Il libro dell’oca




Yiyun Li


DETTAGLI:

Traduttore: Laura Noulian

Editore: NN Editore

Genere: Narrativa

Pagine: 320

Anno edizione: 2024

Sinossi. Francia, anni Cinquanta. Amiche inseparabili fin da piccole, Fabienne e Agnès sono cresciute a Saint Rémy, un piccolo paesino rurale. Agnès è beneducata e schiva, va bene a scuola ed è ignorata dalla famiglia; Fabienne è intelligente e feroce, e dopo la morte della madre e della sorella deve occuparsi del padre e del fratello. Le due ragazzine vivono in un mondo tutto loro, tra avventure ora innocue ora crudeli, create dalla sconfinata immaginazione di Fabienne, che un giorno affida ad Agnès una serie di macabri racconti perché lei li metta per iscritto. Le storie diventano un libro che viene pubblicato a nome di Agnès, e il successo è tale da catapultare la ragazzina a Parigi e poi a Londra, fino alla scuola d’élite di Mrs Townsend. Ma con il passare del tempo, Agnès si sente sola e sradicata, colpevole di vivere la finzione creata dall’amica, e così decide di tornare a casa per affrontarla. Il libro dell’oca è un romanzo vivido e appassionante, che racconta l’assoluta intensità di un’amicizia tra due ragazzine, in cui amore e violenza diventano inseparabili e creano un mondo più reale della realtà. Con lucida compassione, Yiyun Li esalta il tessuto vibrante e sovversivo dell’infanzia, che, come la letteratura, ha il potere di plasmare il nostro destino.

 Recensione di Loredana Gasparri


È quasi inevitabile fare un paragone con L’amica geniale della Ferrante, così com’è inevitabile che le storie si rincorrano l’una con l’altra, si parlino, si chiamino, a distanza di anni o di continenti.

Se facessi un paragone o azzardassi anche solo qualcosa del genere, non farei altro che sminuire tutto quanto: le autrici, le storie, i personaggi, i messaggi. E la superficialità è un peccato mortale, tanto più che passa facilmente inosservato e per questo colpisce ancora più a fondo.

Perciò, possiamo tenere in considerazione che lì, nell’angolo, sono sedute Lenù e Lila, ma sono in perfetto e infrangibile silenzio.

Adesso vogliamo ascoltare Agnès Moreau, la voce narrante della storia e seconda della coppia di amiche che costituisce con Fabienne. Ci parla da Saint-Rémy, un minuscolo paesino della Francia rurale sopravvissuto alla meglio al secondo conflitto mondiale. Il suo argomento principale è Fabienne, la sua amica da sempre, dall’età più giovane, e tutte le avventure, semplici e bizzarre, che riescono a creare due ragazzine di campagna immerse in una vita dura e folle.

Il motore principale della coppia sembra essere Fabienne: sempre in movimento, sfrontata, spesso crudele o forse troppo cruda, volitiva e che non arretra di fronte a nulla.
Agnès è la sua gregaria ideale: remissiva, pronta a seguirla, piena di domande che non esita a scaricare addosso a Fabienne, che le accetta come una regina sdegnosa, e che non manca mai di punteggiare le sue risposte con ‘sei proprio scema’ ‘come fai ad essere così imbecille?’

Questo modo di fare, che ho sempre trovato molto irritante e maleducato, è però una delle chiavi per tentare di cogliere anche solo una sfumatura del loro rapporto stretto e intenso. Fabienne non sta insultando Agnès, e non sta cercando di sentirsi superiore a lei, non solo. Sta tessendo un rapporto con lei, sta cercando di portarla con sé in un altro posto, in un altro livello.

Fabienne è quella con l’immaginazione sfrenata e morbosa, vede e sente cose che sfuggono agli altri, ma non ha le parole per esprimerle e forse non crede di doverlo nemmeno fare. Non vivono in un rarefatto mondo di intellettuali che trascorrono il tempo a fare ipotesi sulla vita e sul suo significato, astraendosi. Le due ragazzine sono circondate da una follia ancora in atto, che ha menomato, ucciso e trasformato in automi tutti gli esseri umani che ha investito. Genitori distanti, fiaccati dal lavoro duro per sopravvivere, che non possono domandarsi troppo che cosa fare o essere per i figli. Fratelli, sorelle, donne e uomini che non sembrano più capaci di provare dolcezza o interesse per i sentimenti degli altri.

E questa crudeltà si riversa nelle storie che Fabienne vede con molta nitidezza e che impone a Agnès: lei deve scriverle e insieme trasformarle in un libro. Perché il mondo deve sapere che cosa significhi essere loro. Agnès non comprende appieno questa spiegazione, perché il mondo dovrebbe essere interessato ad una cosa del genere?

Fabienne rifiuta di dare altre spiegazioni. Va avanti, creatrice ostinata e geniale. E la sua amica obbedisce, e dona la sua prosa corretta a queste creazioni bizzarre.

Grazie all’aiuto di un ex-direttore dell’ufficio postale di Saint-Remy, il libro di racconti crudeli raggiunge un editore parigino, che lo pubblica. È successo. Improvviso e clamoroso successo: Agnès Moreau è un talento raro, una scoperta preziosa. La giovane scrittrice in erba, il diamante grezzo da tagliare e far risplendere, si trova da un momento all’altro a Parigi, a parlare con i giornalisti, e a Londra, ospite di una piccola scuola di élite, sotto l’ala protettiva, ma in realtà soffocante, di Mrs Townsend.

Un’occasione meravigliosa! Un’opzione per uscire dallo squallore lasciato dalla follia collettiva della Seconda Guerra, un’opportunità per evolversi, diventare qualcuno di importante, famoso, realizzato, per godere del lato dolce della vita.

Probabilmente, in un romanzo di formazione dei secoli scorsi, o in una serie americana ancora sotto l’influsso del mito del sogno americano, Agnès avrebbe abbracciato Londra e quella scuola come un dono inviato dal cielo e si sarebbe trasformata in una giovane donna colta e raffinata, lasciandosi indietro la contadina ignorante degli inizi. 

Questo, se Agnès fosse un panetto di creta inerte. E Mrs Townsend fosse un Pigmalione disinteressato e privo di interessi personali. E se questo fosse il perfetto dei mondi possibili, e non il migliore dei mondi possibili.

Agnès vuole altro. Vuole la vita dell’oca, che scorre placida e senza scosse. E forse, per qualche momento, la ottiene.

Ma lei non è nata oca, e non si può ritornare indietro su binari che ormai non esistono più.

Se alla fine del libro, sentite un pizzico nel petto, fermatevi ad ascoltarlo. Massaggiatelo e tenetelo con voi, finché non deciderà di andarsene per conto suo. È il libro che vi ha lasciato il suo messaggio.

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Yiyun Li


è nata a Pechino e vive a Princeton, New Jersey. Dopo la laurea in Medicina, si è trasferita negli Stati Uniti, per dedicarsi alla scrittura e all’insegnamento. Autrice di romanzi e memoir, ha vinto il PEN/Hemingway Award, il Guardian First Book Award, la fellowship della MacArthur Foundation e un Windham-Campbell Prize. Per NNE ha pubblicato Caro amico (2018), Ragazzo d’oro, ragazza di smeraldo (2019), Dove le ragioni finiscono (2021) e Se vado via (2022). Con Il libro dell’oca ha vinto il PEN/Faulkner Award 2023.

A cura di Loredana Gasparri

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