Un Volto nella folla




 Un Volto nella folla 

di Budd Schulberg

Mattioli, 2022

Silvia Lumaca (Traduttore)

Narrativa, pag. 108

Sinossi. Un’opera che anticipa il nostro presente: il potere del mondo dello spettacolo e la sua incredibile influenza sulla pubblica opinione. Schulberg crea dei personaggi così vividi che sembrano usciti da una fotografia di Weegee.Un volto nella folla è stato il primo libro a raccontare la trasformazione della politica in un grande show: pubblicato negli Stati Uniti nel 1953, diventò un film di Elia Kazan che aveva già lavorato con Schulberg, portando sullo schermo il suo romanzo Fronte del Porto. Un romanzo breve, ad oggi inedito in Italia, che ha anticipato il nostro presente raccontando di ‘Solitario’ Larry Rhodes, un uomo di spettacolo che prende sempre più potere influenzando l’opinione pubblica. Con i due racconti Questa è Hollywood e L’ idolo della folla, questo testo è una delle “più potenti satire mai scritte sull’industria cinematografica americana” (Elia Kazan).


Recensione di Marina Morassut


Tentacolarmente innervato nel periodo storico e nella società in cui ha vissuto, grazie anche alla famiglia di provenienza, Seymour Wilson Schulberg non può essere raccontato senza aver presente dove e quando è vissuto, perché è di questo che sono pregni i suoi romanzi, i suoi racconti e la tensione sociale delle sue sceneggiature, che lo rendono uno dei massimi rappresentanti del realismo americano post-bellico.

Ciò detto, è una meraviglia leggere i suoi racconti e tanto più interessante oltre che a leggerli, analizzare i suoi romanzi per cavalcare questo periodo storico americano – ma che coinvolge anche il resto del mondo – così carico di avvenimenti. Ed ecco perché dicevo poc’anzi che non si può leggere Schulberg, prescindendo dal periodo storico e dalle tematiche e spunti in cui il realismo feroce si lega intrinsecamente alla vita di uomini di modesta levatura ma che hanno in sé il germe di una grande umanità, che li porta a fronteggiare una desolazione ed infine una  sconfitta sociale che rendono amaro il loro dibattersi nel pantano della storia.

E quindi in breve, iniziamo a dire che Budd era il figlio di quello che era il produttore e manager della Paramount Pictures e che subito dopo il 1936 andò ad Hollywood a lavorare nel cinema come sceneggiatore. Nel 1939 lavora con Francis Scott Fitzgerald in Winter Carnival / La Reginetta delle Nevi –  che lo porta poi a scrivere nel 1950 un romanzo, “I Disincantati”, in cui parla proprio di uno scrittore molto famoso, oramai dimenticato da tutti, che deve collaborare ad una sua sceneggiatura. Durante la Seconda Guerra Mondiale si arruola nell’unità speciale di John Ford, per il quale scrive il soggetto del documentario “7 Dicembre”, realizzato poi nel 1943 dallo stesso regista e premiato con l’Oscar come migliore documentario breve. Al termine della guerra partecipa alla realizzazione di “The Nazi plan”, materiale documentario per il processo di Norimberga.Nel mentre, il suo famoso romanzo del 1941 “Perché corre Sammy?”, ferocissima satira della realtà corrotta di Hollywood e subito dopo nel 1947 “The harder they fall”, una cruda cronaca sul mondo della boxe, da cui nel 1956 verrà tratto il film “Il Colosso d’Argilla”, con l’ultima interpretazione del grande Humphrey Bogard.                                                                                                                                                              E poi ancora la convocazione da parte dell’Huac, per testimoniare della sia esperienza nel partito comunista cui era iscritto negli anni 1937-1939, proprio al centro delle polemiche del maccartismo.Riprende poi a lavorare nel cinema con importanti sceneggiature in films di Elia Kazan: “Fronte del Porto”, con un Marlon Brando che lotta contro un sistema governato da soprusi  – e, appunto, “Un Volto nella Folla” nel 1957…

E poi come detto non resta che la meraviglia della lettura di questo autore. Dialoghi serrati ed ironici, con il mettere in evidenza la insensatezza di alcuni modelli di vita. Come dice Gian Paolo Serino nella bella prefazione ai tre racconti:

Un Volto nella Folla, titolo quantomeno emblematico, denuncia come il circo mediatico abbia inglobato il bene comune, quella che gli antichi romani indicavano come la RES PUBBLICA, la cosa pubblica, il bene comune, appunto, l’essere politici per vocazione e non per una sete di potere che è il risultato di una ben delineata strategia di finzione”.

