Ultimo respiro




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Robert Bryndza

Editore: Newton Compton Editori

Traduzione: Beatrice Messineo

Serie: Erika Foster #4

Genere: Thriller

Pagine: 352 p., R

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Il corpo di una donna viene ritrovato in un cassonetto, con gli occhi spalancati e i vestiti ricoperti di sangue, e la detective Erika Foster è tra i primi a giungere sulla scena del crimine. Il problema è che questa volta il caso non è suo. Mentre tenta di assicurarsi un posto nella squadra investigativa, Erika non può fare a meno di notare che le caratteristiche del ritrovamento ricordano un omicidio irrisolto avvenuto quattro mesi prima. Il cadavere di un’altra donna, abbandonato in un luogo analogo, presentava una ferita identica: un’incisione fatale sull’arteria femorale. Nell’ombra c’è un assassino che adesca le sue vittime online, nascondendosi sotto una falsa identità. Le sue prede sono donne giovani e attraenti. Quando un’altra ragazza scompare, per Erika e la sua squadra ha inizio una corsa contro il tempo sulle tracce di un individuo terribilmente sadico. Ma come si può catturare un killer che non sembra nemmeno esistere?

«Una nuova eroina detective tinge di rosa il thriller di Robert Bryndza. Si chiama Erika Foster, ed è una poliziotta tenace e testarda. Come Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti. Risolvere il caso diventa per lei questione di vita, occasione di riscatto.» (La Repubblica)

«La tosta detective Erika Foster è di nuovo al lavoro.» (Il Corriere della Sera)

«Un autore che sa appassionare a ogni pagina.» (Jeffery Deaver)

«La suspense vi risucchierà in questo thriller con protagonista Erika Foster, la detective della provincia londinese dal piglio deciso e dall’animo inquieto diventata famosa con il bestseller mondiale La donna di ghiaccio.» (Il Venerdì di Repubblica)

“I lati meravigliosi dei social sono parecchi: ci permettono di restare in contatto con gli amici e i parenti lontani migliaia di chilometri, di formulare opinioni, sfogare i nostri sentimenti. Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia che ancora non abbiamo compreso a pieno. Per questo bisogna scegliere con cura cosa mostrare alla gente. Non sempre è possibile sapere chi sta guardando…” (Robert Bryndza)

Recensione

Con questo suo nuovo libro Robert Bryndza ha sicuramente colto nel segno, riportando alla ribalta, se ancora ce ne fosse stato bisogno quale sia uno dei problemi collaterali della rete alla quale oramai tutti noi, senza distinzioni, chi più chi meno affidiamo una parte della nostra vita. Le foto di famiglia, quello che facciamo durante la giornata, come viviamo, dove andiamo, addirittura quando siamo in vacanza che è una cosa che almeno io, normalmente comunico sempre al mio rientro, perché ritengo che sbandierare ai quattro venti di essere partita sia come lasciare un bel messaggio ai malintenzionati: “Ehi, casa libera, se vi interessa!”.

L’autore però, con questa storia non si limita solamente a metterci davanti agli effetti dovuti ad una, passatemi l’espressione, vita “in vetrina”, bensì riuscirà a mostrarci un rischio ancora più grave, il pericolo derivante da chi si nasconde dietro un comunissimo profilo social. Questo perché ognuno di noi normalmente, allestisce il suo spazio virtuale come fosse una parte di sé e sulla base di ciò che mostriamo, gli altri possono farsi una loro idea su di noi. Quanto più noi diamo tanto più gli altri ci prendono, ma la cosa peggiore è quando tanto più noi diamo e tanto più loro sanno di noi per poi riuscire ad attirarci nella loro rete.

Quando navighiamo, è difficile distinguere fra persone reali che anche se sentiamo e vediamo solo virtualmente tramite chat e post interagiscono con noi in modo onesto e spontaneo.

Chi ci dice che dall’altra parte non vi sia qualcuno che abbia cattive intenzioni? Obbiettivamente non lo possiamo sapere, l’unica cosa che possiamo fare è prestare ancora maggiore attenzione.

Beh, dopo questo libro magari tutti noi faremo una piccola riflessione sull’argomento.

“Era frustrante venire esclusa dalle indagini…”

Ormai, chi conosce Erika è consapevole di come la sua grande sensibilità nel rilevare i dettagli e la sua abilità come profiler siano fondamentali per riuscire a individuare il prima possibile un serial killer. Lei non si risparmia. Si priva del sonno. Si scorda di mangiare. Dimentica il giorno e la notte, cancella il tempo.

