Un solo colpo




Recensione di Alessio Balzaretti


Autore:​ Paolo Moretto

Editore:​ Independently published

Genere: Thriller/poliziesco

Pagine: 494

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Philadelphia, autunno 2013. Il male non ha forma, né consistenza, né colore eppure esiste in ognuno di noi, nel profondo dell’anima. Lei, lo può riconoscere ma per farlo deve poter guardare attraverso i tuoi occhi, leggere la tua mente, vivere i tuoi ricordi. Il suo potere è illogico e sconosciuto ma ciò che la rende unica non significa che la renda anche immortale. Un’indagine, all’apparenza di facile soluzione, si trasformerà nell’incubo più atroce della sua esistenza. L’odio la renderà cieca e il male si nutrirà della sua debolezza esplodendo all’improvviso, in un solo colpo. Lei è Anne Clark, ma tutti la chiamano “la strega”.

Recensione


Quando il thriller poliziesco americano ti entra dentro e sei un autore, il sogno è quello di scrivere un romanzo come questo.

Un solo colpo è il secondo capitolo di una mini serie scritta da Paolo Moretto che con la scrittura ha un rapporto stretto e non proprio da esordiente. Si percepiscono tante cose da questo suo romanzo, soprattutto la passione per il poliziesco americano, fatto di dialoghi carichi di sarcasmo e di rapporti tra uomini e donne in divisa, che diventano legami quasi parentali oppure delle vere e proprie guerre intestine tra chi ce l’ha fatta a scalare le gerarchie e chi invece si logora nell’invidia.

In questo romanzo ho trovato diverse contaminazioni, forse casuali, ma che mi hanno ricordato qualcosa dei romanzi di Don Winslow e di Joe R. Lansdale, con persino un pizzico dei fratelli Coenche hanno quasi “inventato”, cinematograficamente, un modo di raccontare il thriller attraverso intersezioni casuali di eventi e di personaggi.

Paolo ci offre, nel suo romanzo, un punto di contatto tra due storie molto lontane tra loro.

La prima è quella di Anne Clarke, una poliziotta con un dono mentale quasi irreale, che vive in armonia col suo gruppo di lavoro e con la sua compagna. Questa apparente serenità, che deve comunque fare i conti con i rischi della sua professione, viene turbata da un’indagine trasversale a cui lei e il suo capo partecipano senza potersi sottrarre.

La seconda storia invece, è quella di Andrej Novack, un programmatore polacco della Tecno Project che, affetto da una malattia terminale, parte alla volta degli Stati Uniti per ritrovare il padre e vendicare la morte della madre abusata e abbandonata.

Queste due vicende così slegate trovano dei punti di contatto nell’indagine condotta da Anne e che vede coinvolti dei personaggi secondari determinanti sia nello smercio della droga che nel mercato immobiliare. Questi due sentieri seguiti dalla poliziotta e da Andrej, che vuole scoprire dove abita il suo obiettivo, si congiungeranno sul fragile terreno dei rapporti familiari e a farne le spese potrebbe essere il figlio della compagna di Anne.

Un solo colpo è un romanzo corposo e strutturato, difficile da raccontare in poche righe, ma appassionante in ogni suo risvolto, senza mai annoiare.

L’ambientazione si divide tra Cleveland e Philadelphia ma l’autore non fa, dell’aspetto descrittivo, una colonna portante della storia, lasciando sempre in primo piano i personaggi e i dialoghi in cui dimostra tutta la sua abilità narrativa.

Il testo è scorrevole ma l’intreccio di eventi e il ritmo incalzante, richiedono una lettura attenta senza troppe distrazioni.

I personaggi sono caratterizzati benissimo, magari alcuni leggermente stereotipati, ma è una scelta coerente con il contesto poliziesco, dove non può mancare il collega rompi scatole, quello corrotto, oppure il capo squadra che protegge i suoi sottoposti e via dicendo.

Se proprio devo trovare un piccolo neo, posso dire che il finale, seppur rivolto a districare una matassa piuttosto complessa, risulta forse un po’ diluito soprattutto nella suspense che precede le scene decisive.

In conclusione una lettura ottima e super consigliata, che penso meriterebbe la valorizzazione di una casa editrice importante.

INTERVISTA  


Benvenuto Paolo e complimenti per il tuo romanzo. Immaginando di leggere un’opera di esordio, sono rimasto davvero colpito positivamente dal tuo “Un solo colpo”. Poi, indagando, ho capito che la tua esperienza con la scrittura è già oltre il primo passo. Ci racconti quando e come hai iniziato a scrivere?

Il piacere è mio. Comparire tra le pagine di Thrillernord è per me motivo d’orgoglio. Vi ringrazio per il prezioso lavoro che svolgete dietro le quinte per cercare di dare a noi, aspiranti scrittori, spazio e visibilità. Sono altresì molto contento che il mio secondo romanzo “Un solo colpo” abbia fatto centro tra i lettori e gli appassionati del genere thriller, suscitando curiosità e pathos dalla prima all’ultima pagina. Non vi nascondo che questo era il mio unico vero obbiettivo.

