Intervista a Tiffany McDaniel




A tu per tu con l’autore


 

Innanzi tutto volevo farti i miei complimenti. Non è consueto, al proprio esordio letterario, creare un’ opera così ben riuscita e di così grande effetto. Per quanto tempo ci hai lavorato e come hai affrontato la sua creazione?

Mille grazie per i complimenti. L’estate che sciolse ogni cosa è il mio primo libro pubblicato, ma di fatto è il quinto o sesto che ho scritto. Il primo lo ho scritto a diciotto anni. Undici anni dopo mi è stato fatto il contratto per pubblicare L’estate che sciolse ogni cosa. Arrivare alla pubblicazione è stato frutto di duro lavoro e tenacia. Per undici anni i miei scritti sono stati rifiutati dagli editori con la motivazione che li consideravano troppo cupi e comunque troppo rischiosi da pubblicare. L’industria editoriale americana, specialmente nel clima attuale, è molto cambiata focalizzandosi sul commerciale e sul non-fiction. La fiction letteraria, che è ciò che scrivo, è un genere considerato difficile per una carriera da “lanciare, dal momento che il pubblico che segue questo genere letterario è sempre più di nicchia, almeno negli Stati Uniti. Ci sono molti fattori dietro il calo di audience della fiction letteraria. Nonostante questa triste prospettiva, ci sono editori indipendenti che stanno emergendo ed offrendo supporto al genere di fiction letteraria. Ma, in assoluto, l’industria editoriale è molto restia a fare il passo e per “sopravvivere” occorre avere vera grinta. Dopo aver firmato il contratto americano, sono stata molto fortunata e felice di aver trovato sul mio cammino, il meraviglioso editore italiano Simone Caltabellota di Atlantide Edizioni, che ha pubblicato l’edizione italiana del libro. Vedere uno dei miei libri pubblicato in italiano è un sogno diventato realtà e sono davvero grata di essere in contatto con i lettori italiani e con il fantastico team di Atlantide. Per quanto riguarda la stesura di L’estate che sciolse ogni cosa, il libro è cominciato col titolo. Era una di quelle estate calde tipiche in Ohio, nella quale mi sentivo come se stessi per sciogliermi. Il libro è nato in questo clima di caldo torrido. Comincio sempre a scrivere un nuovo romanzo partendo dal titolo e dalla prima riga. Il titolo e la prima riga guidano il resto della storia. Non faccio scalette. La storia evolve con ogni nuova parola e pagina che scrivo. Penso sia un gran dispendio di energia creativa preparare scalette e scrivere della storia anzichè scriverla concretamente. Per me, il modo migliore per creare una storia è stare nel ventre della bestia, perchè non dirigo i miei personaggi. Li ascolto. A paragone degli undici anni che mi ci sono voluti per essere pubblicata, è come se avessi scritto. Avevo terminato dieci libri e in media ho impiegato a scriverli un mese per ognuno. Scrivere un libro è come costruire un corpo. Si assemblano le ossa e poi si aggiungono strati di tessuto e muscoli, infine strati di carne. I dettagli, tipo lentiggini, brufoli, impronte digitali, sono il tocco finale del vostro corpo, della vostra storia. Mi piace assemblare l’ossatura della storia più velocemente possible, e di solito ci impiego un mese. Nel tempo aggiuntivo rileggo, aggiungo alle ossa strati di muscoli e carne, finchè la storia è forte come deve essere. Infine, ancora un pò di tempo mi occorre per aggiungere i dettagli che completeranno il corpo e renderlo degno del tempo e delle energie dei lettori.

“L’estate che sciolse ogni cosa” è un libro che parte da avvenimenti di stampo biblico. Com’è il tuo rapporto con la fede?

