemmeno gran regali (specie per Costanza, che “nella vita ha sempre accudito”) un’epoca complessa, molti cambiamenti e difficoltà, passando per la droga e San Patrignano (luogo di nascita che accomuna protagonista e autrice, Gaia e Ginevra, come la lettera G).

Ma non troverete autocommiserazioni o pianti facili, nonostante ci sia tutta la difficoltà a vivere e a morire dei personaggi, che non potrete fare altro che lasciarvi entrare sotto la superficie della pelle come piccoli spilli. Le vite di Augusta, Costanza, Claudio, Gaia, e tutti gli altri. Le vite, la vita, e la morte.

Si pensa che morire sia facile, Gaia, ma morire è difficilissimo.

La curiosità di Gaia per la morte non era dovuta al fatto di essere circondata da persone che avevano la tendenza a morire, quanto al fatto che avessero la tendenza a morire faticosamente, a puntate, a piccoli pezzi persi per strada fino a consunzione completata. Che strano, pensava guardandosi intorno. È per via dello stress, per via della spericolatezza, è perché siamo stati molto cattivi?”

Ginevra Lamberti si racconta e ci racconta un’epoca, una valle, una famiglia con la potenza di una scrittura e una voce solo sua, che regala un piacere di lettura oggi, ahinoi, quasi inedito. Un’autrice giovane, assolutamente da scoprire, se ancora non l’avete fatto, certamente da tenere d’occhio.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Ginevra Lamberti


Ginevra Lamberti è nata nel 1985 e vive a Vittorio Veneto. Dopo La questione più che altro, uscito nel 2015 per nottetempo, con Marsilio ha pubblicato Perché comincio dalla fine (2019, premio Mondello 2020). I suoi romanzi sono stati tradotti in Germania, Cina, Francia, Regno Unito e Brasile. Scrive per Domani.

 

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