Scrivo da molto tempo ma solo in questi ultimi anni ho deciso di uscire allo scoperto e pubblicare. Coadiuvato da un’attenta e scrupolosa amica di famiglia che mi affianca in questo meraviglioso progetto, spronato dai miei beta-reader, che saluto ma che non ho il piacere di conoscere personalmente, abbiamo deciso di proporre al pubblico i miei romanzi quando l’asticella dei miei racconti “test” ha sorprendentemente superato il livello di gradimento che mi ero prefissato.

Non sono così presuntuoso da credere che i miei due primi romanzi possano affermarmi come scrittore, ho ancora moltissime pagine bianche da riempire davanti a me, ma sono fiducioso. Affezionare il lettore al mio stile narrativo è ciò che intendo portare avanti. Certo, non si può piacere a tutti, questo è evidente e sarei uno sciocco se pensassi il contrario.

Ciò che più conta è riuscire a far vivere al lettore l’esaltante sensazione di un’avventura e che in bocca, sulla lingua, gli rimanga il sapore di ciò che sono riuscito a trasmettergli.

Uno dei più bei commenti che ho ricevuto da una mia lettrice è stato: “Sei l’unico scrittore che è riuscito a farmi saltare la fermata della metropolitana alla quale sarei dovuta scendere.”  Esaltante, no?

Venendo a questo romanzo, è il secondo episodio con protagonista Anne Clark la quale ha questo potere quasi paranormale, di leggere nella mente dei criminali. Cosa ti ha ispirato nell’inserire all’interno della tua storia, un elemento così irreale a fronte di problematiche reali come il traffico di stupefacenti e le violenze in ambito familiare?

Anne Clark è una donna eccezionale sotto molti aspetti ma non volevo che il lettore la ritenesse una “supereroina” o la paragonasse a un essere soprannaturale. Anne è una donna forte, tenace ma, come ogni essere umano, ha le sue debolezze, le sue fragilità. Il suo dono, che lei riconosce più come una maledizione, la rende unica ma allo stesso tempo fragile e vulnerabile ed è per questo che mi sono sentito in obbligo di creare la figura del capitano Collins. Le serviva qualcuno che la proteggesse, che le guardasse le spalle e che l’aiutasse a rimanere… viva.

Anne Clark appartiene al nostro tempo e quindi si ritrova ad affrontare le problematiche della vita,  quelle che purtroppo sentiamo  alla radio o  al  telegiornale tutti i giorni.  Oggi la droga, domani un omicidio, ma sono tutti casi che in qualche modo la toccano da vicino e chissà nel terzo e ultimo episodio della trilogia cosa succederà. 

In “Un solo colpo” ad esempio, partono tre diverse sottotrame che, dal decimo capitolo in poi si uniscono per formare il vero filone trainante della storia.

Nei miei romanzi, cerco sempre di offrire al lettore delle avventure che si discostino dalla “solita minestra”, che sconvolgano il consueto e che alla fine ti facciano esclamare “Wow!”.

Presuntuoso? Può essere!  Ma che scrittore sarei se non ci provassi?

Terza e ultima domanda. Da appassionato viscerale di polizieschi americani, ho percepito diverse contaminazioni nel tuo stile di scrittura e quindi mi piacerebbe sapere da te quali sono i tuoi autori di riferimento a cui più ti ispiri.

Mi piace molto il termine che hai usato: “contaminazione”. 

È normale, soprattutto per un “giovane” scrittore come me, infettarsi con i testi e le metodologie di autori ben più affermati. Penso sia un passaggio obbligato per la costruzione del proprio stile  narrativo.

Per me è davvero importante non assomigliare a uno o all’altro autore. Io ho il mio stile e, come ho risposto alla prima domanda, può piacere ad alcuni ma non ad altri, e comunque non a tutti. Penso sia la prima cosa che un neo-scrittore debba accettare prima di mettersi a riempire pagine di testo.

Leggere è quindi il primo passo per iniziare a scrivere.  Gli autori che  mi   hanno sicuramente  ispirato sono diversi e spaziano tra generi vari. Mi sono piacevolmente perso negli intrighi politici di Robert Ludlum e nel tecnicismo di Tom Clancy,   nelle avventure africane e nelle descrizioni accurate di Wilbur Smith,  per non parlare delle fantastiche visioni di J. R. R. Tolkien o le sanguinose avventure del “Cimmero” di Robert E. Howard. Tralasciando i super classici, non sono mancate letture come “Oliver Twist” di Dickens  e  “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Sui ripiani più alti della mia libreria, ho quasi tutti i romanzi di Stephen King, Ken Follet, Dan Brown ma ne ho letti molti altri di autori come Clive Cussler, Joël Dicker, Jeffery Deaver, Andrea Camilleri, Donato Carrisi, Faletti. Tutti questi autori hanno contribuito, chi più chi meno, a formare il mio stile e a loro, nessuno escluso, sono molto grato!

Paolo Moretto


Paolo Moretto è nato a Milano nel 1965. Ha passato la gioventù in questa grande città, ma dopo il matrimonio ha deciso, insieme alla moglie, di trasferirsi in un paese della periferia milanese. E’ un piccolo imprenditore e concentra la sua attività di autista privato nella zona nord e centro Italia. Ci rivela che nella sua vita ha dovuto cambiare, per cause di forza maggiore, diverse tipologie di lavori e in ciò che scrive spesso inserisce, in maniera velata, alcune delle sue esperienze professionali o dei suoi trascorsi avventurosi.

 

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