Un cuore nero inchiostro
Autore: Robert Galbraith
Editore: Salani
Traduzione: Valentina Daniele, Barbara Ronca, Laura Serra, Loredana Serratore
Serie: Cormoran & Robin #6
Genere: Giallo
Pagine: 1184 p., R
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. L’agenzia di Cormoran Strike e Robin Ellacott – detective privati, soci in affari e autoproclamatisi ‘migliori amici’ – non è certo a corto di clienti. Così, quando una giovane donna dall’aria stravolta si presenta in ufficio, la segretaria la rispedirebbe volentieri indietro, ma l’intuito di Robin le dice di ascoltarla. Mentre stringe la sua costosissima borsa macchiata di inchiostro, Edie Ledwell si presenta come la coautrice di una serie animata di culto che sta per sbarcare su Netflix e implora Robin di aiutarla a scoprire l’identità di una misteriosa figura che la perseguita online. Robin le consiglia di rivolgersi ad altre agenzie specializzate in reati informatici, ma rimane turbata da quell’incontro. E ancora di più la sconvolgerà leggere dell’assassinio di Edie Ledwell poco tempo dopo. Una nuova indagine sta per avvolgere Strike e Robin in una rete invisibile, pericolosa e oscura, in cui le identità si moltiplicano e si nascondono, la verità è più sfuggente che mai e il successo diventa un gioco crudele col destino.
“… i social media possono essere un posto spaventoso. Cioè, la gente è capace di dire di tutto là sopra. Rigirano le cose, si inventano storie…”
Un cuore nero inchiostro
A cura di Loredana Cescutti
Recensione di Loredana Cescutti
La scrittura è una certezza.
Da subito, dalle primissime righe l’abilità narrativa dell’autrice trascina il lettore dentro una nuova indagine, e nella storia che ai milioni di fan del detective meno elegante che ci sia, almeno all’apparenza e, della detective più cazzuta che mai potremo ricordare, anche tenendo conto della contrapposizione con il suo aspetto dolce e fragile, siano mai esistiti.
È bastato pochissimo per lasciarmi irretire da quest’autrice, che sotto lo pseudonimo di Galbraith ha ormai ampiamente dimostrato la sua abilità nel calarsi perfettamente nei panni di uno scrittore maschio, ma riuscendo a dosare sapientemente durezza e tenerezze, brutalità e attimi più placidi, rilassati.
“Per un’esile scheggia di tempo tutto intorno a loro si confuse, come fossero stati nell’occhio di un ciclone al rallentatore.”
È stato bellissimo prendere in mano il libro, che al solito, a seguito di una struttura narrativa impeccabile e, da parte mia, di una lettura disperata e febbrile è durato il tempo di un fine settimana allungato dal ponte dei Santi.
Esattamente dove e come li avevamo lasciati lo scorso anno in “Sangue inquieto”, allo stesso punto li abbiamo ritrovati in questo nuovo incredibile romanzo, che in questo frangente, ha orientato l’attenzione su temi estremamente attuali e che a mio avviso, da genitore, fanno molta paura.
Il mondo oscuro dei social e dei pericoli che si possono nascondere dietro allo schermo.
Una storia che dalla prima all’ultima pagina racconta e analizza da ogni prospettiva possibile, i come, i quando e i perché di un mondo parallelo al nostro, di un dietro alle quinte che da tempo si sta rivelando anche un facile e comodo nascondiglio per persone prive di scrupoli, in grado di plagiare, manipolare, raggirare e quant’altro per puro divertimento o anche con motivazioni ben più pericolose.
“… chi di odio online ferisce, di odio online perisce, o almeno deve essere preparato all’evenienza.”
Un momento positivo, quello per l’agenzia di Cormoran Strike e Robin Ellacott sul fronte lavorativo, a tal punto da faticare quasi nel riuscire a gestire tutte le indagini in piedi e, l’aggiunta di un caso imprevisto di grande visibilità, piovuto proprio per caso, a seconda dell’esito si potrebbe trasformare in una lotteria imprevista come in un disastro.
Proprio la visibilità, però, potrebbe rendere tutto più complicato e, terribilmente pericoloso.
“… aveva vissuto così a lungo in un mondo virtuale di persone anonime che ogni parvenza di probabilità e plausibilità sembrava scomparsa dai suoi processi di ragionamento.”
Un mondo alternativo, dove ognuno si finge qualcun altro sfilandosi di dosso, quello scomodo mantello di principi morali che come tutti, indossa in mezzo agli altri, quando invece risulta visibile.
Come sfondo, la situazione sociale, economica e politica inglese, pregna di estremismi di ogni genere che al solito, con una scrittura fluida, minuziosa e puntuale senza esprimere personali giudizi, l’autrice inserisce nelle sue storie, per regalare una maggiore credibilità all’ambientazione e alla collocazione spazio-temporale dei personaggi.
Un incastro di situazioni che riescono a fondersi, senza che nulla venga sopraffatto dal resto, poiché ogni circostanza è importante e non va scordata, sia come memoria nella storia del libro, sia come evento realmente accaduto nel contesto storico e sociale in cui il testo è stato ambientato.
“…lui condivide con te la parte più lunga della sua vita.”
