La vita paga il sabato
Autore: Davide Longo
Editore: Einaudi
Collana: Stile libero big
Anno edizione: 2022
Pagine: 528 p.
Sinossi. Un produttore cinematografico, fratello di un potente ex ministro democristiano, viene trovato morto dentro la sua Jaguar, abbandonata in una sperduta valle alpina. Sua moglie, un’ex attrice che ha fatto innamorare un’intera generazione, è scomparsa. Incaricato delle indagini, il commissario Arcadipane deve lasciare la sua Torino e trasferirsi temporaneamente a Clot, un grumo di case sorvegliate da una diga che serra la valle come un cappio. Ad attenderlo, gente diffidente e spigolosa e un rebus da far scoppiare la testa. Troppo complicato per non chiamare in aiuto il vecchio amico e mentore Corso Bramard e l’indisciplinata quanto indispensabile agente Isa Mancini, entrambi alle prese con un momento difficile della propria vita. Per arrivare alla verità sarà necessario scavare tra antichi segreti e nuovi egoismi, districando una trama tessuta a più mani. Fino alla scoperta che per tutti, o quasi, la vita paga il sabato.
Recensione di Daniele Cambiaso
Sophia Loren è solita dire che l’ingrediente principale per una buona cucina è l’amore verso coloro per i quali cuciniamo. Partendo da questo assunto, potremmo dire che Davide Longo ama moltissimo i propri lettori, perché, proprio come un ottimo chef, apparecchia portate appetitose, amalgamando e utilizzando al meglio ingredienti di prima qualità.
Lo fa in modo particolarmente efficace in questo romanzo, che costituisce la quarta tappa del ciclo dedicato a Bramard e Arcadipane, una serie di romanzi che si è da subito connotata per originalità ed elevata qualità letteraria.
Qualche svolta e si trovano al cospetto di Clot: un grumo di case più vecchie che antiche, una piazzetta, un albergo e un edificio che potrebbe essere una scuola o un mattatoio.
Siamo partiti parlando di cucina, e sappiamo quanto sia eccellente quella piemontese, ma forse il paragone più calzante per accostarci a questo romanzo potrebbe essere musicale: Longo, un po’ come i Jethro Tull di Locomotive breath parte tranquillo, addirittura a tratti divaga con una spruzzata di ironia sorniona che accompagna il lettore lungo il tortuoso percorso che attende il commissario Arcadipane. Nel piccolo borgo montano di Clot, infatti, dovrà misurarsi con misteriose scomparse, donne affascinanti e impenetrabili, arcaici rituali, segreti più recenti e una diga che incombe come una minaccia oscura e letale.
Parte leggero, sì, ma proprio come in Locomotive breath il ritmo prende progressivamente forza attraverso dialoghi serrati e graffianti, immagini che sono squarci di poesia e carezze di soffusa malinconia. La vita paga il sabato è romanzo profondo di persone e luoghi, di montagne e città, di tempi che si compenetrano, di passioni e scelte. Soprattutto, non smette mai di essere un giallo sontuoso, pervaso di mistero e tensione.
Del resto se la bellezza fosse una motocicletta, quasi tutti a quel tavolo ne avrebbero una: Martina una Triumph con motore d’oggi ma linee anni Settanta; Isa una assemblata con pezzi rubati; Bramard una Bmw che ha fatto la Parigi- Dakar, ma qualche viaggio forse, con un po’ di attenta manutenzione… Arcadipane sarebbe invece esattamente quello che è: uno che trentacinque anni fa ha avuto un Ciao e basta.
Al centro di tutto, con la sua “aria da uomo qualsiasi” e le inseparabili caramelle sucai, la sua fisicità ingombrante e il carattere in perenne faticosa evoluzione, Arcadipane diventa un po’ il nostro osservatorio sull’universo narrativo di Longo, scandagliando percorsi di vita che ci avvincono per quanto sono unici, ma al tempo stesso capaci di parlare dei nostri crocevia esistenziali.
