Vathek




Recensione di Marianna Di Felice


Autore: William Beckford

Editore: Skira

Traduzione: Aldo Camerino, Ruggero Savinio

Genere: Gotico

Pagine: 260

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Scritto di getto in tre giorni nel 1871, quando l’autore aveva ventun anni, Vathek è la storia di un califfo che frenetico d’ambizione e insoddisfatto dei piaceri che la vita concede a un buon musulmano, attraverso la pratica indefessa del delitto, della magia nera, del sacrificio alle potenze malefiche, conquista insieme alla donna amata il Regno del Fuoco Sotterraneo, che sarà quello della loro eterna disperazione. Le vicende sono percorse da un sottile umorismo e da una prodigiosa fantasia, che tocca l’orrido e il meraviglioso con la stessa grazia e la stessa raffinatezza. L’inesauribile stravaganza di questo celebre libro ha molte affinità con la vita del suo autore, William Beckford. Erede di una delle più grosse fortune inglesi, iniziato da ragazzo alle scienze magiche e occulte, passò da uno scandalo all’altro finché, stanco di fuggire e di difendersi, si andò a rinchiudere in una gigantesca e mirabolante torre che si era fatto costruire, imitando Vathek, il personaggio dei suoi anni giovanili.

Recensione

L’autore lo ha scritto in pochissimi giorni, ma un lettore necessita qualche giorno in più per poterlo interpretare. Le novelle sono piene di nozioni geografiche e spirituali anche se non risulta troppo accurato come sembra.

Sul filone de Le mille e una notte che con questo ha solo il carattere orientale e gli usi islamici, Vathek è la storia di un califfo che veste i panni di un pavido e immaturo alla ricerca del potere e del piacere. Cose che già possiede visto il grande palazzo dove vive, che ha diviso in cinque parti, dove in ogni zona è protagonista un piacere diverso, dai banchetti al vino, dai profumi alle fanciulle. Evidentemente come l’autore di questa raccolta di novelle, non è sazio di ciò che ha e quindi Vathek decide di arrivare davanti al Palazzo del Fuoco Sotterraneo rinnegando la fede musulmana per ottenere ricchezze e poteri enormi.

Per avere ciò che desidera però deve compiere abominevoli delitti dei quali non si cura più di tanto perché vuole placare la sua sete. Viene appoggiato prima dalla madre, Carathis, la quale bramosia è ben peggiore di quella del figlio e in ultimo dal suo amore Nuronihar che lo appoggia nei suoi deliri di onnipotenza pensando di ricavare anche lei dalle allucinazioni dell’uomo che ama. Naturalmente è per questo che sia Vathek che Nuronihar assecondarono la loro cupidigia, meritando che le porte del Palazzo del Fuoco Sotterraneo si spalancassero ingoiandoli. Ma questo era un passaggio voluto soprattutto dal protagonista che voleva incontrare ancora il Giaurro, o infedele, per vedere cosa lo attendeva dopo le promesse che gli aveva fatto.

Il problema si pone quando altri protagonisti che poi racconteranno le loro storie, gli fanno vedere cosa in verità lo aspetta al posto di quello che agognava. Quando Vathel e Noronihar incontrano gli altri personaggi sembra di vivere nell’Inferno dantesco. In queste novelle si può sempre estrapolare una morale anche se blanda perché derisa dallo stesso autore attraverso una scrittura canzonatoria sulla moralità.

I protagonisti che si abbandonano alle loro voglie sfrenate, pur avendo tutto, si ritrovano a soffrire e vagare per sempre quindi sarebbe da evitare, ma Vathek, come Beckford, non ne può fare a meno perché è insito nella sua natura. Il lettore andando avanti con il racconto, trova molte assonanze con la vita dell’autore al punto da scambiare per un racconto personale quello che sta leggendo, una sorta di diario e anche se l’autore non l’ha detto il lettore, conoscendo la sua storia, lo capisce. Vathek è stato associato a Zadig di Voltaire col quale ha delle caratteristiche in comune e ai racconti del marchese De Sade per le perversioni sessuali raccontate nella narrazione. A causa di questi ultimi motivi, le novelle dopo Vathek non furono mai pubblicate quando era in vita l’autore.

Anche se il periodo era illuminista e quindi l’uomo doveva far sfoggio della propria intelligenza e illuminare la società, non significava che potesse stravolgere le regole societarie portando in superficie consuetudini per nulla dabbene. Ad esempio l’omosessualità era perseguita, quindi si praticava nell’ombra e racconti che comprendevano la necrofilia, l’incesto, le torture e molto altro erano decisamente malsani e quindi condannati.  I

ll lettore deve seguire la complessa scrittura dell’autore per arrivare alla fine dei vari racconti, che descrive in fin dei conti temi semplici dal gusto esotico e che cattura la sua attenzione proprio per la stravaganza e l’ironia delle quali le pagine sono pregne.

Questi racconti possono essere etichettati come gotici perché sono carichi di malinconia e passioni quindi sono romantiche da una parte e saturi di raccapriccio, conflitti interiori e accadimenti ultraterreni dall’altra, mescolati in modo talmente abile da far crescere nel lettore le sensazioni di fascino e disgusto al tempo stesso.

Per verificare di persona non rimane che leggere le novelle di Beckford.

Buona lettura!

A cura di Marianna Di Felice

marisullealidellafantasia.blogspot.it

 

William Thomas Beckford


William Thomas Beckford (Fonthill, 1º ottobre 1760 – Bath, 2 maggio 1844) è stato uno scrittore, critico d’arte, politico e viaggiatore britannico. Cresciuto tra le più grandi agiatezze (era figlio del sindaco di Londra), la carriera politica gli fu preclusa a causa degli scandali omosessuali in cui rimase coinvolto che lo costrinsero anche a continui viaggi per l’Europa per evitare un’incriminazione formale. Il suo racconto più importante, Vathek, fu scritto in lingua francese ed è un importante anello di congiunzione tra la letteratura illuministica e le esperienze preromantiche.

 

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