Ci darà un nome il tempo




 Ci darà un nome il tempo


Autore: Saveria Chemotti

Editore: Iacobelli editore

Genere: narrativa

Pagine: 200

Anno di pubblicazione: 8 luglio 2022

Sinossi. Claudia è la severa docente, Marta è l’allieva che deve lottare con la sua famiglia contadina per riuscire a terminare gli studi. Due vite che dopo un lungo lasso di tempo tornano a incrociarsi grazie a uno scambio di e-mail. Claudia ha subito un gravissimo lutto, Marta è nel frattempo diventata suora. Una lunga corrispondenza scandisce il racconto – ora pacato ora invece aggressivo – delle diverse scelte compiute e subite, fino a trasformare il rapporto tra le due in un’amicizia profonda che supera le loro differenze. Sullo sfondo, il Trentino di Marta e il delta del Po di Claudia, veri “fondali magici” sui cui si muovono i comprimari di questa ricerca di senso e di risposte a problemi in cui spesso non siamo ancora in grado di dare un nome ma che ci riguardano tutte e tutti

 Recensione di Sara Zanferrari


Due donne dalle molte qualità (e le molte inquietudini, aggiungerei) si incontrano in gioventù, una insegnante, l’altra discente, per poi incontrarsi nuovamente più avanti nel tempo, in modo epistolare, grazie a un convegno organizzato dall’insegnante, Claudia, che stimola Marta, nel frattempo divenuta suora di clausura, a scriverle. Il fitto carteggio, in un crescendo emozionale suun doppio binario che corre a velocità diverse (ma tutto sommato parallele), uno interiore, l’altro nella relazione fra le due, le porterà a sviluppare un legame forte e, al tempo stesso, le costringerà a guardarsi dentro. 

Ci darà un nome il tempo” di Saveria Chemotti (Iacobelli editore) è un romanzo sulla ricerca. Parafrasando il titolo, sulla ricerca del proprio nome, e pertanto del proprio io, della propriaidentità, della propria voce, che, come spesso accade, è soffocata dalle vicissitudini, dal dolore e damolto altro.

Una ricerca quella sul sé, necessariamente solitaria, eppure in questa interessante storia la ricerca avviene ‘in affiancamento’, se così possiamo definire il modo in cui le due donne si spingono e si aiutano a vicenda ad esplorare ed esplorarsi. Un affiancamento fatto di iniziale diffidenza, reciproca e forse nei confronti del mondo più in generale, di piccoli sotterfugi per far parlare l’altra restandosene ciascuna al sicuro nel proprio cantuccio: una ha l’università, l’altra il convento di clausura, la porta può essere aperta e richiusa con facilità in qualunque momento.

Eppure non la chiuderanno la porta, anzi: dall’iniziale spiraglio, abbastanza formale, si dipanerà un dialogo sempre più intimo e serrato, svolto attraverso la posta elettronica, mezzo di per sé veloce, ma i cui tempi qui saranno invece rallentati dalle regole ferree della vista claustrale, tempi che a volte staranno stretti a Marta/Suor Serena stessa, che pure le ha scelte ed accettate. 

La scrittura, dunque, come mezzo di comunicazione, ma qui riconsiderata e rivalutata, in modo decisamente meno riduttivo: nella relazione fra Claudia e Marta, infatti, diventerà qualcosa di molto più importante, per ambedue.

Scrivi sempre? […] Di che parli?

La domanda restò in qualche modo appiccicata sulla pelle di Claudia che, a sera, si ritrovò a riflettere sul significato della sua frenesia, della sua passione per la scrittura. Aveva avuto fin da bambina un talento notevole per descrivere e raccontarsi. Aveva accumulato parecchi diari, alcuni con la classica chiavetta per impedire a occhi indiscreti di scoprire le sue emozioni. Le pagine erano fitte di frasi, versi, parole. Desiderava raccogliere la propria voce in modo assolutamente personale, senza che ci fosse una mediazione. Aveva compreso solo recentemente che c’erano ragioni profonde che la spingevano a scandagliare un vissuto doloroso per trasformarlo in spinta creativa, ad associare io ferito e parola scritta anche sulla scorta di molti libri di donne che avevano saputo comporre la frattura tra il percepire e l’essere percepiti. Era stato ugualmente faticoso far emergere il racconto del corpo che era in attesa di parlare, tratteggiare le millesfumature dell’abbandono, dell’assenza, del lutto, senza vergognarsi della propria vulnerabilità. Il dialogo con la suora giovane, poi, aveva trasformato la scrittura di sé in un potente strumento curativo anche per chi la leggeva.>>

La vita in particolare di Claudia si squaderna un passo alla volta e, dopo anni di gelo, si avvieràverso una calda primavera che la renderà nuovamente libera dalle proprie prigioni. Il passato doloroso troverà vie di dispersione, fra una lettera e una natura che sarà medico e medicina, nel viaggio alla ricerca di Marta, Claudia verrà aiutata a ritrovare sé stessa.

Come non ve lo sveliamo. Troppo bello il percorso delicato e al tempo stesso struggente e catartico che Claudia percorre fra lago e monti, da leggere/bere un sorso dopo l’altro, con tranquillità, in silenzio, in una sorta di meditazione personale che può essere anche del lettore.

Un romanzo da leggere con questa attitudine, di ascolto e delicata osservazione, lasciandosi portare dalle voci delle due donne, da quelle di Tullio, Livio e gli altri personaggi, dalle belle riflessioni socio-politiche e religiose offerte qua e là fra le pagine.

Un romanzo affatto ovvio, scritto da chi, dopotutto, ne sa, in modo profondo, di donne, di relazionie di scrittura.

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Saveria Chemotti


Autrice.