Intervista a Gianfranco Vitti, Fabrizio Liuzzi e Gabriele Benefico




A tu per tu con l’autore


L’investigatore privato Dupin di Fabrizio Liuzzi, Gianfranco Vitti e Gabriele Benefico, si chiama Andrè, è francese ma ha origini italiane e arriva nel Sud d’Italia per risolvere un mistero personale. Protagonista di due volumi usciti per Lavieri Edizioni, ciascuno dei quali raccoglie altrettante indagini, Dupin si rivela da subito un personaggio intrigante e inusuale che non passa inosservato al suo arrivo a Taranto, una città che lo accoglie e lo trattiene a sè.

Sceneggiato da Fabrizio Liuzzi e disegnato da Gianfranco Vitti e Gabriele Benefico, il graphic novel dedicato al detective francese è una piccola chicca che non mancherà di attirare l’attenzione del pubblico di lettori affezionato alle detective stories dal respiro classico e con un pizzico di innovazione.

Tutto comincia con un viaggio in treno, un lungo percorso che conduce Dupin nel tacco dello Stivale, in una Taranto immersa nelle luci e nelle ombre degli anni Cinquanta italiani. Fantasmi del passato, come recita il titolo della prima storia, conducono l’investigatore nella città dei due mari, ma al suo arrivo è già contattato per due casi e da subito Andrè li accetta, un pò per soldi, un pò per mestiere e fiuto e un pò perchè così comincia anche la sua indagine della città che percorre a piedi, scoprendone scorci, vicoli o panorami mozzafiato e godendo della brezza marina.

E’ l’autunno del 1957 quando Dupin riceve alla sua agenzia investigativa “Maquis” la visita di una giovane donna, Agata De Nittis, che risponde al suo annuncio di ricerca di un collaboratore. La donna si imporrà ben presto all’attenzione di Dupin all’inizio riluttante, con le sue doti intuitive e la sua prontezza e nelle azioni, e diventerà la sua assistente. Ricatti, segreti, sparizioni e delitti coinvolgeranno la stravagante coppia di investigatori che si ritroverà a confrontarsi e scontrarsi con un commissario di Polizia poco simpatico e un vice collaborativo.

Le foglie autunnali e il grande campo di grano dorato delle copertine a colori, rivelano l’interessante racconto per stagioni di una città cara agli autori che diventa autentica protagonista delle storie in cui la stagionalità rivela anche i mutamenti che avvengono in Dupin e Agata e l’alternanza di tavole colorate e in bianco e nero rendono in pieno anche l’aspetto piu’ intimista e noir delle storie.

Il trio autoriale mi racconta la nascita di un personaggio dal fascino nascosto e il lavoro di squadra fatto di idee, scambi, proposte e confronti e accomunato dalla passione per il genere giallo.

 


 

Intervista agli autori del graphic novel “Le indagini di Andrè Dupin” vol. I e II 

(Lavieri Edizioni)

 

 

Le indagini di Dupin sono arrivate al secondo volume, quando e come nasce il personaggio?

Gianfranco: Il personaggio era nella mia testa da molti anni, ma, come spesso accade, per svariati motivi non si è mai concretizzato fino al fortunoso incontro con gli altri due autori Fabrizio Liuzzi e Gabriele Benefico nel 2011; Grazie al loro entusiasmo verso questa idea mi sono convinto a partecipare al Lucca Project Contest, dove siamo risultati vincitori. Il personaggio di Andrè (Dupin) nasce principalmente dalla mia passione per il genere sia letterario, fumettitstico che cinematografico “giallo”. Si potrebbe dire che Dupin è una miscelazione di tutte queste influenze.

 

Dupin ha un cognome celebre ed è un investigatore privato, il vostro è un omaggio a Poe?

Fabrizio: Più che a Poe è un omaggio a un genere e a una tipologia di personaggio di cui l’Auguste Dupin creato da Edgar Allan Poe è il capostipite.

 

Un francese a Taranto, quali sono le prime impressioni di Dupin?

Gianfranco: Diciamo che una delle classiche situazioni da letteratura gialla è inserire il protagonista in un contesto a lui poco familiare o del tutto estraneo; Ho immaginato che agli occhi di un francese la Taranto degli anni 50 dovesse apparire molto diversa dalla sua nazione di origine, in contrapposizione ad una velata diffidenza verso lo straniero da parte di una città ancora convalescente dale ferite del secondo conflitto mondiale

 

Com’è stato il lavoro di ricostruzione di Taranto degli anni Cinquanta e perchè avete scelto quel periodo?

Gianfranco: Il lavoro di ricerca si è svolto principalmente nel reperire fotografie e disegni degli anni 50; In questa ricerca abbiamo coinvolto anche parenti, custodi di preziose immagini, magari di scorci meno noti del territorio; pur tenendo conto del fatto che trattandosi di un’ opera di fantasia in alcuni casi ci siamo concessi qualche licenza artistica. La scelta di ambientare le storie negli anni cinquanta deriva dal fatto che personalmente sono stato sempre molto affascinato da quell preciso momento storico; sia a livello stilistico che culturale.

 

Il vostro è un lavoro di squadra, siete in tre, come vi organizzate?

Gabriele: Come tutti I lavori dove ci sono tre teste, ci si scontra, si discute si trovano compromessi. Le storie sono un mix delle nostre personalità e dei nostri gusti. Poi in tre è più facile far quadrare tutto nella trama e nell’intreccio.

 

Perchè la scelta di alternare acquarello a tavole in bianco e nero?

Gianfranco: In realtà l’idea è stata del nostro editore; in sostanza abbiamo cercato di separare le storie che approfondiscono in maniera più intima I personaggi usando la tecnica dell’acquerello, a quelle prettamente di genere, dove a farla da padrone di sono le indagini di un caso da seguire; A noi questa scelta piace e speriamo abbia consensi da parte dei lettori.

 

 

 

Dupin conosce Agata giovane donna emancipata e vivace come mai la sceglie per aiutante?

Fabrizio: Diciamo che è complicato dire di no ad Agata… in realtà André è scettico all’idea di assumere una donna come sua assistente, ma pensa che possa fargli da governante, ma lei non accetterà di essere relegata in quel ruolo. Agata poi si rivelerà fondamentale nella risoluzione dei casi e alla fine Dupin non potrà fare a meno di lei.

 

Il suo metodo di indagine è quello classico ma ha una caratteristica particolare il vostro detective?

Fabrizio: La particolarità di Dupin è quella di non essere il classico detective infallibile e geniale, forse anche per questo risulta simpatico ai lettori.

 

I volumi sono legati alle stagioni?

Gabriele: Sì, è nato tutto dalla prima storia “Delitto D’autunno”, poi di lì abbiamo pensato che sarebbe stato interessante esplorare l’idea delle stagioni come cambio “scenografico” delle ambientazioni.

 

Dopo quattro storie, quanto e come è cambiato Dupin e il suo rapporto con Taranto?

Fabrizio: Dupin ha vissuto per buona parte della sua vita in Francia quindi si sente francese e, come tutti i francesi, è un nazionalista. Per questo non ammetterebbe mai il suo enorme amore per Taranto, per la cucina italiana e per le persone con cui condivide la sua avventura tarantina. Comunque se resta in città è perché ha una faccenda in sospeso, qualcosa che riguarda il suo passato.

Cristina Marra