Sinossi. Come in un arcano intreccio arboreo, «Terrorea. De Rerum Natura», con i suoi racconti oscuri, vuole da un lato omaggiare Tito Lucrezio Caro, il quale volle soffermarsi, nell’omonimo poema didascalico latino, proprio sulla natura, intendendola come un (dis)ordine universale indipendente dagli dei, e legandola strettamente alla condizione umana. Storie di uomini, donne e… altro di indefinibile, che devono fare i conti con la natura che alberga in loro, nella loro memoria atavica, con ciò che abita sotto la loro pelle. L’esito? Un confronto con gli istinti primordiali e predatori, con passioni e desideri tanto travolgenti da spingere verso il compimento di azioni mostruose, violente, terrificanti. Anche in questo secondo volume antologico le atmosfere weird e gotiche contemporanee si palesano, alternandosi all’orrore delle sensazioni, che spesso supera quello visivo. In tal modo, appoggiandoci ancora ai sensi che ci condizionano, rimane in bocca il sapore aspro di una natura matrigna che condanna inesorabilmente il genere umano, e proprio come scriveva il sommo poeta Giacomo Leopardi: “Poco manca ch’io non bestemmi il cielo e la natura che par che m’abbiano messo in questa vita a bella posta perch’io soffrissi”.
De Rerum Natura
AA.VV.
2023 Horti di Giano
Horror, pag.236
Recensione di Samanta Sitta
“Terrorea – De rerum natura” è un’antologia davvero particolare, che ho letto con curiosità e sulla quale nutrivo buone aspettative. Il tema portante è quello della natura, un argomento di estrema attualità, declinato in forme e aspetti che mirano a offrire letture varie e sempre sorprendenti al lettore.
I contributi che compongono questa raccolta sono tanto diversi quanto gli umani che li hanno composti: tra chi recupera antiche leggende locali (come “Il lupinaro”, “Masciara” o altre probabilmente inventate come quelle di “La maledizione della signora del fiume”) e chi si avventura in scenari onirici, che strizzano l’occhio alla fantascienza (penso qui a “Grasshopper”), gli approcci sono tanto diversi quanto ricchi e curiosi.
Con esiti diversi, scopriamo dodici visioni diverse della natura, che non è soltanto quella del mondo, la “rerum natura” che Tito Lucrezio Caro cercò di indagare con le sue speculazioni filosofiche nel suo celebre componimento, ma è anche la natura umana, complessa e sfaccettata, sempre imprevedibile, quasi quanto quella del mondo.
“Natura” in fondo è tutto ciò che è genuino: parlare quindi dei complessi di inferiorità come avviene in “Quando sarò libero” o delle infinite sfumature della crudeltà dell’uomo contro i suoi simili (“Sette fratelli” ne è un esempio disturbante, come “I silenzi di Settimia”, “Fiamme danzanti”, “La collina”), ma talvolta anche del suo amore malato (“Il salice” e “Il sacrificio” esplicano benissimo questo tema) rende questa analisi curiosa.
Un aspetto che non mi convince del tutto è forse proprio l’estrema varietà dei contributi, che a volte mi ha lasciata spiazzata e un po’ confusa.
Pur essendo una raccolta degna di nota, mi sarebbe piaciuto vedere più coraggio in queste penne. Il loro impegno e talento è indubbio, ma ho trovato spesso un approccio molto didascalico al tema. L’umano cattivo che rovina il pianeta, l’uomo cattivo che picchia e uccide la donna… pochi hanno osato sfruttare il mezzo creativo per proporre qualcosa di inaspettato e sorprendente, o addirittura azzardare qualcosa che riprenda lo spirito filosofico dell’opera di Lucrezio per spingerci a riflettere sul tema in modo più esteso.
Nonostante la qualità indubbia di alcuni contributi, avrei voluto vedere più coraggio nel proporre anche punti di vista e vicende diverse dal solito. Per queste visioni del mondo purtroppo accendere il televisore e guardare il telegiornale è già sufficiente, un lettore non ha bisogno di impegnarsi troppo!
Può essere una lettura piacevole per chi vuole riflettere su argomenti così importanti e delicati che riempiono la nostra attualità senza doversi però fustigare per entrare in un punto di vista troppo diverso dal proprio e trovare una dimensione rassicurante, nella sua medietà tutta umana, della nostra natura.
«Un’analisi si insinuava nella mente di Edoardo: il mondo naturale era un luogo caotico e spietato, dove la vita e la morte erano in continuo movimento e dove le leggi della fisica e della biologia subivano contorsioni e distorsioni al di là della comprensione umana. L’aria stessa che si respirava era piena di terrori invisibili e antichi segreti che attendevano di essere scoperti, sia dai coraggiosi che dagli avventati. Per coloro che osavano guardare, la natura era un dedalo di bellezza e di orrore, una fonte di meraviglia e di disperazione. Era una forza in grado di ispirare soggezione e riverenza, o portare gli uomini alla follia e alla disperazione. Era una potenza che andava rispettata e temuta, perché era l’essenza stessa dell’ignoto e dell’inconoscibile.»
(dal racconto “L’anima del tutto”)
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AA.VV.
Curatore, Marco Marra