La moglie del lobotomista
Autore: Samantha Greene Woodruff
Editore: Newton Compton Editori
Traduzione: Elena Vaccaro
Genere: biografia storica
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. fratello, reduce della Grande Guerra, si è tolto la vita, non ha mai smesso di domandarsi se, con il giusto aiuto, avrebbe potuto essere salvato. L’incontro con un affascinante medico, il dottor Robert Apter, un giovane e brillante studioso delle tecniche più all’avanguardia nella cura delle malattie mentali, sembra scritto nel destino. Ruth si innamora perdutamente di Robert, e accetta di sposarlo così da affiancarlo e sostenerlo nelle sue sfiancanti sessioni di lavoro, durante le quali sperimenta un trattamento che – entrambi ne sono convinti – rivoluzionerà per sempre la medicina: la lobotomia. Con il passare del tempo, però, l’intervento non sembra portare i risultati sperati, anzi. Molti pazienti perdono la vita, ma Robert sostiene che sia un male necessario per perfezionare la cura. Dopo l’ennesimo fallimento, Ruth comincia a sospettare che il marito non sia motivato dall’interesse per i malati, ma solo da una folle quanto spietata ambizione. E così, quando a una nuova giovane paziente, Margaret, viene prescritta la lobotomia, capisce che è arrivato il momento di opporsi. E quella decisione cambierà il corso della sua e di molte altre vite. Ispirato alla vita del neurologo Walter Jackson Freeman II, il medico statunitense che lobotomizzò migliaia di pazienti.
Recensione di Chiara Forlani
Mi sono accostata alla lettura di questo romanzo-verità spinta da una notevole curiosità, dato che l’argomento della psichiatria e della cura delle malattie mentali in ambito ospedaliero nelle epoche passate ha sempre riscosso in me grande interesse. Le mie aspettative non sono state deluse, pur se romanzata la descrizione della scoperta e dello sviluppo della pratica della lobotomia in ambito chirurgico e sanitario è molto ben sviluppata nell’ambito generale della narrazione.
Con la stoffa della grande scrittrice, l’autrice ci prende per mano e ci racconta una duplice storia: quella dell’amore tra due coniugi e quella della passione di entrambi per la propria professione, che è rivolta alla cura delle malattie mentali a partire dagli anni Trenta del Novecento.
“Sì, voleva disperatamente rivoluzionare il modo di curare i malati mentali. Sì, era pronta a fare qualsiasi cosa per raggiungere quell’obiettivo”: a parlare è Ruth, la moglie del lobotomista, che come responsabile di un centro innovativo per la cura dei malati di mente che porta il suo cognome, Emeraldine, riesce a far assumere un brillante psichiatra che in seguito diverrà suo marito.
All’epoca i manicomi erano luoghi di reclusione e di orrore, ma finalmente Ruth, un’ereditiera benestante, riesce a fare un passo avanti, mentre cerca un nuovo medico per il suo centro di cura: “Dopo aver passato anni a sperare, finalmente era entrato nel suo ufficio qualcuno che poteva aiutarli a trovare una cura. Non poteva rischiare di lasciarselo scappare.”
La pratica della lobotomia, un’incisione praticata nel lobo frontale del cervello per recidere alcune connessioni, era risolutiva per gli ammalati violenti e autolesionisti, che dopo la procedura diventavano mansueti come agnellini, quindi molto più facili da trattare anche per il sistema sanitario. Purtroppo non si rivelò adeguata per tutti i casi, come il dottor Robert Apter sperava. La sua attività e la sua ambizione, divenute ormai smodate, dovettero essere arrestate bruscamente ad opera della stessa moglie.
Il romanzo riporta la biografia romanzata e in parte modificata del medico Walter Freeman, che basandosi sulla pratica del dottor Moniz, insignito addirittura del premio Nobel per la Medicina nel 1949, portò il trattamento negli Stati Uniti e ne inventò una versione più rapida e meno invasiva. Questa cura venne praticata anche su una delle figlie di Robert Kennedy, senza risultati.
Un libro per certi versi raccapricciante ma assai realistico, che dovrebbe leggere chiunque voglia sapere di più sulla cura della pazzia nel passato, anche solo per tirare un sospiro di sollievo per il fatto di vivere nell’epoca attuale, nella quale per fortuna certe pratiche non sono più in uso.
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Samantha Greene Woodruff
si è laureata in Storia alla Wesleyan University, nel Connecticut, prima di conseguire un master in Business Administration alla NYU Stern School of Business. Ha per anni per MTV Network, come vicepresidente del dipartimento Strategia e Sviluppo commerciale, e, successivamente, per Nickelodeon Kids & Family Group. La moglie del lobotomista è il suo romanzo di esordio nella narrativa storica.