Una coperta di neve




Recensione di Elvio Mac


Autore: Enrico Camanni

Editore: Mondadori

Genere: Giallo

Pagine: 296

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Molti credono che sia soffice e bianca, ma quando si è sommersi sotto di lei, la neve è nera come la notte. Lo sa bene Nanni Settembrini, guida e capo del Soccorso alpino, che anno dopo anno delle valanghe ha imparato un’unica cosa: sono un capriccio di neve senza spiegazione, ed evitarle è questione di secondi. Sembra confermarlo anche la telefonata che Settembrini riceve il primo giorno d’estate: dal monte Bianco si è staccato un seracco, e gli alpinisti scampati alla morte sostengono che altri non sono stati altrettanto fortunati. Settembrini e la sua squadra trovano effettivamente una donna sepolta e viva per miracolo, ma c’è un dettaglio inquietante: la sopravvissuta ha una corda legata in vita e all’altro capo della fune non c’è nessuno. Che cosa è successo? Quali segreti ha trascinato con sé la slavina? Purtroppo, la donna esce dal coma senza alcun ricordo di sé e di cosa l’ha portata lì: tocca a Settembrini cercare le risposte e svelare il mistero sepolto sotto la muta coperta di neve.

Recensione

Una delle cose che impressiona è la descrizione dei sepolti sotto la neve, l’autore riesce a trasmettere questa terribile sensazione, il peso insostenibile, la fatica del respiro, la perdita d’orientamento, l’affanno della mente, il bianco che diventa buio.

Quei pochi che sono stati estratti in tempo per raccontarlo, dicono che la valanga è più simile a una betoniera. Ingoiati dal cemento, lo sterno oppresso da un peso di ghiaccio, gli arti piegati in curve grottesche, prima si perde la percezione dell’alto e del basso e poi si comincia a soffocare. Non c’è tecnologia che tenga per prevedere una valanga e la scienza si ferma davanti all’enigma. La spiegazione ultima, la sola, è che un capriccio di neve non ha alcuna spiegazione.

Il protagonista non è uno che confina il suo lavoro alla specifica mansione, nel senso che quando l’elicottero porta la vittima in ospedale, non la considera uscita dalla sua giurisdizione. Ha bisogno di sapere i fatti, di sentire le parole del sepolto per imparare e per carpire informazioni che faranno parte della sua esperienza da usare per la prossima volta. C’è sempre una prossima volta.

Credo che anche per un addetto ai lavori, sia impossibile superare l’idea del lasciare andare. Durante un soccorso se un indizio ti rivela la presenza di una seconda persona e quella persona non la trovi, si scatenano mille domande, la coscienza diventa il caposquadra instancabile, ma la ragione ti dice di smettere, ormai non c’è più niente da fare e anche il cane da valanga smette di infilare il naso nella neve.

Oltre a questa sofferente sensazione, il libro contiene la vita di Nanni, con tutte le imperfezioni della quotidianità. Le sue donne sono sicuramente la parte più corposa della storia perché tutto ruota attorno ad esse. Dalla donna sepolta senza nome, alla figlia più piccola Giovanna. Nanni e Giovanna si somigliano e si rispecchiano. Ognuno vede nell’altro le virtù e i difetti di un carattere indocile. Si sopportano e si amano così, ed è come accettare se stessi.

Con Tiziana, la figlia più grande il rapporto è più impegnativo. Lei è molto più matura e mette soggezione a suo padre. A volte la sua affidabilità lo imbarazza perché è una donna sempre assennata ed equilibrata. Nanni supera con difficoltà la fine del suo matrimonio, ci vuole molto tempo prima che abbia una nuova relazione con Camilla, una vecchia conoscenza.

Oltre a tutte queste presenze femminili, arriva anche Martina che è testimone dell’accaduto ma anche una psichiatra, abituata a prendersi cura del paziente con lo scopo di scoprire la verità. L’amnesia della vittima passa dalla sua terapia che fa emergere tutto lentamente, partendo dai ricordi più remoti fino a quelli più recenti.

I ricordi sono la nostra vita, sono il tessuto dell’identità e si capisce benissimo questo concetto, quando la sopravvissuta è in balia di un’amnesia da trauma, non ha ricordi, non sa chi è, cosa le piace, chi conosce. Poi subentra anche la paura di ricordare e magari scoprire di essere una brutta persona.

Settembrini è un torinese prestato alla montagna, gli piace dare piacere ai suoi clienti, ha un senso speciale per la neve. Si definisce cittadino ma non può fare a meno né della montagna né della città. Non è un individualista, è uno che vede gli altri e li capisce, lega le persone alla propria corda e anche se questo non vuol dire diventare per forza amici, crea un rapporto singolare.

La figura per me più interessante è Olivier Gorret, il riferimento di Nanni, un uomo quasi misterioso, solitario e saggio che dispensa consigli senza volerlo. Ha la particolarità di essere anche l’ex suocero di Nanni. E’ molto bello il rapporto di stima e di rispetto che queste due uomini riescono a trasmettere.

Il protagonista spesso somiglia allo scrittore, per età, per provenienza territoriale, per passione. E’ lo stesso autore che lo dichiara, vuole un uomo pieno di casini, un uomo di oggi che ha qualcosa in più.

L’essenza della montagna non prevede ritmo sostenuto, c’è una cadenza, un passo da rispettare che fa parte della sua natura. Il sacrificio conduce alla verità da scoprire dentro questa storia fatta di grandi paesaggi, di pericoli e di passione. Poi ci sono gli uomini che come sempre sono capaci di rovinare e di salvare tutto allo stesso tempo.

A cura di Elvio Mac

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Enrico Camanni


Enrico Camanni è nato a Torino nel 1957. Scrittore, giornalista e alpinista, divide la passione per la montagna con quella per la scrittura. Ha diretto alcuni giornali e scritto molti libri. Collabora con “La Stampa” in cronaca e cultura.

 

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