Un ritmo incalzante, quello dell’indagine, inframezzato dalla perenne ansia di VOLER SAPERE, almeno per me, di cosa bolle in pentola, e non mi riferisco solo all’indagine.
Un tira e molla, un susseguirsi di attimi preziosi di paure e di momenti totalmente esilaranti, com’è consuetudine trovare nei libri di Galbraith, ai quali ormai siamo abituati.
La tenerezza mista ad attimi chiarificatori degni dei migliori scaricatori di porto, che ti lasciano a bocca aperta, costringendoti a ricordare CHI sia in realtà l’autore e quale sia il suo pedigree.
Una trama intricata che rimane in piedi senza scricchiolii per tutta la durata della lettura, che ti costringe a pensare, che ti richiede una mano per tentare di dipanare la quanto mai aggrovigliata e sottovalutata matassa, dove più tu cerchi di sciogliere i nodi e più lei, la matassa intendo, tenderà a riannodarsi in modo ancora più complicato.
E d’altronde, se così non fosse stato, io non mi sarei divertita nemmeno un po’.
E ora?
Ora non mi resta che aspettare, porca miseria.
Io odio le attese, ma so che con questi due ci vuole proprio tanta pazienza per cui non mi rimane altra scelta se non mettermi l’anima in pace.
Di libri da leggere ce n’è sempre, anche troppi, però è vero che di quelli che contano, la nostalgia e l’astinenza si avverte con maggiore intensità.
“Tu parli di franchezza, ma non sei franco, porca miseria, non con me, e nemmeno con te stesso!”
E speriamo che finalmente la chiarezza si faccia sentire e vedere.
Buona lettura!
Recensione di Diego Pitea
C’era molta attesa intorno all’uscita del nuovo libro di Galbraith, che (ricordo) è lo pseudonimo della Rowling e devo dire che l’attesa è stata ben ripagata. Anche questa volta la scrittrice britannica ha sfornato un libro di oltre mille pagine ed ero curioso di capire cosa avesse architettato, in quanto non è molto usuale trovare gialli di questa lunghezza. Purtroppo, come sospettavo, una parte della trama è occupata da vicende personali inerenti i due personaggi principali o che hanno poco a che vedere con il giallo vero e proprio, scelta che trovo discutibile.
Ma veniamo a “Un cuore nero inchiostro”.
L’agenzia di Cormoran Strike e Robin Ellacott non è certo a corto di clienti. Così, quando una giovane donna dall’aria stravolta si presenta in ufficio, la segretaria la rispedirebbe volentieri indietro, ma l’intuito di Robin le dice di ascoltarla. Mentre stringe la sua costosissima borsa macchiata di inchiostro, Edie Ledwell si presenta come la coautrice di una serie animata di culto che sta per sbarcare su Netflix e implora Robin di aiutarla a scoprire l’identità di una misteriosa figura che la perseguita online. Robin le consiglia di rivolgersi ad altre agenzie specializzate in reati informatici, ma rimane turbata da quell’incontro. E ancora di più la sconvolgerà leggere dell’assassinio di Edie Ledwell poco tempo dopo.
Se nei primi quattro romanzi la Rowling ha esplorato rispettivamente gli ambienti della moda, dell’editoria, del disadattamento sociale e della politica, mentre il monumentale quinto romanzo mescolava sanità, esoterismo e nazionalismo cornico, questo sesto romanzo è ambientato come abbiamo visto nel mondo dei media. Il cuore nero inchiostro è una serie umoristica a sfondo horror che nata su Youtube diventa poi un prodotto Netflix prima e un film per il grande schermo dopo, e attorno ad essa nasce un fandom (che ruota attorno a un gioco, una sorta di fan fiction ispirato alla serie ma diverso da questa), nel quale spicca la figura carismatica di Anomia.
Questo misterioso individuo appare solo online, nascondendo la sua identità, e mostra una grande capacità comunicativa, un elevato livello intellettuale e culturale, ma anche da una forte carica di odio rivolta verso gli autori della serie, come i migliori hater della rete. La Rowling usa una tecnica narrativa che ho apprezzato, cioè un’alternanza fra frammenti di chat del fandom e le indagini che Cormoran e Robin compiono a seguito dell’accoltellamento degli autori.
Il lettore, quindi, viene coinvolto oltre che nella ricerca dell’assassino, anche nel dare una risposta a diverse domande, tra le quali la principale riguarda l’identità delle figure della chat che conosciamo per i loro nickname, che devo dire mi ha appassionato in maniera particolare, ma soprattutto nel cercare di capire chi diavolo è Anomia. Personaggio enigmatico che spicca per le sue doti.
La Rowling ha una scrittura sempre coinvolgente, che riesce a portare il lettore all’interno della storia. La psicologia dei personaggi è sviscerata in tutte le sue sfaccettature ed è impossibile non affezionarsi a Robin e Cormoran e la trama gialla è come al solito articolata e credibile anche nella risoluzione dell’enigma.
Unica nota dolente la lunghezza che può disincentivare qualche lettore non avvezzo con questo numero di pagine.
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Robert Galbraith
Robert Galbraith: in realtà sotto questo nome si nasconde Joanne Rowling che è una scrittrice britannica. La sua fama è legata alla serie di romanzi di Harry Potter, che ha scritto firmandosi con lo pseudonimo J. K.