JIM JONES E IL TEMPIO DEL POPOLO
di Jeff Guinn
A cura di Kate Ducci
Per questo nuovo capitolo di ‘Real stories’ abbiamo scelto una storia che ha sconvolto gli Stati Uniti d’America e ha suscitato orrore e incredulità nel mondo intero, con implicazioni politiche dal richiamo internazionale.
I tragici eventi che condussero quasi mille persone, tra uomini, donne, anziani e bambini, a togliersi la vita volontariamente, costrinse a interrogarsi sul drammatico potenziale delle innumerevoli comunità religiose autonome disseminate ovunque, soprattutto sul territorio americano, e sulla capacità dei loro leader di compiere azioni benefiche e di sostegno, così come di controllare, manipolare e influenzare le menti dei discepoli, fino a condurli a commettere atti estremi, da omicidi insensati al togliere la vita a se stessi e ai propri figli, semplicemente perché questo era il volere di colui che si ergeva a guida spirituale, in possesso di capacità superiori.
In seguito, ciò che avvenne a Jonestown impose un maggiore controllo e una regolamentazione dei gruppi religiosi che, fino ad allora, operavano quasi in totale libertà e segretezza.
Sinossi: Negli anni Cinquanta, un giovane ministro di Indianapolis di nome Jim Jones predicava una curiosa miscela di Vangelo e marxismo. La sua congregazione era integrata dal punto di vista razziale e lui era un leader molto apprezzato nel movimento per i diritti civili. A un certo punto, Jones trasferì la sua chiesa, il Tempio del popolo, nel nord della California. Si impegnò nella politica elettorale e presto divenne un leader di spicco della Bay Area. In questa avvincente narrazione, Jeff Guinn esamina la vita di Jones, dalle sue relazioni extraconiugali, all’uso di droghe e ai modi in cui esercitava finte guarigioni ispirate dalla fede, fino alla difficile decisione di trasferire quasi mille dei suoi seguaci in un insediamento nella giungla della Guyana, in Sud America. Guinn fornisce nuovi sorprendenti dettagli sugli eventi che portarono al giorno fatale del novembre 1978, quando più di novecento persone morirono dopo aver ricevuto l’ordine di ingerire una bevanda al cianuro.
Real stories
Ma chi era Jim Jones e come fece in pochi anni a costruire un impero religioso e dal grande potere economico e politico?
Il piccolo Jim, figlio di un veterano, divenuto disabile durante seconda guerra mondiale, e di una donna di umilissime origini ma dalle grandi e bizzarre ambizioni, era un bambino molto povero, da sempre costretto ad arrangiarsi fin da piccolissimo, a causa di un padre incapace di seguirlo e di una madre totalmente concentrata su se stessa e sulla rabbia conseguente a non veder realizzate le proprie manie di grandezza, nonostante non muovesse un dito per raggiungere il successo che credeva le fosse dovuto.
Appassionato di libri e filosofia, fin dalla prima giovinezza abbracciò l’ideologia comunista, tanto osteggiata e temuta negli Stati Uniti, che la ritenevano una grave minaccia per la democrazia e per la libertà. Mosso dalla volontà di dare voce ai più deboli e di dichiarare guerra al razzismo, entrò a far parte di alcune comunità religiose, dovendosi presto allontanare in quanto la sua apertura alle persone di colore non era ben vista da un’America ancora bigotta e razzista, che confinava i neri in quartieri ben precisi delle città e assegnava loro lavori umili e pesanti.
Vista l’impossibilità di agire appoggiandosi a comunità religiose già in essere, ma anche a causa di un’ambizione feroce e da manie di grandezza che aveva probabilmente ereditato dalla sua stravagante madre, Jim Jones decise di fondare una propria comunità religiosa, denominata People’s Temple Christian Church Full Gospel.
All’interno di questa piccola ma attiva congregazione, Jim Jones iniziò a mettere in pratica quanto professato negli anni antecedenti, trovando vasti consensi nelle comunità nere, che non avevano mai avuto un portavoce spirituale dalla pelle bianca, capace di farsi ascoltare e prendere sul serio dalle autorità, e tra coloro che si ritenevano immotivatamente privilegiati ed erano disposti a dare una mano affinché le disuguaglianze venissero combattute e sconfitte.
Nello stesso periodo, iniziò a maturare il desiderio e la necessità di impegnarsi politicamente, affinché i propri progetti potessero trovare appoggio pratico da parte dei politici di spicco e un aiuto legislativo a realizzare campagne di aiuto a favore della parte più debole della popolazione. Non gli fu difficile riuscire in quello che inizialmente sembrava un progetto fin troppo ambizioso, perché le comunità nere e povere non avevano chi le rappresentasse, ma costituivano un numerico considerevole e un bacino di voti che faceva gola a chiunque stesse portando avanti una massiccia campagna elettorale.