Il bene ed il male mi hanno sempre affascinato. Quando ho iniziato questo libro non pensavo diventasse così biblico come invece è diventato, ma ogni qual volta ci si trovi a maneggiare i processi dell’animo umano, facilmente si evince che lo stesso soggetto è stato trattato da secoli nei testi di argomento religioso. La fede è un qualcosa che molti dei personaggi dell’Estate che sciolse ogni cosa affrontano. Fede nel bene e nel male, nell’umanità, nel sistema della giustizia. Senza voler andare troppo oltre, la mia meta era scuotere i lettori nella loro fede affinchè arrivassero alla conclusione del libro chiedendosi chi siamo come esseri umani? Come ci trattiamo l’uno con l’altro? Attraverso questa storia e le azioni dei personaggi, vediamo come l’odio e l’amarezza distruggano. Odiando, facilmente si perde la fede. La mia speranza è che il mio libro abbia la funzione di promemoria del fatto che occorra trattarci meglio, gli uni con gli altri, e con maggiore gentilezza. Parlando della mia fede, ho sempre cercato di evitare di rivelare troppo del mio credo personale, sia religioso, che politico o altro. Sono un po’ un Autore della vecchia scuola, non uso i social e cerco di mantenere la mia privacy. In ogni caso, penso ci sia sempre un po’ dell’Autore nelle sue creazioni. Spero mi ritroverete più tra i buoni che tra i cattivi.

Il tuo è un libro che analizza anche i più profondi istinti dell’animo umano e che non può fare a meno che colpire il pubblico. Era proprio questo il tuo intento oppure è stata una sorpresa?

Da sempre analizzare la natura umana è un fatto intenzionale. Spesso attribuiamo al male le fattezze stereotipate del Diavolo, ma in realtà non abbiamo bisogno di nessuna figura esterna per fare il nostro “lavoro sporco”. Ho voluto scrivere di questo per analizzare la natura umana, nelle sue benedizioni così come nelle sue dannazioni. Molti lettori pensano che io abbia scritto il libro in risposta all’attuale clima politico americano, ma io lo ho scritto prima che l’attuale amministrazione si insediasse. Il motivo per cui questi argomenti nel libro sono così rilevanti è perché lo sono di fatto, lo sono sempre stati. Possono cambiare i tempi, possiamo evolverci come esseri umani, ma amore e odio saranno sempre dentro di noi. Queste due emozioni rappresenteranno sempre il nucleo della natura umana. Ogni volta che si scrive di bene e male, amore ed odio, si scrive una storia che ha impattato la società e la cultura del passato, e continuerà ad impattare la società del presente e del futuro. E’ anche stato intenzionale rivolgermi ad un pubblico indifferenziato. La storia si svolge nell’Estate del 1984. Fielding Bliss ha 84 anni quando racconta questa storia. 84 è un numero importante nel libro, che fa il suo corso con i temi trattati da George Orwell in 1984. Il libro di Orwell tratta dell’importanza di mantenere il pensiero individuale contro la mentalità del gregge. Questa importanza si vede anche nei personaggi del mio libro. Siamo testimoni di ciò che accade ai personaggi che falliscono nel preservare il loro pensiero individuale, vediamo le dinamiche interne della mentalità del branco e la violenza e distruzione che scaturiscono da questo tipo di mentalità. Come collettività, siamo spesso a rischio di mentalità del gregge. Sta a ciascuno di noi, come cittadini di questa terra, preservare non solo il nostro pensiero individuale, ma anche la nostra gentilezza, empatia e amore gli uni per gli altri.

“L’estate che sciolse ogni cosa” vanta dei personaggi assolutamente unici e originali, a partire dal narratore che ormai grande e tormentato dal suo passato, decise di raccontare quella terribile ed incredibile estate. Come hai avuto l’ispirazione per crearli?

