Intervista a Jayne Cowie




A tu per tu con l’autore


Prima di qualunque domanda, i complimenti sono doverosi per quello che ritengo essere uno dei migliori romanzi letti in questo 2023. Stiamo parlando di un thriller distopico, connubio perfetto per portare alla luce uno dei problemi più importanti della nostra società attuale: la violenza sulle donne. Come nasce questa scelta importante?

Il problema della violenza maschile è   personale per me, poiché provengo da una famiglia di uomini violenti: padre, nonno, zii. Sapevo da tempo che era qualcosa di cui avrei scritto prima o poi, ma non ero sicura di come volevo affrontarlo. Poi, nel Natale del 2018, nella mia città hanno iniziato ad apparire i poster di una giovane donna di nome Joy Morgan, si chiedevano  informazioni poiché era scomparsa. Alla fine il corpo di Joy fu ritrovato non lontano da casa mia, un anno dopo la sua scomparsa. A quel punto l’uomo che l’aveva uccisa era già in prigione, condannato utilizzando il DNA e le prove trovate nel suo telefono. Quello è stato il momento in cui ho capito che era giunta l’ora di scrivere il libro che avevo rimandato per così tanto tempo.

Tra tutte le soluzioni che potevano essere realizzate, penso a un inasprimento delle pene o condanne particolari, la scelta è caduta sul coprifuoco, come mai? 

È molto semplice: sanzioni e pene detentive non funzionano. Abbiamo già in vigore leggi pensate per punire gli uomini per la violenza contro donne e ragazze, ma il numero di donne uccise ogni anno da uomini è rimasto elevato qui nel Regno Unito per molto tempo. E le sanzioni e le condanne vengono applicate a posteriori. Entrano in gioco quando il danno è già stato fatto. Il coprifuoco riguarda la prevenzione. Le donne dovrebbero poter utilizzare gli spazi pubblici, a qualsiasi ora del giorno, in tutta sicurezza. Questo è un diritto umano fondamentale. Dato che sappiamo esattamente qual è la minaccia per le donne negli spazi pubblici – si tratta degli uomini – si mettono in sicurezza le donne eliminando gli uomini. Si potrebbe anche sostenere che aiuterebbe anche gli uomini, perché le statistiche mostrano che gli uomini non sono solo una minaccia per le donne negli spazi pubblici, ma sono anche una minaccia per gli altri. Le statistiche mostrano che se consideriamo in particolare la violenza nei luoghi pubblici, gli uomini attaccano altri uomini molto più spesso di quanto aggrediscano le donne. Un coprifuoco aiuterebbe in questo.

Asfissiante, claustrofobico, veramente inquietante: risultato raggiunto.
Naturalmente però anche molto provocatorio o sbaglio?

Penso che le persone siano messe alla prova dal concetto di coprifuoco per gli uomini poiché il loro primo pensiero è che questo è ingiusto, che non è giusto limitare ciò che tutti gli uomini possono fare perché alcuni uomini potrebbero essere un problema. Eppure limitiamo abitualmente le donne. All’inizio degli anni ’80, un serial killer chiamato Peter Sutcliffe uccise 13 donne in Inghilterra, tutte aggredite per strada di notte. La polizia ha detto alle donne di restare a casa se non volevano essere la prossima vittima. Agli uomini non venivano dati tali limiti. L’idea che gli uomini non possano aiutare se stessi, quindi le donne debbano cambiare il loro comportamento, rende le donne responsabili di ciò che fanno gli uomini. Mentre scrivevo il libro, ho passato molto tempo a leggere le nostre leggi e a guardare le statistiche relative alla violenza maschile. È facile trovare dati su quante donne sono state violentate o aggredite sessualmente o quante donne sono vittime di violenza domestica. Ma non sono riuscita a trovare dati corrispondenti per gli uomini che commettono questi crimini. L’Ufficio nazionale di statistica del Regno Unito non raccoglie informazioni dettagliate sugli autori dei reati. Non sappiamo quanto siano comuni gli stupratori, ma se il numero si avvicina anche solo allo stesso numero di donne aggredite, allora probabilmente conosciamo tutti un uomo che l’ha fatto (e se l’è cavata).