Ignorando il consiglio di tenere un profilo basso e di non sfidare sfacciatamente il bigottismo imperante, Jim Jones iniziò a rilasciare interviste a televisione e giornali e la sua fama di predicatore acclamato lo portò a farsi conoscere anche in località limitrofe, nelle quali si organizzava per veri e propri tour, ospite di congregazioni amiche, per lo più gestite da predicatori di colore.
Quando la sua congregazione aveva ormai ottenuto appoggio politico e ampi consensi, non riuscendo mai a porre un limite alle proprie ambizioni, decise di spostare la congregazione a San Francisco, dove la maggiore apertura mentale e una popolazione numerosa, lo spinsero a pensare di poter ottenere un richiamo ancora più vasto, più adepti e maggiore successo.
All’inizio, invece, il suo progetto andò incontro a numerose seccature e ostilità, che lo resero nervoso, paranoico e instabile, dando il via a un modo di fare che caratterizzerà i suoi comportamenti da quel momento fino ai tragici eventi di Jonestown. Jim Jones iniziò a inculcare nelle menti dei suoi fedelissimi la convinzione di essere perseguitati e sotto il pericolo costante di un attentato.
Non è dato sapere quanto ne fosse davvero convinto e, sicuramente, il solo episodio in cui fu vittima di un un’aggressione, da parte di ignoti che gli spararono all’esterno della chiesa, fu una comprovata messa in scena, come testimoniarono in seguito i sopravvissuti al massacro di Jonestown.
Tuttavia, da un certo punto in poi del suo percorso, Jim Jones, complici le droghe e gli antidepressivi di cui abusava, iniziò davvero a sviluppare una paranoia patologica, a fidarsi di nessuno e a credere davvero che chiunque stesse confabulando alle sue spalle, volesse tradirlo o ucciderlo.
Con questo stato d’animo e vittima di un’ambizione irrefrenabile che lo portò a stringere accordi politici importanti, a determinare l’esito di elezioni grazie all’alto numerico dei propri adepti e ad accumulare un ingente patrimonio occultato in banche estere, iniziò a mettere in pratica il progetto di trasferire la propria comunità in un paese straniero, necessariamente comunista, in grado di concedergli la possibilità di agire indisturbato e di avere il pieno controllo dei propri seguaci.
Per quanto folle possa sembrare, in molti credettero nel suo messaggio e lo appoggiarono nella realizzazione di un progetto che sembrava irrealizzabile. Ciò avvenne perché Jim Jones, nonostante i modi prepotenti, la pretesa di non venire mai contraddetto e le farneticazioni su minacce armate, si era sempre davvero dato da fare per aiutare i deboli e gli oppressi. I contatti con le autorità, le amicizie in politica e le cariche amministrative da lui conquistate e ricoperte, gli avevano permesso di ottenere grossi aiuti per la salute, l’istruzione e posti di lavoro per le fasce di popolazione più deboli e oppresse. Nessuno prima di lui, e sicuramente non un uomo bianco, aveva mai fatto altrettanto, si era mai dato da fare sfidando ostilità e bigottismo, nessuno si era dedicato anima e corpo per dar voce agli invisibili.
Nel 1977, così, Jim Jones e un piccolo gruppo di fedeli si trasferiscono nella giungla della Guyana, in una località nata dal nulla (abbattendo alberi e preparando il terreno affinché potesse essere coltivabile), che prenderà il nome di Jonestown, in onore del suo fondatore.
A spingere Jim Jones ad accelerare il proprio progetto non fu soltanto la cieca ambizione, ma anche alcune difficoltà che iniziarono a perseguitarlo in patria. Le voci sui soldi occultati e sulle violenze sessuali ai danni di alcuni adepti (anche minorenni) si fecero sempre più insistenti, avvalorate dalle testimonianze di alcuni ex discepoli che avevano abbandonato il Tempio del Popolo, disposti a rilasciare interviste e sporgere denunce. Tutto ciò, unito all’odio di Jones per chiunque osasse affrontarlo o contraddirlo, non fecero che aumentare la sua paranoia e il consumo incontrollato di stupefacenti.
La situazione a Jonestown non fu migliore. Oltre alle difficoltà estreme per poter bonificare aree di fitta vegetazione, si unì l’impossibilità di reperire ulteriori donazioni in un paese povero. Inoltre, altre gravi minacce giunsero dalla California, dove un’associazione che si faceva chiamare ‘Parenti preoccupati’ aveva sporto denuncia contro Jim Jones, rivelando traffici segreti, uso di droghe, violenze e sottrazione di minori con l’inganno, condotti in Guyana senza il permesso dei genitori rimasti in patria.
Nonostante ciò, Jim Jones riuscì a mettere in piedi una comunità di fedeli che lavoravano e producevano il cibo necessario, che educavano i bambini e fornivano loro un’istruzione adeguata. Il tutto, però, sotto il rigido e incontestabile controllo di un leader che non concedeva permessi e fiducia, che comandava e puniva, che teneva prigionieri e vietava ai dissidenti di andarsene.
