Un posto tranquillo




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Seichō Matsumoto

Traduzione: Gala Maria Follaco

Editore: Adelphi

Genere: Noir

Pagine: 195

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Kōbe. Durante una cena tra imprenditori e funzionari ministeriali, una cameriera si avvicina a uno dei commensali e gli sussurra qualcosa all’orecchio. C’è una chiamata per lui da Tokyo. L’uomo, Tsuneo Asai, si alza senza dare nell’occhio e raggiunge il telefono. Sua moglie Eiko, poco più che trentenne, è morta improvvisamente d’infarto. Una notizia non del tutto inattesa, dal momento che Eiko era già da tempo malata di cuore. Eppure le circostanze della sua morte, avvenuta in un quartiere un po’ fuori mano di Tokyo, a due passi da un albergo a ore, gettano un’ombra sulla sua figura timida e riservata, e sul suo passato. Cosa ci faceva lì? E chi doveva incontrare? Questa storia è come una strada che parte leggermente in salita e si fa a ogni passo più ripida. Una strada piena di vicoli ciechi, che sembra esistere solo nella psiche del protagonista. Qui, i temi cari a Matsumoto – la vendetta, l’ossessione per un dettaglio che non torna, il timore dello scandalo, l’ansia di essere scoperti che conduce alla rovina – si condensano in un noir anomalo e beffardo, senza un caso né un investigatore, dove chi cerca un colpevole può finire per diventarlo lui stesso. Un noir che è anche una critica acuminata della società giapponese e della ragnatela di convenzioni che la invischiano.

Recensione

Seichō Matsumoto è stato uno dei giallisti giapponesi più validi e più conosciuti malgrado in Italia siano stati tradotti solo alcuni romanzi.

Il successo in libreria di “Tokyo Express” già edito nei Gialli Mondadori con il titolo di “La morte è in orario” e soprattutto di “La ragazza del Kyūshū ” ha spinto Adelphi a pubblicare “Un posto tranquillo” (Kikanakatta Basho) pubblicato in Giappone nel 1971. Secondo me è stata un’ottima scelta perché “Un posto tranquillo” è un piccolo gioiello che cambia forma e qualità durante la lettura.

Inizia come romanzo psicologico, gradatamente diventa un giallo deduttivo poi vira a noir, poi muta in thriller per concludersi come giallo psicologico.

Nei romanzi di Matsumoto non è solo il crimine ad essere analizzato e messo sotto indagine ma sotto inchiesta viene messa anche la rigida società giapponese che anche negli anni della grande crescita economica seguita alla seconda guerra mondiale ha mantenuto le antiche strutture feudali.

Spesso i suoi personaggi sono impiegati, piccoli industriali, ufficiali disonesti che costituiscono una piccola borghesia affamata di successo che mostra in pieno ipocrisie e peccati a volte veniali ma talvolta anche più gravi.

La prosa di Matsumoto è stata paragonata da alcuni critici all’haiku, la forma poetica giapponese formata da diciassette more (o sillabe), che evoca un’immagine intima ma di ampio impatto.

E’ proprio Eiko un’appassionata di haiku, una protagonista del libro. La notizia della sua morte improvvisa coglie il marito Asai, funzionario del ministero dell’Agricoltura di Tokyo, in missione a Kobe.

Asai al rientro nella capitale si reca nel negozio dove la moglie è morta di un infarto e ringrazia la signora che l’ha accolta negli ultimi istanti della sua vita e allo stesso tempo raccoglie immagini e impressioni che gli rimangono in testa, come un ultimo ricordo della moglie.

Gradatamente però Asai raccoglie strane coincidenze, intuizioni, congetture che lo portano a ritenere che la moglie lo tradisse con un misterioso amante.

Uno degli ultimi haiku composti dalla moglie “Solenne Somin Shorai, mucca di primavera. Lanterna dorata di Yamaga, fioritura di luci.”, gli offre la chiave deduttiva per capire meglio la sua compianta sposa e azzardare una teoria per scoprire il suo amante.

E’ veramente una deduzione esatta oppure una paranoia dovuta al lutto doloroso? Lentamente gli indizi si accumulano, sommando lontani ricordi e nuovi pettegolezzi che portano Asai a conoscere la banalità del male e percorrere le strade del crimine.

“Un posto tranquillo” segue la traiettoria psicologica di Asai durante l’indagine sulla moglie, e su se stesso, e mette in primo piano la sua parabola esistenziale e, in filigrana, le imperfezioni di un Paese fieramente ingessato nelle abitudini millenarie, stratificatesi per accumulazioni di comportamenti e di stili di vita completamente diversi e incomprensibili agli occidentali.

Matsumoto in questo romanzo giallo lavora con grande maestria limando ogni frase lasciando solo l’essenziale e riesce a confezionare un libro che ricorda i migliori lavori di Cornell Woolrich dove un individuo comune si trova ad affrontare gli incubi più spaventosi.

Sono tanti i temi degni di nota toccati da “Un posto tranquillo”, tipici della narrativa gialla giapponese in generale e di Matsumoto in particolare come la grande importanza dei treni e degli orari ferroviari come nel già citato “Tokyo Express” ma anche di tanti altri come “Il treno del mistero” di Kyotaro Nishimura” oppure i riferimenti continui alla cultura nipponica che costruiscono una cornice storica indispensabile per la piena comprensione dei vari riferimenti.

Un altro tema che Matsumoto mette sempre in primo piano è quello della critica alla struttura sociale giapponese che sottopone anche gli elementi più dotati alla dominanza dei ceti privilegiati: “In fondo chiunque avrebbe potuto fare il suo lavoro. Bastava fare le scuole giuste, farsi assumere e finire nel gruppo dei raccomandati. Dopodiché ci si doveva mantenere a galla in mezzo alle varie correnti.”

L’esperienza raggiunta grazie alla sua professione di giornalista ha conferito a Seicho Matsumoto una grandissima conoscenza del comportamento umano e che viene riflessa nelle sue storie, sempre verosimili e completamente intriganti, che fanno immedesimare il lettore con i vari attori nel teatro della sua immaginazione.

Asai si strugge nel pensiero del tradimento della moglie, che non lo amava e che aveva sposato “perché non aveva meglio da fare…”, nel lavoro è realizzato ma viene sempre sorpassato da

raccomandati e incapaci e nella sua vita ha sempre sùbito come un Fantozzi giapponese quando l’indagine sulla morte della moglie gli causa una svolta decisiva nella sua esistenza.

Seichō Matsumoto è stato uno scrittore molto prolifico avendo scritto più di 450 lavori e visto il crescente successo dei suoi romanzi penso che presto saranno tradotti in Italia altri suoi libri come “Kuroi Fulin” del 1961 o “Garasu no Shiro” del 1976.

 

 

Seichō Matsumoto


(1909-1992) è stato un giornalista e scrittore giapponese. Autore molto conosciuto in patria e vincitore del premio Akutagawa nel 1953, ha scritto oltre 300 romanzi e diversi racconti. Da alcuni definito il “Simenon giapponese” è stato pubblicato per tre volte nel Giallo Mondadori: La Morte è in Orario del 1957 è l’opera più conosciuta, seguita da Come sabbia tra le dita del 1961 e Il palazzo dei matrimoni del 1998. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi sociali giapponesi, il tutto unito ad una predilezione per l’indagine strettamente logica ed intuitiva. Nel 2018 Adelphi ha pubblicato Tokyo Express, apparso nell’edizione originale nel 1958, da cui è stato tratto nel 2007 il film Ten to sen, con Takeshi Kitano.

 

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