Non faccio mai bozzetti dei personaggi, per cui la prima volta che incontro un personaggio è quando lo metto sulla pagina. I personaggi si formano completamente nella mia mente ed è come se io fossi il tramite attraverso il quale entrano nel nostro mondo. Ho sempre cercato di aggiungere profondità ai personaggi dando un significato ai loro nomi. Autopsia è un personaggio di cui molti mi hanno chiesto in relazione al suo nome inusuale ed unico. Tutti conosciamo il significato della parola “autopsia”. Il corpo morto, il tavolo freddo, dove viene aperto e esaminato. La mia speranza con questo nome è che i lettori continuino a ripetere la parola “autopsia” attraverso il corso di lettura della storia, che comincino a vedere l’anziano Fielding come uomo che è alla fine della propria vita. Sta salendo sul tavolo autoptico e si fa aprire, per mostrare cosa ha ucciso lui ed il suo spirito. Tutto il libro, il raccontare la propria storia è essenzialmente un’autopsia che Fielding compie su se stesso. Senza dilungarmi troppo nella risposta dettagliando le specifiche di ogni personaggio, posso dire che ciò che mi ha ispirato a creare questi personaggi sono stati i personaggi stessi. Ho cercato di renderli correttamente e scrivere le loro verità con tutta l’onestà possibile.

Sempre parlando dei personaggi, nel tuo libro sia i protagonisti che gli antagonisti sono rappresentati con la stessa attenzione e accuratezza. Credi che sia davvero così sottile il confine che separa il bene dal male?

Penso che noi tutti viviamo nell’area grigia tra bene e male. Gli eroi hanno difetti e i cattivi sono molto più complessi dei loro singoli atti. Siamo tutti in grado di commettere il bene ed il male. Ovviamente ci sono vari gradi di colpa, ma si tratta di essere consapevoli che ciò riguarda ognuno di noi. Un eroe si definisce tale per le sue azioni. Così come un malvagio. In questa storia, così come accade nella vita, occorre vedere in noi stessi cosa è bene e cosa è male. Solo perché uno è chiamato Demonio, non vuol dire che lo sia. Alla fine del libro, viene rivelato chi è il vero cattivo, ma la natura degli esseri umani è selvaggia ed in realtà la linea tra bene e male è una linea che siamo in grado di oltrepassare tutti.

Com’è Tiffany McDaniel come lettrice? Quali sono i libri che più ama leggere?

Leggo qualunque cosa, dalla letteratura, all’horror, alla poesia, al giallo. Uno dei miei libri preferiti è Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson, che narra di due sorelle che vivono in una dimora fatiscente dopo la morte per avvelenamento dei membri della loro famiglia. Un altro libro che amo rileggere è L’Estate incantata di Ray Bradbury. E’ una storia che affronta la malinconia tipica di quell’età in cui si realizza che ogni momento della vita non tornerà più. Un altro dei miei libri preferiti non è un romanzo ma un libro di immagini.  Miss Rumphius di Barbara Cooney. Ho letto questo libro da bambina e lo ho letto e riletto da adulta, mai sazia del bellissimo messaggio che manda. Amo anche una parte sostanziosa di libri non fiction che trattano di archeologia, crimini realmente accaduti, fisica o biologia che racconta il mondo attorno a noi.

Conosci il genere Thriller nordico?

Lo conosco. Mi piacciono le storie oscure e crude. Il crime particolarmente è un genere di cui mi piace leggere e scrivere. L’ultimo libro che ho scritto, On the Savage Side, si ispira al caso reale ed irrisolto di Chillicothe Six in Ohio, che è cominciato con la sparizione di un giovane tossicodipendente e di sua madre, nel 2014. Il mio libro propone una teoria di sparizione e omicidio. Come lettore e scrittore, il genere giallo è qualcosa che mi attrae molto perché è alle prese con la tensione dell’animo umano. Posso capire perché così tanti lettori amano i thriller nordici, in particolare perché questo genere apre e sviluppa più di altri i diversi livelli di crime, suspense e brivido. E’ sicuramente un genere che continuerò ad esplorare.

A cura di Simona Vallasciani

Traduzione di Sabrina De Bastiani

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