Fu così che un senatore americano, presa a cuore la situazione, decise di far visita a Jonestown in compagnia di un gruppo di giornalisti e di parenti preoccupati. Jim Jones, che ormai aveva perso lucidità ed era inferocito per i continui affronti, decise di organizzare l’omicidio del senatore. Probabilmente, lo fece avendo già progettato di dare successivamente il via al massacro della propria gente una volta portata a termine la vendetta.
L’omicidio del senatore e di alcuni giornalisti avvenne sulla pista di decollo su cui il politico attendeva il velivolo che lo avrebbe condotto in città e poi a casa.
Il giorno stesso, 18 novembre 1978, Jim Jones chiese e, in molti casi, impose ai propri seguaci di assumere compresse di un veleno che li avrebbe condotti a una morte rapida e indolore.
Purtroppo, come in molte altre precedenti occasioni, Jim Jones aveva mentito e, sotto gli occhi terrorizzati dei presenti, i primi bambini iniziarono a morire in preda a dolori atroci e convulsioni. In molti cercarono di ribellarsi e andarsene, altri si arresero impotenti, ma alla fine in pochissimi, destinati a lavori accessori durante il suicidio di massa, riuscirono a salvarsi e testimoniare quanto avvenne in quella che fu una della tragedie più sconvolgenti della storia moderna.
Questo avvincente romanzo è la fedele cronaca di un evento a cui assistette impotente una intera nazione, colpevole di non aver intuito, di non aver impedito, di non aver verificato cosa potesse aver spinto quasi mille persone ad abbandonare tutto per isolarsi all’interno di una giungla proibitiva.
Ì è però già ben nota ed è stata analizzata e raccontata numerose volte prima di adesso. Quello che distingue Jeff Guinn dai propri predecessori è un punto di osservazione diverso, la voglia di non cedere alla facile e logica volontà di condannare Jones e le sue azioni. Jeff Guinn prova anche a capire, a spiegare, perché una condanna senza comprensione non aiuta a impedire che certi eventi si ripetano, che qualcuno possa cadere di nuovo nell’abile tranello di chi, operando per il tuo bene, si impossessa delle tue proprietà, controlla la tua psiche, ti rende uno schiavo.
Jim Jones, come l’autore spiega con un’attenta analisi, ci riesce perché non era solo un pazzo paranoico. Era innegabilmente un uomo dalle grandi doti che, per gran parte della propria vita, aveva ottenuto enormi conquiste a favore degli emarginati.
Ma Jim Jones era anche un demagogo e alla fine tradì i suoi seguaci, che ne avesse intenzione o meno.
In ogni società vi sono disuguaglianze e i demagoghi reclutano i seguaci partendo dal senso di disincanto nei confronti di un nemico comune, promettendo di usare religione e politica per ottenere il giusto cambiamento.
Quelli abili come Jim Jones usano come richiamo iniziale ingiustizie concrete, come razzismo e disparità economica, poi esagerano la minaccia finché i seguaci non perdono il senso della prospettiva.
Quando i fedeli si trovarono a Jonestown, dove non c’erano opinioni contrarie da ascoltare, i suoi avvertimenti si intensificarono paventando un imminente massacro da parte di agenti governativi statunitensi e, poiché erano stati guidati in una progressione graduale di allarme, molti dei suoi seguaci ci credettero abbastanza da sacrificare volontariamente la propria vita.
Anche l’atteggiamento nei confronti dei seguaci mutò. Mentre in California era un padre severo ma protettivo nei loro confronti, quando il potere, la paranoia e l’ambizione sfuggirono dal suo controllo, Jones si trasformò in un generale e i seguaci in soldati sacrificabili.
Anche solo per impedire che qualcuno decidesse di andarsene da Jonestown, era disposto a uccidere tutti, compreso se stesso. Se per lui la speranza era finita con l’omicidio del senatore, doveva esserlo anche per tutti loro.
Ma Jim Jones, a differenza degli altri predicatori, era unico nel suo genere, in quanto non prometteva beni materiali in cambio di fiducia, un paradiso o una protezione. Lui attirava i seguaci facendo appello alla parte migliore della loro natura, al desiderio di condividere. Nessuno traeva vantaggi materiali dall’adesione, ma sacrificava beni personali per aiutare gli altri.
Oggi è pressoché impossibile raggiungere il vecchio sito di Jonestown, di cui la giungla ha ripreso quasi interamente possesso. Ciò che resta, sono alcuni elementi dell’insediamento e vecchi e arrugginiti attrezzi agricoli. Rimane un monumento, in ricordo delle oltre novecento persone, tra cui 304 bambini, che in nome di uguaglianza e armonia furono disposte a morire. Persone che non potremo mai comprendere fino in fondo, ma forse solo lasciare riposare in pace.
Per chi fosse interessato ad approfondire la questione e visionare i tantissimi documenti in possesso dell’FBI, può accedere al sito web del Jonestown Institute: http://jonestown.sdsu.edu/
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