Recensione di Salvatore Argiola
Autore: Diana Çuli
Editore: Castelvecchi
Traduzione: Elda Katorri e Serena Vischi
Genere: Thriller politico
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Nel Palazzo del governo di Tirana è stato rinvenuto il cadavere del Segretario generale del Consiglio dei ministri, braccio destro della nuova premier, ufficialmente colto da un infarto. Ma le circostanze della morte insospettiscono la Primo Ministro, che incarica la sua amica Beti Duka di svolgere delle indagini segrete, affidandole anche un ruolo di copertura nel governo. Come consigliera per la Cultura, Beti verrà coinvolta in un progetto dell’UNESCO che la porterà a viaggiare per i Balcani in compagnia di un gruppo di colleghi, tutti potenziali sospettati dell’omicidio. Assistita dal fratello Genti, abile investigatore privato, e oppressa dal peso del passato della loro famiglia, Beti dovrà guardarsi le spalle mentre tenta di svolgere al meglio il suo duplice compito, perché le cose si fanno pericolose sin da subito: il sospetto che qualcuno voglia colpire il governo prende sostanza ogni giorno e ogni tappa di più. In una penisola balcanica ancora sospesa fra le vecchie glorie del comunismo e l’idealismo proeuropeista, si insinuano forze ostili e manipolatrici, menti disposte a tutto per indirizzare il futuro verso i propri interessi.
Recensione
Winston Churchill con una delle sue solite fulminanti battute disse che i Balcani producono più Storia di quanta riescano a digerire e “Assassinio nel Palazzo del governo”, ultimo libro di Diana Çuli, conferma in pieno l’aforisma.
La fascinosa cornice del libro è formata proprio dai Balcani, luogo mitico e affascinante, punto di incontro e di scontro tra civiltà, religioni, modi di vivere e di pensare e dalle strade dell’Est d’immensi orizzonti, “che generano il miracolo balcanico così incomprensibile, inafferrabile, allucinante, quanto una notte come quelle di Ali Babà, di immagini di montagne avvolte nella nebbia, fiumi in piena e luci mozzafiato dei boulevard di Pristina.”
Il thriller è ambientato principalmente in Albania ma spazia per molte località orientali toccate dall’organizzazione di un progetto dell’UNESCO che intende promuovere la bellezza delle mura e dei ponti dei Balcani.
La brillante ed energica Beti Duka coordina le gestione albanese del progetto ma è anche impegnata nell’indagine, commissionatale dal Primo Ministro Eva Starova, sulle cause della misteriosa morte del Segretario generale del Consiglio dei ministri Dilaver Gashi avvenuta nel Palazzo del governo.
La maiuscola nella parola palazzo, ripetuta in tutto il libro, fa capire che non deve intendersi solo nel senso architettonico del termine ma piuttosto riverbera echi pasoliniani nel delineare il complesso politico-economico che condiziona e gestisce la vita democratica.
Infatti Dilaver Gashi stava valutando le offerte di due agguerrite multinazionali che si proponevano per un complesso accordo economico di cooperazione economica con l’Albania.
Beti Duka non è solo un’amica della Premier ed un’esperta di beni culturali ma con il fratello Genti gestisce un’agenzia investigativa per cui è la persona più adatta ad infiltrarsi nella missione governativa richiesta dall’UNESCO alla quale partecipano i funzionari pubblici principali nemici del segretario avvelenato.
Parallelamente a questa indagine Beti Duka ne conduce un’altra più intima e sofferta sui suoi genitori che scomparvero quando era ancora piccola e quando l’Albania era governata dal dittatore Enver Hoxha e il Paese delle Aquile seguiva il comunismo eretico di tendenza maoista filocinese.
La grande Storia interseca ed influisce sulla storia delle persone comuni e come nei romanzi del premio Nobel Patrick Modiano l’inchiesta porta a galla vecchie ferite e ricordi di un mondo lontano ma che ha ancora grandi ripercussioni sul presente.
Infatti il padre di Beti e di Genti era un esponente dei servizi segreti albanesi ma faceva anche capo ad altre organizzazioni occulte e la sua ombra emergerà ancora nelle fasi più concitate dell’indagine.
Diana Çuli è un’esperta giornalista e tratta con abilità temi di scottante attualità come i tentativi di potenze esterne di minare il processo di unità europea e della rinascita dei nazionalismi fomentata dai sovranisti, integrandoli in una trama interessante che non tralascia neanche il lato romantico ma il nucleo pulsante del thriller è proprio la denuncia degli oscuri interessi sovrannazionali che mettono in pericolo la tenuta istituzionale di diverse nazioni.
“L’Enigma, un ruscello di sembianze piccole e incerte alla sorgente, si stava spandendo e allargando fino a diventare un fiume che rompeva i propri argini. L’Enigma del Palazzo si era trasformato nell’Enigma dei Palazzi” che tocca i gangli più sensibili del Potere e moltiplica i morti sino al concitato epilogo durante la manifestazione finale del progetto UNESCO a Berat la splendida città albanese “dalle mille finestre”.
Un altro argomento che reputo molto pertinente è la grande esposizione dei personaggi femminili perché a parte Beti che conduce l’inchiesta, tra i protagonisti del libro ci sono anche il Primo ministro Eva Starova e il nuovo Segretario del consiglio dei ministri Alma Shyti nominata al posto del defunto Gashi per la sua competenza essendo stata anche vicegovernatore della Banca di Stato albanese e consigliera economica del Premier.
Diana Çuli intreccia con bravura le frenetiche vicende di Beti Duka alla ricerca dell’assassino e dei cospiratori con poetiche descrizioni di città balcaniche suggestive e intriganti, come il riferimento alla leggenda della formazione delle montagne e del fiume che bagna Berat:
“Una volta due cavalieri avevano iniziato un duello all’ultimo sangue perché amavano la stessa ragazza, di nome Osum. Quindi lei per fermare la battaglia omicida, aveva trasformato i due cavalieri in montagne, ponendole una di fronte all’altra. Lei si era trasformata in fiume per scorrere eternamente in mezzo a loro. E il fiume era stato chiamato con il suo nome. Una delle montagne porta ancora le cicatrici dei colpi di spada inferti, e l’altra le buche dei colpi di mazza chiodata.”
Diana Çuli
Scrittrice, giornalista e politica albanese, ha al suo attivo romanzi, racconti, pièce teatrali e sceneggiature cinematografiche tratte dai suoi libri. È stata vincitrice del “Premio mediterraneo per la letteratura femminile” (Marsiglia, 1996) con il racconto Piazza di Spagna e del “Premio Miglior autore dell’anno, 2007” dell’Associazione degli editori albanesi con il romanzo Angeli armati. Assassinio nel Palazzo del governo ha ricevuto il premio come “Miglior Libro del 2019” della prestigiosa Akademia Kult albanese. Diana Çuli ha saputo da anni raccontare con accuratezza e sensibilità le storie e i cambiamenti del suo Paese. Grande amante ed esperta conoscitrice della lingua e cultura italiana e ha ambientato alcuni dei suoi romanzi tra Italia e Albania. Da tempo è impegnata del settore della promozione dei diritti umani e dei diritti delle donne. Con la costante attività sociale e politica a sostegno del movimento femminile tanto in Albania quanto a livello regionale, ha dato un forte contributo alla promozione del ruolo della donna nella società, contribuendo ad approfondire significativamente la collaborazione in questo campo tra la società e le istituzioni delle due sponde dell’Adriatico.
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