Per dipanare una matassa complessa, sospesa tra passato e presente, Arcadipane ha bisogno anche di altri occhi: quelli di Corso Bramard, ad esempio, che di romanzo in romanzo si fa presenza sempre meno materica e sempre più spirituale, intellettiva; oppure quelli di Isa Mancini, che affronta la propria gravidanza con il consueto spirito indomito e fuori dagli schemi.
A brillare, in questo romanzo, sono in particolare le figure femminili. Spicca la bellissima Vera Ladich, “Mademoiselle le look”, sulla cui scomparsa si indaga senza sosta.
È donna dalla doppia identità, non soltanto anagrafica: gloria cinematografica del passato o donna tormentata? Quali segreti e quali sacrifici nasconde la sua enigmatica esistenza? Rifulge la bellezza di Vera, ma colpiscono e si imprimono nella mente e nel cuore del lettore anche Ariel, la piccola e magnetica Ester, Mariangela, Martina.
Ogni donna è portatrice, in fondo, del mistero ammaliante della vita e di questo l’indagine di Arcadipane è anche crescente acquisizione di consapevolezza.
“In strada lo aspetta la Torino fredda e deserta che precede l’alba. L’annusa riconoscendo l’odore che l’ha tenuto a balia pur non avendolo messo al mondo. Un odore selvatico e senza complimenti, di fango, pietra, ferro, piombo e sottobosco.”
“Roma serve a questo: a capire se ci vuoi stare o se invece sei fatto per vivere da un’altra parte.”
Non solo le persone, ma anche i luoghi innervano la narrazione e due città indubbiamente dominano la scena: Torino e Roma. In Longo i contesti generano eventi e modellano le psicologie, in questo romanzo lo si avverte ancora più chiaramente. Certo, anche qui la montagna conserva il carattere di luogo dell’anima, in grado di improntare un intero approccio alla vita, come accade per gli abitanti di Clot. Questa forza tenace, però, viene diluita dal contrasto con le realtà metropolitane di Torino e della capitale, che ci vengono raccontate con colori e ritmi narrativi differenti, creando interessanti contrasti emotivi.
Quanto ci cambia, un luogo, e quanto persiste della nostra origine sotto la superficie?
La risposta non è semplice e si fonde alla risoluzione del mistero, verso la quale siamo accompagnati con un uso sagace dei più diversi registri narrativi, frutto di un lavoro certosino dell’autore sul linguaggio. Il tessuto narrativo, infatti, viene levigato, arricchito, modellato secondo le esigenze di una rappresentazione sempre più ad ampio spettro del vero, portando La vita paga il sabato a incastonarsi alla perfezione in un ciclo che rappresenta una linea di vetta della narrazione contemporanea, travalicando il genere senza mai abbandonarlo o tradirlo.
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Davide Longo
Davide Longo è uno scrittore italiano nato a Carmagnola, che vive a Torino dove insegna scrittura presso la Scuola Holden. Tiene corsi di formazione per gli insegnanti su come utilizzare le tecniche narrative nelle scuole di ogni grado. Tra i suoi romanzi ricordiamo, Un mattino a Irgalem (Marcos y Marcos, 2001), Il mangiatore di pietre (Marcos y Marcos 2004), L’uomo verticale (Fandango, 2010), Maestro Utrecht (NN 2016), Ballata di un amore italiano (Feltrinelli 2011). Nel 2014 ha scritto il primo romanzo della serie che ha come protagonisti Arcadipane-Bramard Il caso Bramard (Feltrinelli 2014, Einaudi 2021), cui è seguito il secondo Le bestie giovani (Feltrinelli 2018, Einaudi 2021), il terzo episodio della serie Una rabbia semplice (Einaudi 2021), il quarto La vita paga il sabato (Einaudi 2022). Nel 2017 ha scritto la sceneggiatura per il film Il Mangiatore di Pietre interpretato da Luigi Lo Cascio.