E Schulberg non fa sconti a nessuno quando mette in moto la parabola di Larry Rhodes, un cantante folk sconosciuto, e lo fa esordire in un programma radiofonico, dove lavora la protagonista, nonché voce narrante della storia, che accompagnerà questo personaggio dagli inizi fino a quando non sarà diventato il beniamino del popolo americano, soggiogando in qualsiasi campo si cimenti una folla sempre maggiore e diventando esso stesso vittima degli implacabili meccanismi di questo “gioco” votato alla distruzione.

Inquietante, a rifletterci con attenzione. Anche perché possiamo riconoscere, a distanza di 60 anni, molti politici ed imbonitori italiani ed esteri.

Il secondo racconto si intitola “Questa è Hollywood” e fra i tre è forse quello che personalmente mi ha meno interessata. Anche qui siamo di fronte ad una persona, “Doc”, che va avanti per la sua strada senza quasi considerare gli altri, che siano al suo livello sociale, oppure che gli siano superiori nel campo lavorativo e/o sociale.
Ma diversamente dal protagonista del precedente racconto, un uomo in grado in influenzare le folle e finanche uomini politici o di livello sociale e culturale superiore, qui siamo di fronte ad un uomo che non sembra farsi scalfire minimamente dalle avversità e che cade sempre in piedi, pur non avendo il carisma del precedente protagonista.

Il terzo racconto si intitola “L’Imbonitore”, ed è la vivida esperienza di una serata al bordo ring, durante un combattimento di boxe. Dialoghi e descrizioni serrate, messa in evidenza di sentimenti razzisti e di rivalsa del periodo, è la disamina lucida e abbruttita di una serata di teorico svago ai bordi di uno sport molto particolare, qual è quello della boxe. Dove, ovunque si giri lo sguardo, la sensazione dominante è quella legata alla disperazione…

Non dimentichiamoci inoltre che

Budd Schulberg è stato anche scrittore sportivo e capo corrispondente di boxe per la popolare rivista Sports Illustrated. Come tale, è entrato nella Boxing Hall of Fame nel 2002, in riconoscimento del suo contributo allo sport, che è l’ambientazione del suo romanzo The Harder They Fall, 1947”.

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Budd Schulberg


Budd Schulberg, all’anagrafe Seymour Wilson Schulberg (New York, 27 marzo 1914 – Quiogue, 5 agosto 2009), è stato uno sceneggiatore, scrittore e giornalista statunitense. Il proprio destino di scrittore Budd Schulberg l’affidò a una specie di scabra epopea dell’America amara. Figlio del “tycoon” della Paramount (Benjamin Percival Schulberg – produttore e manager della Famous Players-Lasky Corporation, poi divenuta Paramount Pictures), e lui stesso, per un certo tempo, prediletto di Hollywood (da sue opere, vengono capolavori del cinema come Il colosso d’argilla e Fronte del porto e sua è la sceneggiatura di Un volto nella folla), ma anche comunista inciampato nelle reti del Mccarthismo, spesso e volentieri elesse il mondo di Hollywood quale osservatorio ideale. I retrobottega degli studios, scenari simbolici, per il mescolarsi in loro di patina dorata e durezza sostanziale, della leggenda americana frenetica e impietosa. (Sellerio.it) Schulberg ha scritto narrativa, reportage, sceneggiature, spesso incentrati sugli aspetti più duri della vita metropolitana; come sceneggiatore ha legato il suo nome a capolavori, quali Fronte del porto (1954, Oscar 1955 per la sceneggiatura) e Un volto nella folla (1957), entrambi diretti da Elia Kazan. La casa editrice Sellerio ha pubblicato “Perché corre Sammy?” (2005) e “I disincantati” (2007).                                                     Un altro aspetto della sua carriera: Schulberg è stato anche scrittore sportivo e capo corrispondente di boxe per la popolare rivista Sports Illustrated . Come tale, è entrato nella Boxing Hall of Fame nel 2002, in riconoscimento del suo contributo allo sport, che è l’ambientazione del suo romanzo The Harder Will Fall, 1947.

A cura di Marina Morassut

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