Un posto dove andare




Sinossi. Sul sito di un’antica fortezza medievale viene ritrovato il cadavere di una giovane donna: dall’abbigliamento pare una principessa venuta dai secoli bui. Un caso che si presenta fin da subito complicato per la tenente Valentina Redondo, anche perché la «principessa» non mostra alcun segno di violenza e stringe fra le mani una moneta cinquecentesca… Diventa difficile, stavolta, per la rigorosa Valentina e la sua squadra non smarrirsi nei meandri della Storia, quando una moneta del tutto simile viene ritrovata addosso a un uomo annegato in una vicina palude e la vita della stessa tenente viene scossa dall’improvvisa comparsa dell’ex fidanzata del «suo» Oliver, tornata dall’India imbottita di misticismo orientale e integralismo ambientalista… Ancora una volta, María Oruña intreccia con abilità le indagini di Valentina e le vicende passate, che in questo caso vedono protagonista un assortito gruppo di archeologi, geologi, avventurieri. Sino allo scioglimento in cui la magistrale costruzione si rivela e ogni filo dell’ingarbugliata matassa conduce allo stupefacente finale. Un posto dove andare è la conferma del talento di una grande giallista. Per chi già la conosce, una felice occasione per rivedere all’opera l’irresistibile Valentina Redondo; per chi ancora non la conoscesse, il momento giusto per incontrarla e affezionarsi a lei.

 UN POSTO DOVE ANDARE

Un’indagine di Valentina Redondo

di María Oruña

Ponte alle Grazie 2024

Elisa Leandri, Monica Magnin Prino,

Tiziana Masoch, Ersilia Serri

( Traduttori )

thriller, pag.552


Un posto dove andare

A cura di Marina Toniolo


 Recensione di Marina Toniolo

Per questo thriller corro realmente il rischio di mettere troppa carne al  fuoco. Pochi gialli mi colpiscono tanto quanto ha fatto questo e, a un paio di giorni da averne finito la lettura, mi fanno sentire orfana dei personaggi che riecheggiano nella testa e nel cuore. Sì, perché Valentina, il suo compagno Oliver e tutto il corollario dei protagonisti hanno una densità tale da poterli sentire. Tutti sono persone nel senso più puro del termine: con i loro pensieri, problemi, storie, punti di debolezza e di forza. 

Ambientato nella regione spagnola della Cantabria, ‘Un posto dove andare’ scava nelle aspettative personali e professionali ponendo le fatidiche domande:

chi siamo?

Dove andiamo?

Qual è il nostro posto nel mondo?

Tre storie si intersecano dando comprensione ai fatti che si svolgono in un freddo e umido febbraio alla Mote de Trespalacios, costruzione medievale dove viene rinvenuta una giovane donna in costume antico; tra le mani una vecchia moneta. Valentina incontra quindi un gruppo di archeologi e geologi che le raccontano delle grotte di cui è ricca quella regione, delle pitture rupestri e dei reperti che si possono celare al loro interno.

Nel mentre leggiamo la storia di questo gruppo di persone, dell’ossessione che li divora: la conoscenza è come una droga, se ne desidera sempre di più, esistono sempre posti nuovi da esplorare. La terza voce è quella del personaggio che si è trasformato nel corso del tempo e delle escursioni fatte a seguito di un grave trauma.

La traduzione magistrale rende quest’opera, a sé stante anche se facente parte della serie di Valentina Redondo, una somma esaustiva di tematiche diverse e tutte interessanti. Mi ricorre il tema del tempo, già esplorato in passato: qui trovo collezionisti del tempo mentre per chi legge il tempo è speso sapientemente poiché intrattiene e insegna senza mai scadere nell’ovvio o nel tecnicismo. 

Eravamo in quattro. Quattro amici, quattro uomini che dirigevano i propri passi senza svendersi, senza piegarsi. Quando l’intero gruppo si riuniva, era straordinario. Eravamo avventurieri, eravamo diversi. Trovavamo eccezionali modi di vivere e luoghi insoliti, sconosciuti perfino alle agenzie di viaggio”. 

Alla fine, tuttavia, un posto o una persona da poter chiamare ‘casa’ deve esistere in ciascuno di noi. Possiamo solcare i mari più pericolosi o calarci nelle viscere della Terra ma una base dove c’è amore e solidità è sempre il desiderio di una vita. Per questo il thriller della Oruño è prezioso: ci sono sì i colpi al cuore dovuti al mistero ma anche, e soprattutto, la ricerca intima di fiducia verso il prossimo.

Paesaggi mozzafiato, profili accurati e una trama solida e accattivante fanno di questo un thriller imperdibile. Consigliato, se già non si conoscono, leggere i precedenti e seguire con attenzione lo sviluppo della storia.

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María Oruña


(Vigo, 1976) è una scrittrice spagnola, laureata in legge, che ha esercitato per dieci anni come avvocato. Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo, ‘La mano del arquero’, e nel 2015, con il successo internazionale de ‘Il porto segreto’, decide di dedicarsi interamente alla letteratura. In Italia per Ponte alle Grazie sono usciti ‘Quel che la marea nasconde’ (2022), ‘Il porto segreto’ (2023), capitoli della serie di Puerto Escondido.

A cura di Marina Toniolo

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