Una contessa a Chinatown




Recensione di Sara Ferri


Autore: Dario Crapanzano

Editore: SEM

Genere: giallo

Pagine: 187

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Milano, 1953. La vita della giovane squillo d’alto bordo Margherita Grande scorre secondo il solito copione: prestazioni nella villa in via Monte Rosa, serate con gli amici della ligera… fino a quando l’equilibrio non viene turbato dalla scoperta del cadavere della sua maîtresse, la contessa Vergani. A prima vista, la donna sembra essersi suicidata in uno dei suoi appartamenti di via Paolo Sarpi, a Chinatown, il suo quartiere di origine. La polizia sposa questa idea e chiude il caso. All’apertura del testamento, un’incredibile sorpresa aspetta Margherita: la defunta le ha lasciato gran parte del suo cospicuo patrimonio. Divenuta improvvisamente ricca, la ragazza abbandona la “professione” e per nulla convinta dall’ipotesi del suicidio, si sente in dovere di scoprire la verità sulla morte della contessa, secondo lei vittima di un omicidio. Indagando con l’aiuto dell’amico Leonida, il capo della ligera di Porta Venezia, Margherita scopre segreti inimmaginabili sulla vita privata della Vergani e, passo dopo passo, si ritrova a dover spingere le proprie ricerche fin nel cuore dell’animato quartiere cinese.

Recensione

È una Milano dal sapore retrò quella che ci racconta Crapanzano. Una città moderna, in un passato non poi così lontano. Dove le macchine sono scatolette di lamiera che si rincorrono per le vie cittadine, dove le persone passeggiano incrociando i propri sguardi carichi di solidarietà. Perché, sì, la parola d’ordine in una città pronta a diventare il fiore all’occhiello dell’Italia del dopoguerra è proprio questa. Nelle pagine di questo giallo, che è anche un romanzo storico, culturale, nonché uno spaccato della storia italiana, si respira una sensazione di spensieratezza.

È nelle storie dei personaggi che nasce questo sentimento. Nuovo e strano da trovare in un libro che è anche un giallo, dove la vita si alterna alla morte. Merito dell’autore, che ho avuto modo di conoscere e poter sentir parlare dal vivo, se i protagonisti diventano tangibili tra le pagine. Narrando storie, passeggiando per le vie cittadine, descrivendoci la vita e le giornate in una Milano molto diversa da quella di oggi.

La solidarietà quindi, come parola d’ordine. Questa alleanza silenziosa, ma sulla quale non cade mai l’incertezza, risuona tra le parole e i gesti silenziosi delle persone. È il leitmotiv che porta avanti la narrazione. È l’impulso che lega una maitresse alla sua squillo preferita. Ma è anche lo stesso che spinge quest’ultima a chiedere aiuto proprio a chi, dai più, può essere considerato, un malvivente. Ma qui parliamo di una malavita “buona”. Una definizione nella quale sembrano rientrare tutti coloro la cui vita può essere definita “borderline”.

Proprio in questi personaggi, tuttavia, sembra nascondersi una potenzialità enorme. Sono persone che apportano il loro significativo valore aggiunto alla storia. Come la figura di Leonida Ciocca, che io ho amato profondamente. Se è vero che signori si nasce, e non lo si diventa, Leonida è nato Signore. Le figure di questi uomini e queste donne, i loro vestiti, i loro profumi che sembrano realmente fuoriuscire dal romanzo, per arrivare a noi, sono meravigliose. Per chi conosce Milano come la conosce l’autore, questo romanzo è un viaggio dentro la storia.

Una fotografia di un’epoca elegante nei modi e nei costumi, tanto quanto lo è la scrittura dell’autore. Raffinata e delicata, quanto lo stile di Crapanzano. Il libro è di una piacevolezza sublime. Ben lontano dagli sfrontati e truculenti romanzi noir che riempiono gli scaffali delle librerie di oggi, ma un giallo dal gusto aromatico. È impossibile non lasciarsi trasportare in un quartiere che stava vedendo la luce proprio in quegli anni, senza rimanerne ammaliati, respirando i profumi che ne riempiono le strade. Ho ascoltato, durante il mio incontro con l’autore, le sue parole come fossero una melodia.

Crapanzano è in grado di raccontare ogni cosa, anche parlandone al passato, come se ce la trovassimo lì, proprio di fronte in quel preciso istante. E allora, la Milano di oggi, è scomparsa, per qualche giorno, sostituita da una Milano che non ho mai avuto il piacere di conoscere, ma in cui oggi, forse mi sarebbe piaciuto vivere.

Dario Crapanzano


Nato a Milano nel 1939, è laureato in giurisprudenza e diplomato all’Accademia di Arte Drammatica. Dopo aver lavorato in campo pubblicitario, esordisce nel 1967 con la guida sentimentale A Milano con la ragazza…e no. Nel 2005 pubblica il romanzo ironico-epistolare Ciao ipocondriaco, ma è nel 2011 che raggiunge la notorietà creando il personaggio del commissario Mario Arrigoni arrivato nel 2016 alla settima indagine. Nel 2018 con La squillo e il delitto di Lambrate introduce il nuovo personaggio della investigatrice-squillo Margherita Grande.

 

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