Intervista a Antonio Boggio




A tu per tu con l’autore


Ciao Antonio, ti ringrazio anche a nome di ThrillerNord per aver accettato di rispondere a qualche domanda sul tuo ultimo giallo, “Delitto alla Baia d’Argento”.

Ciao Salvatore, grazie a te e a tutta la redazione di ThrillerNord per questo spazio.

Come nasce il giallista Antonio Boggio? Qual è stato lo stimolo che ti ha portato a scrivere mystery?

Ho sempre avuto la passione per i misteri da risolvere, fn da piccolo, da quando i miei genitori, d’estate, mi portavano in una casa in campagna e ci trascorrevamo tutta l’estate. Amavo risolvere enigmi, leggevo i gialli di Topolino e i racconti con protagonista Sherlock Holmes e Poirot. Da grande sono diventato un lettore onnivoro e quando ho deciso di scrivere in maniera “più professionale” non ho subito pensato di cimentarmi con il giallo, è capitato quasi per caso: avevo in mente una storia che raccontava la strana morte di un sacerdote in una piccola comunità. I protagonisti erano un dodicenne e il suo gruppo di amici. Sullo sfondo si muoveva in maniera marginale un poliziotto, un certo Alvise Terranova, che, alla fne, è riuscito a ritagliarsi un posto da protagonista, stravolgendo tutta la vicenda e l’impianto narrativo.


Sei nato a Carloforte ma come mai ha deciso di ambientare i tuoi gialli in un posto “dove non succede mai niente”?

Per scrivere un crime che sia verosimile, l’ambientazione di Carloforte ha dei limiti; mi sentirei fuori luogo a mettere in scena sparatorie, atti di terrorismo, rapine e omicidi eferati (seppure negli anni, nella nostra tranquilla cittadina, non ci siano mancati questi ingredienti.)
Fin da ragazzo ho sentito dire: “qui non succede mai niente” eppure, più mi guardavo intorno, più capivo che non era così: c’era un mondo segreto nascosto dentro le persone: odio, rancori, amori sventurati e voglia di vendetta. Quello che non accadeva “fuori” prendeva vita “dentro”. Per certi aspetti, le persone funzionano allo stesso modo in tutti i luoghi, con la diferenza che a Carloforte, come in altre piccole comunità, devi essere più bravo a nascondere certi sentimenti. Per cui, per poter accedere in profondità, occorre osservare con attenzione. Con i miei romanzi cerco di guardare quell’angolo buio e da lì vengono le storie.


In questo secondo romanzo hai approfondito la personalità del commissario Alvise Terranova. Ci sarà una sua nuova avventura? Resterà ancora nel suo “luogo del cuore”, Carloforte?

In questo secondo romanzo ho sentito la necessità di mettere Alvise Terranova sotto una lente di ingrandimento, volevo esplorare la sua sensibilità e in una certa misura conoscerlo più a fondo. Che dire, se i lettori lo vorranno ci sarà sicuramente un’altra avventura, e per il momento Carloforte resterà il suo luogo del cuore.


Anche se in un giallo l’interesse principale è quello di trovare il colpevole dell’omicidio in “Delitto alla Baia d’Argento” ci sono anche tanti crimini che non vedranno mai una condanna come la disoccupazione cronica del Sulcis, le “cattedrali nel deserto” e la deindustrializzazione del sud Sardegna, i trafci di rifuti tossici, lo sfascio della sanità pubblica e la rapace speculazione turistica dell’isola che metti bene in evidenza. Sono temi che afronterai in futuro in modo più particolareggiato?

Spesso il giallo e ancora di più il noir sono espedienti per raccontare la società in cui viviamo, la società che cambia, ma anche quella che rimane identica per generazioni. E questo è il caso di quei crimini, che come hai evidenziato tu, non vedranno mai una condanna e si trascinano negli anni. Sicuramente in futuro li afronterr in maniera più particolareggiata. Intanto, nel libro Giallo Sardo 2, uscito il 20 giugno per Piemme, con il mio racconto intitolato Pelle dura provo ad afrontare il tema della sanità pubblica. r un tema molto dibattuto e sentito, soprattutto a Carloforte, nell’isola di San Pietro, l’isola di un’isola dove non c’è un ospedale, dove sono stati tagliati i fondi per le ambulanze medicalizzate, dove per raggiungere l’ospedale più vicino occorre fare un tragitto di quaranta minuti in traghetto (sempre che sia pronto a salpare) e altri venti minuti di automobile. In situazioni nelle quali il tempo di intervento è fondamentale per salvare una vita umana, occorre pregare e avere tanta fortuna, o come dice qualcuno da noi: avere la pelle dura.


“Delitto alla Baia d’Argento” è un giallo che ha come centro di gravità il concetto di amore. Amore coniugale, fliale, extraconiugale, per la propria terra, per l’ambiente.
E’ una lettura corretta?


r una lettura chiara e lucidissima, grazie.
Scrivere, per me, è un atto d’amore: a volte lo è in senso egoistico: mi permette di tornare nei luoghi della mia infanzia, tra i carruggi, tra i profumi, tra la gente, nell’isola in cui sono nato e dove ho lasciato il cuore. E, inevitabilmente, l’amore in senso ampio, diventa il motore della narrazione.


La legione dei giallisti sardi sta diventando sempre più consistente. Quali sono gli autori che preferisci e qual è il giallo sardo che consigli a chi volesse conoscere la narrativa di genere dell’isola?

La Sardegna è una terra afascinante e misteriosa, terreno fertile per il genere giallo. Ci sono tantissimi autori talentuosi, afermati a livello nazionale, che per me, sono sempre stati un modello da seguire. Ne cito alcuni: Salvatore Mannuzzu, Giorgio Todde, Marcello Fois, Francesco Abate, Flavio Soriga, Eleonora Carta, Gavino Zucca, Piergiorgio Pulixi e tanti altri.
Se dovessi consigliarne uno in particolare, per chi non conosce il Giallo Sardo, consiglierei di cominciare da Procedura di Salvatore Mannuzzu, credo sia un ottimo punto di partenza per un viaggio afascinante.


Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai già pronto un nuovo giallo?

Ho tantissimi progetti in mente e vorrei avere altrettanto tempo per realizzarli. In questi giorni sto progettando il futuro di Alvise Terranova e allo stesso tempo sto iniziando a pensare ad alcune nuove storie senza di lui.


Chi sono gli autori che ti hanno ispirato maggiormente e quali leggi di solito?

Sono tanti, ognuno di loro con un contributo diverso. Cito Andrea Camilleri, Agatha Christie. Adoro George Simenon e Arthur Conan Doyle. Altri autori che amo e che nel corso degli anni si sono rivelati un’illuminazione per la mia prosa sono Maurizio de Giovanni e Antonio Manzini. Ce ne sono tantissimi che non appartengono al genere giallo, ma l’elenco sarebbe davvero immenso. Un autore che amo particolarmente è Jean Claude Izzo. Mi piace la sua prosa malinconica. Ho letto tutti i suoi libri, più volte, eccetto uno: Il Sole dei Morenti. Lo conservo in libreria, mi piace pensare che ci sia ancora qualcosa di suo da leggere.


Ti ringrazio per la disponibilità facendoti i complimenti per questo romanzo intrigante e ricco di spunti di grande interesse.

Salvatore Argiolas
Grazie ancora a te e a tutta la redazione di ThrillerNord per avermi concesso questo spazio e aver fatto una lettura lucida e attenta del romanzo.

Antonio Boggio

A cura di Salvatore Argiolas

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