Io sono fermamente convinta che il potere della lettura sia immenso. Quanto possiamo utilizzare un libro come strumento di sensibilizzazione? Quanto ci crediamo?

I libri sono un modo molto importante di aumentare la consapevolezza, perché ti permettono di vedere una storia da tutti i lati e di entrare letteralmente nella vita di qualcuno completamente diverso da te in modo da poter vedere come viene influenzato da una situazione e perché. Ci aiutano a capire perché le persone fanno scelte che sembrano strane, come siano motivate da fattori che forse non abbiamo preso in considerazione. La finzione ci permette anche di assaggiare le cose prima che diventino reali. Non abbiamo un coprifuoco per gli uomini, ma se lo facessimo, come sarebbe? Quanto ci costerebbe e ne varrebbe la pena?

A cascata, oltre al tema della violenza sulle donne, se ne generano altri e ci troviamo a riflettere sul concetto di libertà, sulla gestione della famiglia e del lavoro, sulla scuola e sull’educazione dei figli. Nelle sue molteplici sfaccettature emerge poi potente il tema della maternità e, anche in questo caso, c’è stato un grande lavoro sull’aspetto psicologico dei personaggi. Le dinamiche sembrano identiche a quelle dei giorni nostri, che cosa hanno di diverso queste madri, o quasi madri, e questi figli?

Quando ho scritto il libro, volevo davvero concentrarmi sulle donne che si trovavano in fasi diverse della loro vita, perché sentivo che il coprifuoco le avrebbe colpite tutte in modo molto diverso. Lottano per quando avere figli, come prendersene cura, come lasciare l’infanzia alle spalle e diventare adulti. Ma lo stanno facendo in un mondo che presenta nuove sfide. Anche se in apparenza il coprifuoco sembra aiutare le donne, in qualche modo rende anche la loro vita più difficile. Essere madre di un figlio sarà molto diverso dall’essere madre di una figlia. Ci sarebbe una pressione sulle donne affinché sfruttino al massimo la libertà, magari diventando i genitori che lavorano più ore e guadagnano di più.

Dal punto di vista emotivo cosa si prova a scrivere un libro con queste caratteristiche?

È stato un libro emotivamente difficile da scrivere, motivo per cui lo avevo rimandato per così tanto tempo. Volevo mostrare cosa vuol dire veramente trovarsi in una relazione violenta, il modo in cui si insinua lentamente tanta che spesso le donne non si rendono conto di cosa sta succedendo finché il loro investimento nella relazione non è così grande da bloccarle in essa. È qualcosa a cui ho assistito in prima persona crescendo. Ripercorrere quelle esperienze è stato spiacevole, ma ho sentito che era importante perché volevo mostrare come si gioca a quel gioco. La violenza viene usata, ma con attenzione, il che significa che basta uno sguardo o un leggero cambiamento di tono di voce per far battere il cuore dalla paura. Volevo anche mostrare quanto sia facile convincere qualcuno a credere che sia responsabile del tuo comportamento, convincerlo che è lui ad avere il controllo quando è vero il contrario.

È anche una sfida dal punto di vista creativo scrivere un libro come questo, ambientato in un mondo simile al nostro ma diverso in vari modi, perché c’è così tanto da considerare. Ho trovato quella parte molto interessante. Quali sono le sue letture preferite? E il libro sul comodino?

Ho parecchi libri preferiti! Il castello errante di Howl di Diana Wynne Jones, Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson, A Dark Adapted Eye di Barbara Vine, One for the Money di Janet Evanovich, Herland di Charlotte Perkins Gilman, Orlando di Virginia Woolf. Tutti i libri di Tom Ripley di Patricia Highsmith. Donne invisibili di Caroline Criado Perez è una lettura obbligata per le donne di tutto il mondo. In questo momento sto leggendo Il capro espiatorio di Daphne du Maurier. Sebbene sia conosciuta soprattutto per Rebecca, i libri che ha scritto quando era più grande sono molto diversi e forse anche più affascinanti. Il capro espiatorio è una storia di sosia, di un uomo che viene ingannato nel prendere il posto del suo doppio e si ritrova nel mezzo di una famiglia complicata e difficile.

Grazie per la disponibilità e ancora complimenti!

Grazie a te, Patrizia!

Di Patrizia Argenziano

Traduzione di Sabrina De Bastiani

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