In poche parole, si annulla fino a quando non avrà la certezza di aver tolto dalla circolazione colui che in un determinato momento della sua vita, stia diffondendo il terrore e mietendo vittime nella città che l’ha accolta quando ancora giovanissima è arrivata dalla Cecoslovacchia per fare la ragazza alla pari e che ora lei protegge, in veste di ispettore capo nella polizia.

Questa volta però, tutta l’abnegazione del mondo potrebbe non essere sufficiente dal momento che da molto tempo è stata relegata, per questioni disciplinari, dietro una scrivania oltre ad essere stata privata dei titoli per poter accedere a determinati documenti e ricerche. In pratica, attualmente, la sua abilità nella profilazione viene sfruttata solo per compilare statistiche. Una frustrazione totale, insomma.

“Non hai neanche un po’ di orgoglio? Chiese.

L’orgoglio ha rovinato tutto, e ora sono incastrata alla scrivania. Il mio grado conta solo quando mi aiuta a fare le cose nel modo giusto…”

È vero, lei non ha un gran bel carattere, o meglio, non riesce a tacere quando dovrebbe e non accetta di starsene in panchina e subire, però a volte bisognerebbe anche adattarsi ad ascoltare i consigli degli amici che le vogliono bene

“Erika aveva molto a cuore le sue vittime: come in altri casi precedenti, a destabilizzarla non era soltanto la morte violenta che avevano subito, ma il pensiero delle loro vite strappate in modo così prematuro.”

Per riuscire nell’impresa di catturare questo feroce assassino dovrà ingoiarne parecchio del suo orgoglio, ma sarà poca cosa per lei, se paragonata alla gioia di aver evitato anche solo un omicidio in più.

Bryndza ancora una volta ha dato vita a un personaggio “cattivo” che ti disorienta, che ti colpisce per acume ma che allo stesso tempo ti spaventa e ti schifa per atteggiamento. Con molta attenzione e dedicando una grande profondità nella costruzione della sua mente e dei tratti psicologici che trafiggono la fantasia della storia, l’autore è riuscito a far sì che ci arrivasse direttamente e in modo palpabile e senza alcun filtro tutto l’odio, la cattiveria e la follia gratuita di questo mostro. Lo scrittore non si risparmia in descrizioni, sensazioni olfattive e visive, tutto appare reale come l’odore stesso dell’autentico terrore e della morte.

Per Erika si rivelerà sicuramente un temibile nemico che nulla ritiene di dover perdere e neanche di poter guadagnare, all’infuori del suo godimento personale. L’ispettore capo si ritroverà con poco tempo a disposizione per prendere decisioni e per compiere scelte difficili e, come in un gioco dove la posta in palio è lasciare in vita piuttosto che far uccidere, il tutto si chiuderà con una roulette russa al cardiopalma che ho vissuto decisamente all’ultimo respiro.

Ho sofferto con Erika e non solo, ho tremato per le vittime e alla fine, sono stata costretta a rilasciare l’aria per evitare un’iperventilazione non proprio salutare.

Ragazzi miei, se Bryndza ritiene di proseguire in questo modo, ovvero proponendoci libri sempre più intensi, con un livello di adrenalina destinata ad aumentare di capitolo in capitolo della serie Foster e che, per noi lettori, rischia di rasentare l’insopportabile a livello di stress emotivo allora qui ve la dico: siamo proprio nei guai.

Preparatevi perché per proseguire con i seguiti avremo bisogno di buone scorte di Valium per rallentare il battito del cuore e ritrovare almeno in parte, un po’ di calma. O almeno l’indispensabile per salvare le apparenze.

A Robert Bryndza non mi rimane altro da dire, se non fargli i miei complimenti con la speranza di poterlo leggere nuovamente al più presto.

“I mostri più spaventosi sono quelli che si nascondono nelle nostre anime. (Edgar Allan Poe)

Buona lettura!

 

Robert Bryndza


è inglese ma vive in Slovacchia. Ha avuto molto successo con il suo thriller d’esordio, La donna di ghiaccio (Newton Compton, 2017), che in pochi mesi ha venduto oltre un milione di copie. La vittima perfetta (Newton Compton, 2018), è il secondo libro della serie che ha come protagonista la detective Erika Foster che, successivamente, ritroveremo protagonista anche del terzo intitolato La ragazza nell’acqua (Newton Compton 2019). Ultimo respiro è il quarto capitolo con Erika Foster (Newton Compton 2020). Con I cinque cadaveri, Bryndza dà il via ad una nuova serie, che vedrà come protagonista Kate Marshall (Newton Compton 2019).

 

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